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Stranger Things senza bambini è ancora Stranger Things?

Nell’ormai lontano 2016 il catalogo Netflix si arricchiva di una nuova serie, destinata a diventare uno dei più grandi successi della piattaforma, un cult amato in tutto il mondo. Il 15 luglio Stranger Things faceva il suo debutto con i primi 8 episodi, conquistando il cuore di ognuno di noi.

Sono passati ben 5 anni e, tra interminabili attese e infiniti cambiamenti, la quarta stagione dello show è finalmente alle porte. Ma tante cose sono cambiate in questi anni e il tempo, veloce e inarrestabile, ha fatto sentire tutto il peso del suo passaggio, modificando totalmente uno degli elementi più caratteristici dello show: il suo cast.

Sì, perchè quando Stranger Things è approdata per la prima volta sui nostri schermi, essa si caratterizzava principalmente per due elementi peculiari: l’ambientazione anni ’80 e i protagonisti.

Raramente, infatti, una serie di genere fantasy dai toni a tratti così oscuri aveva scelto di mettere al centro della narrazione dei bambini, riuscendo ad avere comunque successo.

Ma Stranger Things aveva deciso di scommettere il tutto per tutto e, sorprendentemente, quella scelta si rivelò vincente. “Aveva”, perchè l’uso del passato è d’obbligo, visto che gli anni intercorsi per la realizzazione delle nuove stagioni hanno portato la serie a perdere questa sua caratteristica distintiva.

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Gli attori protagonisti dello show, infatti, erano stati scelti tra bambini di circa 10 anni, perfetti per interpretare i ragazzini protagonisti delle vicende. Ma a quell’età, si sa, il tempo corre veloce, e ogni anno di vita in più coincide con un cambiamento fisico sempre più difficile da nascondere. E Stranger Things di tempo ne ha perso davvero tanto tra una stagione e l’altra.

Così, da bambini i protagonisti sono diventati ben presto degli adolescenti, rendendo necessaria un’accelerazione temporale anche all’interno dello show, indispensabile per giustificare l’evidente e inarrestabile cambiamento fisico degli interpreti.

Già nel corso della seconda stagione della serie il cambiamento degli attori, e in particolare quello di Millie Bobby Brown, iniziava a farsi notare, ma è con la terza stagione che l’adolescenza arriva ufficialmente a mostrare i suoi effetti, cambiando radicalmente e visibilmente il fisico dei protagonisti.

Per la serie, a quel punto, nascondere l’evidente iniziò a diventare impossibile, e così i produttori dovettero prendere la decisione più ovvia: adattare la loro trama alla nuova età del cast.

Nuove trame e nuovissime dinamiche entrano così in gioco, trasformando poco alla volta Stranger Things in una serie in parte diversa, facendo entrare in gioco dinamiche e aspetti prima sconosciuti.

Le cotte, le storie d’amore, e le prime gelosie iniziano a colorare la vita dei protagonisti, ormai distanti da quegli ingenui bambini che si riunivano per giocare nello scantinato di casa.

Cambiano i look, cambiano i dialoghi, cambia il racconto della giornata tipo di un ragazzo di  Hawkins. Per la prima volta Stranger Things sembra diventare una serie come tutte le altre, un teen drama che racconta le avventure paranormali di un gruppo di adolescenti, tra missioni eroiche e cotte estive. Per un secondo, spaventati, iniziamo a temere che Stranger Things abbia smesso di essere Stranger Things.

Ma tra un gelato e un litigio con il fidanzato, Eleven continua a mostrare i suoi poteri, mentre l’allarme del sottosuolo incombe a sconvolgere l’estate dei protagonisti.

Ormai cresciuti, ma pur sempre eroici, il gruppo di amici si immette nella parte più oscura e intrigante di Hawkins, ricordandoci che Stranger Things è ancora lì, tra quelle puntate che avevamo temuto potessero essere cambiate per sempre.

Le citazioni alla cultura pop anni ’80 ci sono ancora, il brivido dell’avventura e le tenebre del sottosopra sono rimaste lì, esattamente dove li avevamo lasciati e con essi anche l’essenza della serie è rimasta intatta e ancorata al suo posto.

Certo, questo non significa che il cambiamento e la crescita dei personaggi non abbiano prodotto i loro effetti. Qualcosa è cambiato in Stranger Things, e nasconderlo è davvero impossibile.

