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ATTENZIONE: non proseguite la lettura se non volete leggere spoiler su The Walking Dead e 28 giorni dopo.

È noto che l’inizio delle vicende di Rick Grimes in The Walking Dead sia molto simile a quello di Jim in 28 giorni dopo. Il film, diretto da Danny Boyle, divenne quasi subito un cult per gli appassionati di storie post-apocalittiche riguardanti invasioni di infetti. Al momento dell’uscita del fumetto di The Walking Dead la somiglianza risultò subito evidente e, quando anche la serie tv fece la sua comparsa con un maestoso episodio pilota, tutto ciò viene nuovamente confermato.

Eppure sono evidenti anche le differenze, sia all’interno dell’incipit sia nelle conseguenze delle vicende dei protagonisti. Ma non solo. Nei due prodotti infatti possiamo notare anche la distanza tra media diversi, rendendo evidenti le nuove possibilità (e i pericoli) che il mondo delle serie tv poteva garantire. The Walking Dead, cercando di inquadrarla nel suo momento storico, iniziò quando Breaking Bad aveva appena completato la terza stagione, mentre Netflix ancora non aveva nemmeno annunciato l’intenzione di produrre prodotti originali. Il mondo delle serie tv aveva già tanti estimatori ma proprio in questo periodo conosce la sua espansione definitiva, giungendo gradualmente alla situazione attuale. The Walking Dead rappresentò uno dei più grandi protagonisti di questo periodo, ottenendo immediatamente risultati record. L’episodio pilota è il più visto nella storia dell’emittente, venendo elogiato in modo unanime da critici e personalità di spicco, come Stephen King, mentre anche le stagioni seguenti ottengono nuovi record di ascolti.

Questa è una delle prime serie tv a venire fortemente sponsorizzata al cinema, comparendo tra i trailer prima delle proiezioni e convincendo tanti a entrare in un mondo che fino a prima avevano bistrattato.

Breaking Bad_The Walking Dead
The Walking Dead e Breaking Bad (640×213)

A risultare fondamentale per ottenere questi risultati epocali è stato proprio l’incredibile episodio pilota. Per convincere coloro che, probabilmente, vedevano ancora le serie tv come un prodotto secondario, pensarono di adottare un taglio fortemente cinematografico, il quale facesse capire l’alto valore tecnico e artistico che si poteva raggiungere. Alla regia dunque venne scelto Frank Darabont, regista di film del calibro di Le ali della libertà, Il miglio verde e The Mist. La durata di 1 ora, oggi piuttosto standard ma al tempo un po’ più inusuale, i tempi e lo svolgimento sembravano davvero quelli di una grande opera cinematografica. Infine, essenziale per il successo della serie, oltre a essere la trasposizione di un notevole fumetto già di grande successo, fu l’enorme attesa del pubblico. Gli appassionati di prodotti a tema zombie e infetti attendevano da anni e anni un prodotto che raccontasse la storia di un’invasione con tempi più dilatati, senza doversi concentrare all’interno della durata di un film. Si trattava inoltre di un prodotto con un grande budget dietro, in grado di garantire un’ottima realizzazione senza rinunciare a nulla (l’ingresso di Rick ad Atlanta a cavallo resta una scena superba). Per questa ragione, il primo episodio rappresentò un sogno a occhi aperti per tanti appassionati. La conclusione non vedeva il protagonista affrettarsi a trovare un campo di sopravvissuti, a dover scovare la cura per il virus o ad arrendersi di fronte a una minaccia troppo grande. Rick, apparentemente spacciato, riceve un messaggio che gli garantirà la salvezza, e sappiamo che arriveranno ancora altri episodi a continuare la sua storia. In quel momento, per noi fan di questo genere, The Walking Dead era davvero tutto ciò che avevamo desiderato.

Eppure, tornando all’argomento principale dell’articolo, questo inizio non sembrava poi così originale. Le somiglianze con 28 giorni dopo di Danny Boyle sembravano persino esagerate. Rick e Jim si svegliano dal coma in un letto di ospedale quando la pandemia è già cominciata da qualche settimana. Nonostante ciò, c’è una differenza importante dettata, come indicato in precedenza, dalle diverse possibilità che il medium cinematografico e quello seriale possono garantire. 28 giorni dopo, dovendo fare i conti con una durata limitata, sceglie un approccio più usuale mostrando nella prima scena la creazione del virus, facendoci immediatamente conoscere l’origine delle vicende e lasciando uno spiraglio aperto per un’ipotetica cura.

