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La breve e terribile saga di Nikki e Paulo, il momento più basso di Lost

Coso… Nikki è morta…

Chi diavolo è Nikki?

Ma come…Nikki è morta? Non può essere, Lost non può continuare senza questo personaggio fondamentale. Mi ero così affezionato a lei, ha fatto tanto per le sorti del viaggio, aveva persino scoperto chi è il cobra.

E come la mettiamo con Paulo, faceva delle frittate al tartufo incredibili, che cosa gli è successo? Con il suo acume straordinario era riuscito a scoprire la stazione Perla e il sordido piano di Ben, e stava pure smettendo di fumare!

Forse gli sceneggiatori di Lost, Lindelof e Cuse, si aspettavano reazioni del genere mentre scrivevano l’episodio “Exposè” della terza stagione, quando hanno deciso di privarci di due personaggi tanto importanti che resteranno per sempre impressi nella memoria di tutti i losties.

Nina e Pablo… scusate volevo dire Nikki e Paulo.

Ovviamente si sta scherzando, la saga di Nikki e Paulo è senza ombra di dubbio il momento più basso di Lost, vediamo perché:

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Ecco Nikki e Paulo, ma sono certo che tutti li ricordiamo

Per chi non ricordasse, incredibilmente, i due personaggi, proviamo a costruire un contesto. I due appaiono letteralmente dal nulla nel terzo episodio della terza stagione “Ulteriori istruzioni”, venendo presentati come passeggeri del volo Oceanic 815, quindi precipitati sull’isola insieme a tutti gli altri. E possono vantare un intero episodio a loro dedicato, Exposè, che ha suscitato numerose critiche. La reazione di noi spettatori a questa miracolosa introduzione è stata precisamente quella di Sawyer: chi diavolo sono Nikki e Paulo? Da dove sono saltati fuori? Essi sono sempre stati in mezzo agli altri, nascosti nell’ombra, sopravvivendo a mille difficoltà ansiosi di prendersi la scena, oppure la loro scrittura è uno dei momenti più bassi di Lost e l’episodio loro dedicato un filler ignobile?

Il mistero dei due può essere spiegato ricordando alcune critiche che furono rivolte allo show.

In particolare, ai due autori fu mossa la critica secondo cui veniva dedicata scarsa o nulla attenzione agli altri passeggeri del volo Oceanic rispetto ai protagonisti, minando così la verosimiglianza dell’opera.

Lindelof e Cuse hanno pensato bene allora di introdurre due personaggi dal nulla, senza preoccuparsi minimamente dell’assurdità della loro prodigiosa apparizione, allo scopo di arricchire la schiera dei sopravvissuti. Un bel giorno ci siamo trovati questa tipa, che parla chiaramente come se fosse sempre stata in mezzo agli altri, a vivere le loro stesse disgrazie, e questo tipo che sembra uscito da una soap sudamericana, talmente inutile da non avere nemmeno un cognome.

Ma non finisce qui…

Nell’episodio filler che viene loro dedicato scopriamo il passato criminale dei due , una appassionante e avvincente vicenda di omicidio e furto di diamanti. L’episodio ci riporta addirittura al giorno dello schianto dell’aereo, per farci scoprire di non aver mai visto lei che corre e incontra Boone e Artz, e lui che osserva il mare in preda ad una probabile crisi mistica dovuta alla sua improvvisa esistenza. Ancora, vediamo che i talenti di Paulo non sono solo le frittate al tartufo e lo sguardo affascinante, è anche un vero idiota.

Trovi una misteriosa struttura sotterranea, sei su una misteriosa isola senza nome, vedi due tizi misteriosi dalle intenzioni chiaramente non buone, e l’unica cosa che ti viene in mente è nascondere i diamanti nella vaschetta del water. Come può essere stato scritto un personaggio di tale inutilità è un quesito che in molti si sono posti, e che può trovare risposta solo in un momento di follia collettiva degli autori.

