Quando nel 2015 Skam nella sua versione originale norvegese si affacciava con indipendente coraggio nel panorama nazionale nordico, la consapevolezza del cambio che la webserie avrebbe apportato allo scenario televisivo internazionale era ben poca. Protetto e salvaguardato dal broadcaster privato norvegese NRK TV, il fenomeno di Skam e la sua capacità di raccontare i giovani in un modo autentico e universale é stato talmente forte da avviare un vero e proprio flusso di file drive e link in cui la serie tv veniva fruita a livello globale. Mai tradotta, doppiata o sottotitolata ufficialmente dalla piattaforma madre, la web serie ha fatto il giro del mondo, soprattutto nel 2016 a seguito del rilascio della terza stagione. La risonanza mediatica di Skam ha portato alla realizzazione di una serie di remake nazionali. Spagna, Francia, Germania, Stai Uniti, Olanda, Belgio e la stessa Italia con TimVision e Cross Production si sono messi in gioco nella produzione di una propria versione culturalmente calata nel contesto nazionalpopolare dello show nordico. Ostacolata anche dalla presenza su una piattaforma SVOD tra le meno competitive e popolari sul mercato nazionale, dopo la terza stagione (delle quattro totalmente previste nel format dello show originale) la nostra versione della webserie norvegese è stata cancellata tra le proteste dei grandi appassionati. A salvare in corner Skam Italia è stato Netflix che, acquisendone i diritti in collaborazione con TimVision, ha dato nuova vita e visibilità al teen drama.
Che cosa ha permesso a Skam Italia di ottenere una nuova importante occasione narrativa dal colosso dello streaming internazionale? Qual è la grande forza e attrattiva che la serie tv digitale ha rispetto ai tanti titoli teen che si muovono nella stessa direttrice della televisione italiana?
In Italia, tra fiction e recenti release Netflix, gli show per la televisione di genere teen sembrano avere un ruolo numericamente rilevante, ma pochi si sono imposti come Skam Italia ha fatto con una struttura semplice e sincera capace di raggiungere l’introspezione di chiunque, anche di chi gli anni dell’adolescenza li ha vissuti già da un po’. Parlare di cosa lo show di Ludovico Bessegato abbia in più rispetto agli altri teen drama nostrani è forse un aspetto comparativo che non rende giustizia né a Skam Italia, né ai poveri competitor che probabilmente si adagiano su una struttura troppo romanzata e su figure che di realistico e giovanile hanno ben poco. La rappresentazione é la chiave e l’intero universo si Skam ne è consapevole in una narrazione quasi documentaristica che ritrae un gruppo di adolescenti che non ha nulla di speciale se non l’essere comunemente simili a molti giovani della stessa scombussolata generazione. I protagonisti di Skam Italia non fanno nulla di rivoluzionario: frequentano il liceo classico, litigano, si innamorano, escono nel weekend e vanno insieme al bar dopo scuola. Non hanno superpoteri, non combattono misteriose entità soprannaturali, e non si immischiano in pericolose avventure: sono sé stessi e alla ricerca di una dimensione che permetta loro di esprimersi, capirsi e conoscersi.
La chiave narrativa dello show è il tentativo di rendere tutto assolutamente spontaneo e credibile. Quando Martino fa coming out con l’amico di sempre Giovanni, quando Eleonora ha un crollo e non regge tutto lo stress a cui é sottoposta: si tratta di tante sequenze che compongono il quadro generazionale con cui Skam Italia ci racconta gli adolescenti italiani odierni, privi di vergogna e umanamente vulnerabili. Le persone hanno bisogno le une delle altre e il concetto che il remake trae dalla versione originale permea il plot e la dinamica che muove i personaggi per cui tutto è tipicamente amplificato. Quando Eva bacia Federico il suo interno microcosmo sembra frantumarsi, mentre ogni certezza di Sana é messa in discussione dal rapporto con Malik. Skam Italia non impiega troppa retorica, incanala la giusta dose di moralismo in dinamiche ancora troppo poco proposte nel panorama televisivo italiano, ma di cui ha sicuramente svolto un ruolo d’apripista. Da quando è diventata in Italia un fenomeno mainstream, la serie tv sta dettando regole e tendenze nella produzione audiovisiva nazionale del genere, pur non avendo ancora un competitor altrettanto forte. Un titolo che ormai alcuni anni fa aveva riscontrato un feedback addirittura numericamente superiore era stata la fiction Braccialetti Rossi, a ogni modo improntato su un altro stile comunicativo e su un plot dalla direzione differente.
