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Le tre ambientazioni a confronto: il personaggio in più di True Detective

L’ambientazione di una serie tv è il contesto geografico e socio-culturale in cui avviene la vicenda narrata. Alcune produzioni televisive riescono più di altre a far immergere lo spettatore in quell’universo fittizio della narrazione, ponendo particolare attenzione proprio sull’ambientazione e sulle atmosfere suscitate da quest’ultima. Un caso emblematico in tal senso è rappresentato da True Detective, la serie tv antologica scritta e creata da Nic Pizzolatto e diventata una delle serie televisive di maggior successo dell’ultimo decennio. Nonostante l’indiscussa qualità della produzione crime HBO, è tuttavia universalmente noto l’andamento altalenante della serie, che ha subito un drastico calo di consensi già a partire dalla seconda stagione, per poi risollevarsi nuovamente con la terza. Un ruolo chiave nella riuscita di una o dell’altra stagione l’ha avuto proprio l’ambientazione, il personaggio in più di True Detective il cui ruolo si è rivelato essere essenziale ancor più che in qualsiasi altra serie televisiva. Per comprendere la centralità di quest’elemento, è fondamentale analizzare e confrontare le tre ambientazioni di True Detective e il modo in cui ognuna di esse abbia influenzato (o meno) la trama. 

Louisiana, California e Arkansas: le protagoniste silenziose di True Detective.

Il panorama aspro e inospitale della Louisiana fa da sfondo alla prima, acclamata stagione di True Detective; il sud del paese è caratterizzato dalla massiccia presenza di raffinerie di petrolio e di industrie pesanti, onnipresenti alle spalle dei due detective protagonisti Rust Cohle (Matthew McConaughey) e Marty Hart (Woody Harrelson). In più di un’occasione è infatti Rust a notare quanto gli oleodotti stiano dilaniando quel territorio, in cui “tra trent’anni non sarà rimasto nulla”. Il fattore temporale è essenziale a rimarcare questo aspetto di decadenza a cui la natura va incontro a causa dell’intervento dell’uomo su di essa; i 17 anni totali in cui avviene la narrazione danno forma agli effetti drammatici del cambiamento climatico, mostrando un paesaggio man mano più arido in cui i pochi alberi presenti costituiti da rami spogli vengono inghiottiti dalla raffineria che domina lo sfondo già dai titoli di testa.

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True Detective 1 – Titoli di testa (640×360)

L’attenzione su come le raffinerie plasmano le vite e permeano i corpi rafforza il focus presentista della prima stagione di True Detective, il disinteresse cioè su tutto ciò che non riguardi il tempo presente; le conseguenze delle azioni dell’uomo non sembrano infatti interessare il nichilista universo della narrazione, in cui il futuro non esiste poiché il destino finale del mondo è l’apocalisse. Questa filosofia pessimista e presentista appiattisce lo spazio e il tempo (“il tempo è un cerchio piatto”) avvizzisce l’immaginazione, nega la speranza; elementi totalmente incarnati dal protagonista Rust Cohle, il cui esistenzialismo diventa quindi conseguenza diretta dell’ambiente in cui è inserito. Questo aspetto è stato rimarcato da Nic Pizzolatto stesso, intervistato sull’argomento da Buzzfeed:

“Penso che True Detective stia descrivendo un mondo in cui i deboli (fisicamente o economicamente) sono perduti, schiacciati da perfide ruote che si trovano da qualche parte dietro il visibile, ruote alimentate dall’avidità, dalla perversità e da sistemi di credenze irrazionali, e queste anime perdute dimorano in un una frontiera esaurita, una costa fratturata assediata dall’inquinamento industriale e dai detriti, che sprofonda lentamente nel Golfo del Messico. C’è la sensazione qui che l’apocalisse sia già avvenuta.”

L’apocalisse, in Louisiana, è già avvenuta. Il danno ecologico portato in scena da True Detective è rappresentato dalle raffinerie e dai campi di canna da zucchero in cui viene rinvenuto il corpo di una delle vittime; il petrolio e lo zucchero sono infatti i due grandi simboli della dominazione coloniale, imperiale e dello sfruttamento della natura da parte dell’uomo. Gli esseri umani sono l’errore della natura, gli unici animali senzienti che scelgono deliberatamente il male, attuato contro la natura e contro gli altri uomini.