Il contorno della serie, quel sottofondo creato dalle avventure di quel gruppo di ragazzini che ci intrigavano proprio per la loro ingenuità e per la loro folle capacità di vedere ciò che i genitori, gli adulti, si rifiutavano di comprendere, erano uno dei punti più amati nel corso delle prime stagioni, il centro della prima stagione e il punto saliente che aveva reso Stranger Things una novità interessante.

Ma per quanto importanti, per quanto caratteristici, quegli elementi non erano l’unica cosa che rendeva Stranger Things tale.

D’altronde quando uno show sceglie di puntare così tanto sul suo cast, optando per dei protagonisti colti proprio nella fase più movimentata della crescita, essa deve mettere in conto di dover ben presto fare i conti con uno stravolgimento inevitabile. E Stranger Things è riuscito pienamente ad accogliere questa novità, senza lasciarsi travolgere troppo dal cambiamento.

Superata la necessità di imporsi nel panorama, sfruttando l’elemento novità caratterizzato anche e soprattutto dall’età dei personaggi e tendendo a mente che le avventure sentimentali e private dei protagonisti dovevano orai rimanere solo lo sfondo alle vicende principali, Stranger Things è riuscita a non permettere che l’arrivo dell’adolescenza trasformasse lo show in un teen drama come tanti, stringendo stretta a sé la sua identità.

In questo contesto la serie è così diventata più oscura e certamente più adulta, ma lo ha fatto realizzando un cambiamento che è parso naturale più che stravolgente. Le novità non hanno ribaltato la serie, hanno solo modificato il suo sfondo, permettendoci di vedere gli stessi elementi che avevamo amato agli esordi in un contesto diverso.

La crescita, la ricerca della propria identità, le difficoltà di mantenere unito il gruppo in una fase, quale quella dei primi amori, così diversa dall’infanzia, sono diventati fonte di arricchimento per un concept che comunque ha saputo rimanere sé stesso nell’innovazione.

Stranger Things fa un passo avanti nel tempo e nei temi, senza perdere nulla di ciò che era, rimanendo affascinante e dimostrando di saper crescere insieme al suo cast e al suo pubblico.

Ma se tutto questo è valso per la terza stagione, la stessa garanzia non ci è data nei confronti del nuovo e ormai imminente capitolo dello show.

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Altri due anni sono trascorsi, del tempo che ancora una volta risulta evidente già da un semplice e fugace sguardo agli attori, ormai non più neo adolescenti, ma veri e propri adulti, vicini a dire addio all’età del teen.

Le prime immagini, i primi trailer, attentamente spulciati, osservati e studiati in ogni dettaglio e in ogni fotogramma, ci mostrano per la prima volta una serie che a primo impatto stentiamo a riconoscere.

Tutto sembra essere nuovo. Scene più adulte, drammi più atroci, guerre per certi versi più umane e un soprannaturale che si fa più incombente, più materiale.

Stranger Things sembra essere davvero cambiato, e l’entità di questo cambiamento è impossibile da quantificare solo con il poco materiale a nostra disposizione. Eppure tornando per un secondo a quella che era la domanda da cui siamo partiti, non ci sentiamo così certi di poter imputare questi cambiamenti solo e anche all’assenza di quei bambini che erano stati gli originari protagonisti della storia.

La crescita, l’adolescenza, avevano già portato un cambiamento, una modifica che però, come abbiamo visto, non era stata in grado di scalfire l’identità della serie. Perché Stranger Things in fondo ci ha ampiamente dimostrato di poter essere tale anche senza i suoi bambini, anche donando spazio a dei protagonisti ormai cresciuti e diversi.

E allora se un cambiamento avverrà in questa quarta stagione, se la serie avrà veramente perso la sua essenza, per trasformarsi in qualcosa di nuovo, la causa non sarà certo quell’addio alla fanciullezza, ma qualcosa di diverso, un naturale e inevitabile proseguire di una storia che deve mutare per mantenersi ancora accattivante come il primo giorno.

Perché di una cosa possiamo essere assolutamente certi: con o senza bambini, uguale o stravolta che sarà, la quarta stagione di Stranger Things si preannuncia essere una vera e propria bomba, un uragano di intrighi e tensione che non vediamo l’ora di gustarci fino alla fine.

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