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True Detective 4: e se la verità fosse blu?

Il seguente articolo contiene SPOILER su True Detective 4.

Bisogna certamente andarci cauti con i parallelismi tra la prima stagione di True Detective e il quarto capitolo della saga, sia perché si tratta comunque di storie completamente diverse, sia perché i paragoni sono sempre scomodi, soprattutto in un contesto come quello della serie HBO, che dopo la prima stagione ha percorso strade diverse; tuttavia, viste le premesse di natura tecnica che vedono Matthew McCounaughey e Woody Harrelson direttamente coinvolti nel progetto, non è per niente utopico ipotizzare che dei collegamenti ci possano essere. Vi abbiamo già parlato del riferimento al personaggio di Rust Cohle, che più che una suggestione sembra essere un vero e proprio indizio, ma oggi abbiamo in serbo per voi una teoria ben più complessa e astratta, riguardante l’uso ricorrente dei colori in True Detective 4: se nella prima stagione tutto ruotava intorno alla figura del Re Giallo e allo stesso colore, usato come strumento di comprensione, ora ad attirare la nostra attenzione è il blu, che per quanto visto finora in Night Country ha diverse sfumature e che potrebbe avere un significato ben preciso e importante.

Il blu, in True Detective 4, è un colore ricorrente e dalle più disparate sfumature: e se fosse proprio questo colore a poterci condurre verso la verità?

True Detective (640×360)

Nella prima stagione di True Detective la figura del Re Giallo venne utilizzata esplicitamente come elemento scatenante, come strumento alla base del caos generatosi nella folle mente di un criminale, ma da questa figura gli autori della serie riuscirono a costruire una vera e propria narrazione visiva basata sulle tonalità del giallo: i personaggi direttamente coinvolti nel caso, o banalmente quelli che “sapevano qualcosa”, erano sempre accompagnati dal giallo, colore simbolicamente fondamentale all’intento della trama, e che proposto in più tonalità era uno strumento utile allo spettatore, non tanto per la comprensione della trama in sé, che a prima vista non presuppone l’attenzione a certi dettagli, quanto più all’immedesimazione dello stesso nel mondo che gli veniva raccontato; tutto questo, fin dai primissimi istanti di True Detective 4, si ripete con il colore blu. Il mood della quarta stagione della serie HBO è esplicitamente buio, oscuro: alla fine delle distese di ghiaccio candido ci si va a scontrare con l’oscurità del blu della lunga notte di Ennis, cui tutti i personaggi sono abituati, a tal punto da ignorarne completamente la presenza, cosa per niente scontata quando si usano certe ambientazioni; a non essere abituato a tali condizioni è invece lo spettatore, che resta immediatamente rinchiuso nell’immaginario che si ritrova di fronte.

True Detective 4 (640×360)

All’interno della trama poi, il blu assume un ruolo importante anche a livello narrativo a partire dalla terza puntata, che comincia a fornire esplicitamente indizi allo spettatore, dopo avergli concesso un periodo di ambientamento: il blu è il colore di cui si tingeva i capelli Annie, ma non è un blu scuro, profondo e spento, è un blu elettrico, acceso, vivace; una tonalità riconducibile anche alle caratteristiche della vittima in questione: Annite Kowtok era una ragazza con tutta una vita davanti, un carattere molto forte e la piena consapevolezza di ciò in cui credeva, tutti motivi per cui quel blu così acceso non poteva che essere il suo colore; mentre il blu di Ennis ha un aspetto molto diverso, più cupo, quasi repellente: nessuno dovrebbe voler vivere lì. Tornando ad Annie, ciò che ci riconduce da lei nel terzo episodio di True Detective 4 è proprio una traccia del blu elettrico che le decorava i capelli e le faceva risaltare il sorriso, una piccola traccia su una foto. Navarro e Danvers seguono la scia e arrivano da Susan, la parrucchiera di Annie, tutto grazie a una piccola traccia di un colore che, da ora in poi, assume un ruolo fondamentale nella narrazione.

L’intero terzo episodio della serie è invaso dalle tonalità di blu, che avvicinano sempre di più le due detective alla comprensione del caso.

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Oliver Tagaq (640×360)

L’uomo nel mirino della terza puntata di True Detective 4 è Oliver Tagaq, un ex ingegnere della base scientifica Tsalal, nonché vecchio collega delle vittime (tra cui il dott. Lund, di cui riparleremo tra poco); l’incontro tra la coppia Navarro-Danvers e Oliver Tagaq è breve e sembra non portare a niente, ma il suo modo di fare brusco e il suo alterarsi alla notizia della morte dei suoi colleghi fa comprendere alle due protagoniste che c’è qualcosa che lo spaventa: durante il confronto, Oliver Tagaq è circondato da un alone di un blu molto acceso che richiama quello del suo stesso giubbotto, che in questo caso, come fu per il giallo nella prima stagione di True Detective, suggerisce la presenza di qualcuno che conosce una scomoda verità. C’è forse una connessione diretta tra i nativi di Ennis e il colore blu, che potrebbe tranquillamente evidenziare la loro innocenza, oltre che la ragione nel difendere i propri luoghi e la propria storia. Alla fine della puntata, subito dopo l’incontro con Tagaq, Navarro e Danvers si precipitano all’ospedale, dove il dott. Lund ha ripreso conoscenza, nonostante sia ridotto in pessime condizioni; gli occhi dell’uomo, ormai completamente cieco, sono di un blu accesissimo, quasi ipnotizzante, e sembrano esserlo ancora di più quando questi si rivolge a Navarro parlando per conto di sua madre e portandole i suoi saluti dall’aldilà. 

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Annie Kowtok (640×360)

Il dott. Lund è l’unico ad aver visto in faccia il colpevole, l’unico a sapere la verità, ma non fa in tempo a pronunciarsi comprensibilmente a riguardo. Subito dopo, l’agente Prior mostra alle detective un video ritrovato sul telefonino di Annie: le immagini mostrano la ragazza all’interno di quella che sembra essere una grotta di ghiaccio, circondata dall’oscurità, immersa nel blu che avvolge nel mistero la città di Ennis e l’intera trama di True Detective 4. La saga HBO ci ha abituato a lasciarci condurre da indizi come questo, sfruttando una continuità visiva capace allo stesso tempo di conferire alla serie un’identità ben precisa: gli abitanti di Ennis sono ancora molto distanti dalla possibilità di rivedere la luce del sole, come lo siamo noi dalla verità sul caso di Annie e della stazione Tsalal, ma questa verità, probabilmente, è da leggere in tutte le tonalità del blu.