In Skam Italia succede tutto e niente.
Lo stesso formato attraverso la quale gli episodi delle stagioni vengono rilasciati (coerentemente con la versione norvegese) ricalca la ricerca di aderenza alla contemporaneità e di realismo. Infatti, il concept alla base sta proprio nel catturare la realtà cronologica dei fatti: Skam consiste in un continuo rilascio giornaliero, su una pluralità di piattaforme, di contenuti in tempo reale. Gli episodi si compongono di una sommatoria di clip di una manciata di minuti che vengono rilasciate quotidianamente. Nel fine settimana vengono unite in quella che é la puntata complessiva. Proprio come se i protagonisti fossero ripresi e raccontati nella vita di tutti i giorni, adottando un linguaggio e una struttura che permette ancora una maggiore immediatezza e sincera rappresentazione del genuino modo che i personaggi hanno di esperire la realtà quotidiana. In ogni stagione è veicolato esclusivamente il punto di vista di uno dei membri del gruppo di amici eterogeneo che compone la cricca romana di Skam Italia. Con diversi background e drammi amplificati da età e contesto, Eva, Martino, Eleonora e Sana raccontano cosa possa voler dire essere un adolescente nell’Italia, e nella Roma in particolare, d’oggi.
Ma Skam Italia riesce in ciò in cui molti non sono ancora riusciti a pieno: è capace di rappresentare la gioventù odierna in un modo molto più realistico rispetto ai tanti prodotti nostrani, e questo è sicuramente il più importante elemento che ne eleva la struttura nei confronti dei tanti altri teen drama italiani. Il realismo è dato dalla semplicità, non tanto nella ricercatezza di cliffhanger o grandi accadimenti, ma nella cura con la quale il mondo e la percezione teen di oggi è riprodotta in dettaglio sullo schermo.
Punti di vista diversi, ma in qualche modo comuni.
La comparazione non è mai funzionale: soprattutto se si guarda ai prodotti seriali della medesima piattaforma host, Skam Italia ha un linguaggio semplice e credibile, è una serie fatta di tanti silenzi, di lunghi momenti sospesi in cui nel nulla accade di tutto. È spesso questione di sguardi, parole non dette, e esitanti momenti di sconforto. I protagonisti non sono perfetti, e nella loro implicita imperfezione rivediamo l’adolescenza di ciascuno, con poche esagerazioni e spettacolarizzazioni. Skam non ha bisogno di particolari artifizi: la sua vera forza sta nel raccontare la normalità di ciascuno di noi, proponendo personaggi organici e multistrato in cui potersi rivedere anche nei minori dei dettagli.
Siamo tutti un po’ Eva, Martino, Eleonora, Sana, Silvia, Edoardo, Niccolò, Giovanni, Elia, ecc., con le loro insicurezze, paure, paranoie, ambizioni e pulsioni che ne determinano scelte ed esitazioni.
L’essenza di Skam Italia sta nell’onestà della sua storia che senza eccentriche drammatizzazioni cerca realmente di proporre un ritratto fedele di una generazione. Nella generalizzazione, la serie tv trova il dettaglio. La ricercatezza sta proprio nel lavoro stesso che ha preceduto la realizzazione dello show. Gli attori sono prevalentemente parte della generazione che portano in scena. Inoltre, per la produzione dello script, il regista principale (Ludovico Bessegato) ha lavorato per diverso tempo con una serie di licei italiani per poter cogliere al massimo l’essenza dell’animato contesto scolastico e giovanile nostrano. Skam Italia trae la sua irriproducibile e inedita forza identitaria dall’essere anomalo nel modo di porsi come racconto sincero e genuino di cosa possa voler dire essere giovani oggi in una realtà frenetica, digitalizzata e italiana a 360 gradi. Non ricorre a grandi elaborazioni e manierismi tecnici, non romanticizza situazioni che sono tutt’altro, non esagera, e mantiene il giusto equilibrio tra eccesso e formazione pur non essendo un prodotto pretenzioso ed esclusivamente moralista. Skam non fa la predica né ai suoi protagonisti, né tanto meno a noi spettatori che ne riconosciamo il riflesso sullo schermo.