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L’incomunicabilità è il grande tema di Skam Italia

ATTENZIONE: L’articolo contiene SPOILER sulle cinque stagioni di Skam Italia

Uno dei tantissimi pregi di Skam Italia è senza ombra di dubbio la presenza di una colonna sonora capace di accompagnare ogni momento della serie in maniera decisamente azzeccata. Che si tratti di brani italiani o internazionali, recenti o del passato, la musica è una componente fondamentale di Skam. Basti pensare a scene iconiche come quella in cui i ragazzi cantano Buon viaggio di Cesare Cremonini nella seconda stagione. Tra le tante canzoni che hanno arricchito la serie distribuita prima da Timvision e poi da Netflix, ce n’è una particolarmente evocativa, che porta alla mente quello che, in fin dei conti, costituisce il grande tema di Skam Italia.

Nella prima puntata della quarta stagione, le ragazze si trovano nel retro di un furgone con gli amici di Rami, il fratello di Sana. La scena è accompagnata da una delle canzoni più intime ed emozionanti della recente produzione musicale italiana, ovvero Non sei tu del cantautore romano Gazzelle. Tutti insieme, i ragazzi cantano con trasporto il brano, tranne Sana, alle prese con i suoi tormenti personali. Può sembrare una scena innocua, ma l’analisi del brano cela una riflessione ben più ampia.

La canzone parla di un amore finito, con l’amante che riflette su come i giorni continuano a passare, ma la persona perduta non torna più. Allora si abbandona ai ricordi, chiudendosi nel suo dolore, incompreso da tutto il resto del mondo. “Ma che ne sanno gli altri” è la frase che racchiude l’essenza non solo del brano, ma di tutte le cinque stagioni di Skam Italia. Nella canzone Gazzelle, con questa frase, pone l’accento sull’unicità dei sentimenti provati e sulla straordinarietà del dolore sentito dopo la rottura. Possiamo traslare questa frase a Skam e ragionare su quello che, in fin dei conti, risulta essere il grande tema che attraversa trasversalmente tutto il racconto: l’incomunicabilità.

Le tematiche di Skam Italia

Come ben sappiamo, la serie ruota intorno a un tema che si rinnova di stagione in stagione. Da Eva e la percezione esterna del suo comportamento, all’omosessualità di Martino, passando per Eleonora ed Edoardo, la questione identitaria di Sana e infine le ansie di Elia per le dimensioni del suo pene. Tutti temi intensi, vicini al mondo adolescenziale che Skam tratta, affrontati in maniera delicata, ma decisa.

Le trame delle singole stagioni vengono accompagnate da quella unica, che passa attraverso i diversi capitoli, che resta via via sfumata sullo sfondo, ma comunque presente. A dispetto della narrazione più ampia, in ogni stagione Skam centra prepotentemente il mirino sul tema e il personaggio scelto. Tuttavia, le direttrici più generali, quasi contestuali, rimangono sempre presenti, anche se più vagheggiate.

Accanto ai temi delle singole stagioni ci sono infatti molti elementi ricorrenti, appartenenti soprattutto al quel mondo adolescenziale che rappresenta sia la cornice che l’oggetto dell’intero racconto. Tra questi, l’incomunicabilità è forse il più evidente.

Skam
Sana – Skam Italia (750×428)

Il ricorrente schema dell’incomunicabilità in Skam Italia

Torniamo, dunque, a Gazzelle, alla sua Non sei tu e alla famosa frase “Che ne sanno gli altri” che ha ispirato questa trattazione. In tutte le stagioni di Skam Italia possiamo individuare uno schema ricorrente. Il protagonista della stagione vive il suo tormento personale, si rende contro del proprio malessere, ma cerca di celarlo. Martino rifiuta la sua omosessualità, Elia non manda avanti alcun rapporto sentimentale. Tutti vivono in solitudine il proprio dramma e progressivamente allontanano gli amici. Emerge sempre questa difficoltà di comunicare, questa paura non tanto di essere giudicati, ma di essere incompresi. Insomma i protagonisti vivono la propria vita in silenziosa sofferenza, isolandosi da tutti e nascondendo il proprio dolore, fino al punto di rottura.