Mentre l’ambientazione della prima stagione di True Detective è parte stessa (e causa) della filosofia nichilista del suo protagonista e di conseguenza della narrazione, perde decisamente la sua centralità nella seconda stagione.

true detective 2
True Detective 2 (640×360)

Ambientata in California, il focus della vicenda si sposta totalmente sui personaggi anche a discapito della trama. Nonostante la scrittura sempre perfetta del suo creatore e un formidabile cast composto da Colin Farrell, Vince Vaughn, Rachel McAdams e Taylor Kitsch, la narrazione appare meno coinvolgente e totalizzante rispetto a quella della stagione che l’ha preceduta. Puntare sui personaggi e non sulla trama è parso infatti come un mero esercizio di stile e di scrittura di Pizzolatto; la sceneggiatura assume toni più letterari, quasi teatrali, e l’interazione con l’ambiente non solo passa in secondo piano, ma è quasi inesistente. 

Per il telespettatore è risultato quindi difficile immedesimarsi nella vicenda allo stesso modo in cui era riuscito a fare con la prima stagione, nonostante la minore complessità della trama. La seconda stagione di True Detective sarebbe potuta essere ambientata ovunque e non subire alcuna modifica; una storia però non può prescindere dal proprio contesto, motivo per cui il secondo capitolo della serie antologica non è riuscito a coinvolgere il pubblico, apparendo al contrario piatto e distaccato. Non a caso, è grazie al passo indietro attuato con la terza stagione che la serie ritrova (in parte) il pathos delle sue origini. 

Il paesaggio rurale torna protagonista nella terza stagione dopo la breve parentesi urbana della seconda; siamo sull’altopiano di Ozarks, in Arkansas, e la scelta non è affatto casuale.

True Detective 3
True Detective 3 (640×360)

Nel corso della stessa intervista menzionata precedentemente, Pizzolatto parla in questi termini del contesto suburbano in cui è ambientata la vicenda:

“In posti come questo, dove c’è poca economia e un’istruzione inadeguata, donne e bambini sono i primi a soffrire, in generale. C’è una battuta in una storia di Sherlock Holmes in cui Holmes spiega a Watson che i mali della città impallidiscono in confronto agli orrori della campagna isolata, dove chissà quali terrori esistono nella fattoria solitaria, tagliata fuori dalla civiltà e soggetta a nessuna supervisione. L’ho sempre percepito.”

Come era stato per la prima stagione, dall’ambientazione rurale deriva il ritratto di un uomo primitivo e brutale, distante dalle regole della società e disinteressato al bene collettivo. Il focus di questa nuova vicenda però si distacca dalla decadenza (morale, spirituale e ambientale) della prima stagione, sottolineando invece la centralità del tempo – e della memoria – e l’interconnessione tra tempo e contesto storico e culturale. Siamo infatti nei primissimi anni Ottanta, epoca in cui per il protagonista afroamericano e veterano del Vietnam Wayne Hays (Mahershala Ali) risulta particolarmente difficile abbattere lo stereotipo razziale caratteristico dell’epoca. La stessa comunità nera accoglie inoltre con diffidenza le indagini dei detective, alimentando il clima di diffidenza e sfiducia proprio di quegli anni e di quel dato contesto geografico. Al presentismo della prima stagione si sostituisce la centralità della storia (ancor più nello specifico, della storia americana in cui è iscritta la vicenda) e l’importanza della memoria come unica testimone di quel tempo che smette di essere piatto, ma viaggia costantemente tra passato e futuro.

Il protagonista lotta contro il tempo, cruciale nella risoluzione delle indagini, e contro gli effetti dello scorrere del tempo, risultati nella sua incipiente demenza senile. La sfiducia di cui si fa portavoce True Detective non è più legata al pensiero nichilista ma alla fugacità del tempo e della memoria, unica traccia del passaggio dell’uomo su questa terra, nel bene e nel male. Che sia un passaggio distruttivo come nel caso della Louisiana soffocata dalla presenza dell’uomo, o un attraversamento fugace di un dato periodo storico come quello di Hays, True Detective dimostra come poche altre produzioni televisive che il vero protagonista delle nostre vite è l’ambiente che ci circonda, l’unico in grado di sopravvivere persino di fronte all’orrore umano.

La nostra guida informativa su tutto ciò che c’è da sapere di True Detective 4 – Night Country