Un passo falso a dir poco clamoroso per i due autori della serie.

Nel goffo tentativo poi di toglierli di mezzo velocemente è stata riservata ai due una morte davvero ingenerosa. Seppelliti vivi nella speranza che nessuno se ne ricordasse più, a pochi episodi dalla loro inspiegabile comparsa, lasciandoci con uno dei misteri meno interessanti di Lost: ma che senso hanno Nikki e Paulo?

Nessuno evidentemente, se non quello di rinfoltire la rosa delle persone comuni sull’isola, come già detto. Peccato solo per il piccolo dettaglio che il modo in cui sono incastrati negli avvenimenti che conosciamo banalizzi gli avvenimenti stessi, ad esempio togliendo quel senso di mistero legato alla scoperta dell’aereo nigeriano o della stazione Perla. Pensiamo al dialogo tra Ben e Juliet cui assiste Paulo di nascosto, ecco sembra che i due si siano messi a parlare lì apposta per essere ascoltati, tanto per darci un ennesimo colpo di coda inutile su qualcosa che già conosciamo. Un passaggio completamente fuori luogo che dovrebbe servire ad assegnare un senso a questo personaggio altrimenti inservibile ma che serve solo a farlo sembrare ancora più inutile.

Per non parlare di lei, un’ involontaria parodia della più classica femme fatale, che finisce per rovinare ancor di più la già fragile reputazione dei personaggi femminili di Lost. Non per essere cattivi, ma l’unica cosa memorabile di questi due è la fine assurda che fanno, questa sì degna di essere ricordata, e non certo solo perché vengono finalmente tolti di mezzo.

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Possiamo chiederci, per dare un senso a quei 50 minuti spesi a guardare Exposè, che cosa ci dice questo episodio di alcune caratteristiche di Lost.

Potremmo innanzitutto scorgere nelle scene mostrate della fiction che dà il nome all’episodio, una critica non troppo velata a certi stilemi dei telefilm di vecchio stampo, che Lost ha sicuramente contribuito a ridefinire. Un po’ come faceva, senza essere blasfemi, David Lynch nelle prime due stagioni di Twin Peaks.

Un secondo punto riguarda il tipo di narrazione che Lost ci propone, quel tipo di scrittura a scatole cinesi, in cui troviamo sempre un mistero dentro un mistero. Questa struttura contribuisce a tenere alto l’interesse, ma richiede un prezzo alto da pagare, l’inevitabilità del mistero e la necessità della spiegazione. Un prezzo che Lost ha pagato e che l’ha pian piano schiacciata, perché ha obbligato gli autori a concepire continui livelli alternativi del piano del racconto, finendo per perdersi talvolta nel labirinto che loro stessi hanno costruito. Pensiamo appunto all’episodio citato, che ci consegna l’ennesima prospettiva su qualcosa di già conosciuto come lo schianto del volo Oceanic o la Perla, di cui certamente non sentivamo il bisogno, e che per giunta aggiunge ulteriori domande.

Lost è inoltre una delle poche serie ad aver retto tre stagioni così lunghe, oggi sarebbe probabilmente impensabile un tale livello per così tanti episodi. L’introduzione scellerata di Nikki e Paulo denuncia sicuramente le prime difficoltà a introdurre sempre nuove soluzioni narrative in ogni singolo episodio. D’altra parte la funzione dei filler purtroppo è quasi sempre la medesima, in questo caso ancora più grave perché inserito dopo “L’uomo di Tallahassee”, che finiva con quel colpo di scena clamoroso.

Non voglio andare oltre in questa aggressione a questi due poveracci, sono stati già puniti abbastanza da quella morte orribile e, in fondo, ci hanno regalato l’episodio più trash di tutta la serie, ma almeno ci siamo divertiti.

Grazie di aver partecipato, non vi dimenticheremo mai cari Nina e Pablo…

Nikki e Paulo, dannazione!