The Walking Dead non ha questa necessità e sposta quindi il focus su Rick Grimes, sull’incidente che la porta a entrare in coma.

The Walking Dead
Rick Grimes (1025×576)

Questa diversa presa di posizione rappresenta perfettamente la distanza tra le due storie. Mentre nel film di Danny Boyle rimane costantemente in sottofondo la possibilità di salvarsi, di trovare una via di uscita, per Rick Grimes e compagni questo tema è presente solo nella prima stagione, lasciando poi spazio unicamente alla sopravvivenza, al modo in cui convivere con gli zombie e con gli altri gruppi di essere umani. Inoltre è opportuno sottolineare come in 28 giorni dopo ci siano infetti, ovvero esseri in grado di correre e aggredire con incredibile furia, mentre in The Walking Dead abbiamo degli zombie più classici, lenti, particolarmente pericolosi solo in gruppo, in un vicolo cieco o se colgono i malcapitati di sorpresa da distanza ravvicinata. È anche questa differenza a garantire lo svolgimento diverso delle due vicende perché gli infetti, incredibilmente pericolosi e aggressivi, sono difficili da affrontare senza un equipaggiamento adeguato, mentre al contrario gli zombie si possono sconfiggere con una certa tattica, studiando dove si muovono le orde e manipolandole. In definitiva: con gli zombie, fino a un certo punto, è più facile convivere. L’ultimo episodio della prima stagione di The Walking Dead infatti chiude subito alla possibilità di trovare una cura, lasciando ai protagonisti solo la possibilità di sopravvivere all’esterno. Proprio una lunga storia di sopravvivenza era quella che i fan del genere desideravano vedere, alla scoperta di un mondo devastato da una pandemia simile.

Occorre inoltre citare anche il diverso panorama che Jim e Rick si trovano di fronte al momento del risveglio. Jim infatti si aggira in una Londra devastata, in una superba sequenza iconica, comprendendo solo in un secondo momento la ragione di tale desolazione. Rick invece trova subito gli zombie, trovandosi di fronte alla porta con scritto Don’t open dead inside. Gli infetti di Londra non sono onnipresenti, possono spuntare ovunque ma per larghi tratti sono anche assenti, mentre in The Walking Dead sono quasi onnipresenti, nello sfondo non mancano mai: la loro presenza è costante per tutta la serie.

Purtroppo, mentre 28 giorni dopo rappresenta ancora oggi un cult per tutti gli appassionati, The Walking Dead ha visto nelle stagioni conclusive un netto calo negli ascolti e, soprattutto, un apprezzamento nettamente inferiore da parte del pubblico. I tempi dilatati che le serie tv garantiscono, la possibilità di raccontare vicende più lunghe, dopo avere garantito il successo delle prime stagioni, ne ha decretato l’insuccesso delle ultime. Le vicende di Rick e compagni perdono mordente. Tra le varie ragioni di questo calo indubbiamente hanno giocato un ruolo determinante anche l’apparente impossibilità di trovare una cura, la mancanza di speranza dei protagonisti a riguardo, la resa alla sola sopravvivenza.

Gli zombie mantengono sempre un loro ruolo importante, eppure sono sempre più gli umani a essere i protagonisti.

The Walking Dead (1200×675)

Oggi 28 giorni dopo è un must per i fan del genere. Al contrario, ben pochi sarebbero pronti ad approcciarsi a guardare, o riguardare, la serie di The Walking Dead. Non solo per la lunghezza complessiva (ovviamente neanche paragonabile), ma anche per la piega che la serie ha preso da un certo momento in poi. Questo non cancella le ottime prime stagioni, l’incredibile episodio pilota e soprattutto il ruolo che ha giocato nella storia delle serie tv. Se oggi le serie sono il pane quotidiano per tanti di noi, lo dobbiamo anche alle vicende di Rick e compagni. Nella speranza che, magari, un giorno possa arrivare una nuova serie di questo genere che sappia imparare dagli errori del suo predecessore. Magari, perché no, ripartendo sempre da un risveglio. Stavolta, però, dopo una brutta esplosione e l’atterraggio di un elicottero, nel nuovo spin-off su Rick Grimes previsto per Febbraio 2024.