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Lettera di Jack Shephard a suo padre

Il finale di Lost è stato uno dei più chiacchierati di sempre, ha diviso il mondo a metà tra chi lo ha amato e chi lo ha odiato. La fine di Jack è stato uno dei momenti che lascia quel sapore agrodolce in bocca, così forte da sentirlo letteralmente sul palato (non a caso è stata inserita in questa nostra classifica tutta a tema Lost).

Abbiamo voluto pubblicare per voi nostalgici di Lost quelli che sarebbero potuti essere gli ultimi pensieri di Jack rivolti verso il padre. Il loro è uno dei rapporti più controversi (e altrettanto belli) della storia del piccolo schermo.

Fan di Lost preparate i fazzoletti…

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Ciao, papà.

Sono qui che vago sull’isola che ha ossessionato la mia vita negli ultimi anni e per la quale ho dato tutto, ho una brutta ferita da taglio e non mi resta molto da vivere.

Non so se è la cosa giusta da fare, ma sento di dedicare a te i miei ultimi pensieri. La vita sta scorrendo via da me e le forze mi abbandonano, ma non riesco a pensare ad altro che a te, piuttosto buffa come cosa considerando il nostro rapporto. In fondo sono finito su quest’isola, la prima volta, proprio mentre portavo a casa la tua salma, dopo la tua ennesima bravata. Questo è stato un viaggio incredibile, ho sacrificato tutto per quest’isola, per le persone che ho avuto accanto durante il percorso, per quella inarrestabile ossessione di essere qui.

Forse volevo solo dimostrare a me, o probabilmente a te, di avere uno scopo più alto nel mondo.

Mi sono preso carico delle vite di così tante persone in questi anni, sentendola così tante volte come una responsabilità da arrivare a non farci più caso. Salvare i sopravvissuti allo schianto, aiutarli a scoprire cosa fosse davvero l’isola e cosa volesse da noi, smascherare doppiogiochisti, trarre finalmente alcune persone in salvo, tornare di nuovo qui perché il pensiero di chi avevo lasciato indietro mi stava uccidendo. Tutto è iniziato a causa tua, ma sei anche il motivo per cui tutto è andato avanti. Su una cosa ho sicuramente fallito: non sono mai riuscito a lasciarti andare.

Ti vedevo nell’isola, nei miei sogni, in qualsiasi cosa. Sono riuscito a fare alcune cose ben oltre l’incredibile, ma anche alla fine di questo viaggio ho paura di non aver fatto abbastanza. Ora sono qui, accasciato al suolo tra le canne di bambù, ad aspettare il momento in cui forse ti rivedrò.

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Già, forse perché fondamentalmente sono un uomo di scienza e proprio non so cosa aspettarmi quando il mio cuore si fermerà. Sarà come quando si spegne l’ultima luce di casa? Il buio e poi il silenzio? O magari ti rivedrò? Riusciremmo a mettere da parte tutti i trascorsi negativi?

Ho così tante domande, papà. Ma più di ogni altra cosa vorrei sapere cosa pensi di me e di ciò che ho fatto dopo il volo Oceanic.

Ho lottato, non immagini quanto, c’è stata in me una crescita notevole, non sono più il bambino che veniva picchiato a scuola e che hai rimproverato, dicendogli che non aveva ciò che era necessario per essere un eroe. Non so se sono stato davvero un eroe, ma di sicuro ci ho provato, mettendocela tutta fino all’ultimo. La mia ultima battaglia mi sta costando la vita, ma sono riuscito a vincere contro un concentrato di malvagità che aveva le sembianze di colui che a lungo ho considerato un amico.

Credo di avere la cosa più importante per essere un eroe: l’affetto e la stima dei miei cari. Kate mi ha salvato proprio quando il mio nemico stava per tagliarmi la gola, e mi guardava sprezzante affermando che sarei morto per niente. Aveva torto, io credo di aver vinto, sono riuscito a salvare ciò che amo e a questo punto non mi importa di morire. Ho dei rimpianti? Sì, come chiunque.

Avrei voluto un rapporto migliore con te, avrei voluto più tempo per superare la tua perdita, avrei voluto presentarti Kate, una donna che ho amato in modo davvero particolare.

Ho passato la mia vita nella tua ombra, cercando di essere alla tua altezza, e proprio grazie a quest’isola ho conosciuto Sawyer, l’uomo con cui hai bevuto durante la tua ultima notte che mi ha detto quanto tu mi ritenessi migliore di te. Forse in qualche modo sapevi di essere vicino alla fine e ti sei tolto un peso in compagnia di un estraneo, ma mi dispiace così tanto che tu non sia riuscito a fare quella chiamata per dire direttamente a me quelle poche parole, così importanti.

A volte basta così poco, come il piccolo gesto di regalarmi l’orologio di nonno Ray prima delle mie nozze con Sarah. In quel momento mi sono sentito come un bambino che per magia cresce in pochi istanti fino a diventare adulto, potendo finalmente considerarsi alla pari di suo padre.
Vorrei poter ingannare il tempo e continuare a nuotare nei nostri ricordi, ce ne sono alcuni davvero belli, molti più di quanto ricordassi. Tuttavia l’emorragia non mi dà tregua e inizio a vedere in maniera poco chiara.Vedo una chiesa, alcuni volti familiari, faccio fatica ad associare i nomi ai volti perché mi sento sempre più debole. In questo momento Vincent si è accucciato accanto a me, credo sia davvero la fine, ma come ti dicevo prima: avere qualcuno che si ama al proprio fianco è davvero importante.

Le forze scivolano via ma voglio dirti un’altra cosa papà. Nel caso in cui non dovessi rivederti: io ti perdono.

Jack

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