Abbiamo visto, generalmente, ripetersi questo stesso schema: il protagonista di stagione arriva a parlare del problema solo quando viene messo alle strette ed è costretto a farlo. Solo dopo essersi allontanato da tutti e aver sperimentato la solitudine più assoluta. Questo schema si applica meno a Eleonora ed Edoardo, probabilmente perché il focus è più su una dinamica di coppia che individuale, ma per il resto è sempre presente. Eva non dice a Giovanni di Federico. Martino nasconde la sua omosessualità. Sana non parla alle sue amiche di essersi sentita vittima di razzismo. Elia nasconde fino allo stremo la sua condizione.

Poi, magicamente, arrivati al punto di rottura, i ragazzi si aprono e scoprono che parlare con i propri amici era più facile del previsto. Liberati da quel macigno della solitudine, parte la loro rinascita. I protagonisti rimettono a posto le tessere che costituiscono l’intricato puzzle che è la vita di un adolescente, fanno pace col mondo e trovano la propria strada.

Per arrivare al compimento della loro traiettoria di vita, i protagonisti di Skam passano però, inevitabilmente, per l’incomunicabilità. Quando iniziano ad accorgersi dei propri problemi, pensano che il loro dolore sia unico, che nessuno al mondo possa capirlo. Preferiscono tenere tutto dentro, per paura di esporsi, di mostrare le proprie fragilità. Fino ad esplodere, ma per fortuna gli amici ci sono sempre a rimettere insieme i pezzi.

Skam come specchio del malessere adolescenziale

Si è spesso parlato di come Skam abbia saputo tratteggiare, con maestria, moltissime dinamiche, soprattutto riguardanti il malessere, che affliggono gli adolescenti. In questo senso, “Ma che ne sanno gli altri” è la frase che maggiormente rappresenta uno dei grandi ostacoli di quell’età complessa. Per gli adolescenti, l’incomunicabilità è un tema molto importante. La convinzione di non essere compresi, di essere soli al mondo, di provare sensazioni e sentimenti che gli altri non possono nemmeno immaginare, è una tendenza comune. Ciò si deve, probabilmente, al fatto che si tratta della prima volta che ci si trova davanti a problematiche serie, non si ha esperienza su come affrontarle. D’altronde questa è un’età di passaggio, in cui il lato adulto e quello fanciullesco convivono a forza, ed è normalissimo non avere tutti gli strumenti per affrontare gli ostacoli della vita.

Con la sua solita eleganza, Skam affronta un problema generazionale, mostrando come l’isolamento non è mai la soluzione giusta. C’è, sicuramente, un bel po’ d’ingenuità nella facilità con cui poi i problemi si risolvono una volta palesati, ma ciò che conta è il messaggio trasmesso. La serie vuole portare gli adolescenti fuori dal loro guscio, fargli capire che il confronto col mondo esterno è vitale. Così, quel brano di Gazzelle piazzato in maniera un po’ casuale all’inizio della quarta stagione assume una connotazione centrale in tutta la riflessione intorno a Skam Italia.

Probabilmente Non sei tu non è stata messa nella colonna sonora con questo preciso intento. Tuttavia è sempre bello riflettere su come gli elementi poi s’incastrano alla perfezione e insieme acquistano valore. Le grandi serie si misurano dai dettagli e in tal senso dobbiamo riconoscere a Skam Italia una maestria non comune nel raccontare un mondo particolare in tutte le sue problematiche.

Come ha fatto con i singoli temi stagionali, la serie prende anche la grande questione dell’incomunicabilità e la affronta in maniera delicata, ma decisa. “Ma che ne sanno gli altri” è la frase che racchiude l’essenza di cinque stagioni di Skam, quella che porta i protagonisti al malessere e al punto di non ritorno, prima della rinascita che si verifica solo quando si capisce che invece gli altri sanno, e possono aiutare moltissimo.