Sembrava assolutamente impensabile che un prodotto dall’ indubbio e assoluto valore quale True Detective 2 avesse in qualche modo bisogno di apologie, memorie difensive e testimonianze a favore; e probabilmente non ne ha assolutamente bisogno. Non essendo il sottoscritto nè Saul Goodman, nè Sandy Cohen tenterà umilmente di spiegare i punti forti della sua difesa, senza commettere la delittuosa azione dello spoileraggio.
L’ossessione morbosa per i paragoni e le classifiche, ottenebra e confonde spesso il nostro puro “senso critico”, facendoci dimenticare che ogni prodotto è a sè stante, paragoniamo cose diverse e stiliamo classifiche soggettive: nulla di più bello, nulla di più utile e nulla di più dannoso, in certi casi. Il concetto di vicinanza-tendenza alla perfezione è riscontrabile maggiormente nella prima stagione (non volendo, son caduto anch’io nella trappola del paragone), ma come si può non amare e apprezzare un prodotto innovativo, con un cast stellare e con un intreccio difficile ma fantastico, come è appunto True detective 2?
True Detective 2 è l’ennesimo capolavoro targato Hbo, 8 episodi fantastici, un poliziesco/noir di grandissimo spessore. A differenza del binomio Rust-Chole, nella seconda stagione è presente un tridente di detective, ovvero : Velcoro-Bezzerides-Woodrugh. Anche qui come nella prima stagione (maledetto sia il paragone) c’è alla base dell’indagine un omicidio, in tal caso l’uccisione del consigliere politico Ben Casper. L’uccisione si intreccia con la politica, con una trattativa con la mafia del posto capeggiata da Frank Semyon, con nuove opportunità economiche e soprattutto con un vecchio caso di abuso di potere della stessa polizia di Vinci, L.A.
Si parte da un omicidio e si attraversa lo scandalo politico-economico, il lato sporco della giustizia, l’ingresso in scena di una nuova cosca mafiosa russa ed in primis lo stravolgimento delle vite stesse dei tre detective a cui viene affidato il difficile e rischioso caso. Un intreccio magistrale, anche se i primi due episodi vanno un po’ a rilento (e pure giustamente). La vita del vice-sceriffo Ray Velcoro (un afflitto e combattuto Colin Farrell) si incrocia con quella del gangster del posto Frank Semyon (un Vince Vaughn convincente e oltre le aspettative). La moglie di Velcoro fu stuprata e Mr. Semyon attraverso un suo consigliere, rivelerà il nome del brutale colpevole al vice-sceriffo Ray, in cambio di protezione e informazioni. Il loro rapporto di conoscenza ha origine così, ed è l’intreccio chiave della seconda stagione di TD.2.
Se l’umida, inospitale, catartica e desolata Louisiana era stata la location ideale della prima stagione, nulla poteva essere invece migliore della fumosa, caotica, peccaminosa Los Angeles per il secondo lavoro antologico di Nic Pizzolatto. Nella seconda serie non è presente la filosofia di Rust e non è presente la psicosfera della Louisiana, non c’è un binomio solido, ma ci sono molti più personaggi e incastri ed anche se nello spettatore si instaura (probabilmente) più empatia con il tandem Rust-Marty, il crescendo continuo e gli sviluppi inaspettati di True Detective 2 non possono assolutamente essere dimenticati o relegati in secondo piano.
Troppe scene fantastiche ed indimenticabili. Basti pensare ad esempio al colpo di scena sul finale del secondo episodio con pratogonista Ray Velcoro ed un inquietante soggetto mascherato, l’ emozionante sparatoria e l’accerchiamento del finale della quarta puntata. T.D.2 ha inoltre una delle migliori visioni oniriche di sempre, con Ray e suo padre faccia a faccia nel locale, e non può essere dimenticato il finale. Forte, crudo e con una residua, quasi invisibile, pietà. Se non esiste la vera politica, spesso non esiste neanche la vera giustizia e la corruzione divora tutto, imponendosi sul bene.
Nessun lieto fine da soap, dolce o di stampo romantico; solo il crudele sviluppo della vita reale. I tre detective prendono il caso in carico, lottando contro chiunque: polizia corrotta, Killer introvabile e politica subdola , venendo abbandonati al loro destino. Il sesso femminile viene esaltato in tutto il suo splendore e valore: Antigone (Any) Bezzerides interpretata dalla talentuosa Rachel McAdams è una determinata e pragmatica detective e Jordan Semyon è la fedele e bellissima moglie di Frank. Un altro indiscutibile punto di forza dell’universo rosa è rappresentato dalla voce dolce e malinconica di Lera Lynn, che accompagna i momenti chiave ed è anche la cantante che si esibisce nel locale in cui Ray e Frank si incontrano solitamente. Una voce destinata ad imporsi. Anche in questa stagione c’è la solita tecnica scenica sublime e insuperabile, ma C.J. Fukunaga stavolta non è l’unico artefice, alcuni episodi sono diretti da un altro nome di prestigio quale Justin Lin. La chiave del successo in True Detective è data dall’attesa del momento di massima tensione emotiva (2X02 finale; 2X04 seconda metà; 2X07; 2X08) e dalle immagini e suoni che ti entrano nell’iride e si conficcano nella testa. La verità la conosciamo tutti, voglio almeno sperarlo. Il paragone nasce dall’unica cosa che può riuscire a superare-raggiungere qualcos’altro, altrimenti non esisterebbe.
Se True Detective 1 è il massimo prodotto del genere ed uno dei tre migliori in assoluto (a parere di chi scrive), True Detective 2 non lo raggiunge. Ma gli è comunque molto, molto vicino. T.D.2 è il fratello minore che deve crescere, ed il tempo ne risalterà lo straordinario valore e la coraggiosa ambizione di Nic Pizzolatto.
Bisognerebbe pensare a T.D. come alla sintesi dell’Estetismo, l’arte valida e appagante in quanto arte stessa, e questo dovrebbe già essere infinitamente bastevole. Anche T.D.2 è arte cinematografica prestata al mondo della serialità. Il paragone ingombrante persiste assiduamente in virtù di questo fatto: solo True Detective 2 poteva superare l’epicità e la perfezione del fratello maggiore, ovvero il primo True Detective , ed anche se così non è stato… a noi, poco importa.
Un saluto agli amici di True Detective Italia