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6 scene delle Serie Tv talmente crude che mi hanno provocato nausea e capogiro

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Game of Thrones, Vikings, Sons of Anarchy, Black Mirror, Mindhunter, Narcos, The Walking Dead, 13 Reasons Why, Breaking Bad e Daredevil.

Senza show come Mad Men, Breaking Bad e Game of Thrones, la Golden Age of Television non sarebbe mai stata possibile. Una nuova era per la serialità, che è riuscita a portare sul piccolo schermo drammi reali e credibili, facendo affidamento tanto sulle emozioni umane quanto su momenti incredibilmente disturbanti. Sono infatti tanti gli show che hanno sfruttato il “fattore shock” nei loro episodi, mostrandoci eventi talmente crudi da farci rivoltare lo stomaco. Ma per quanto brutale, la violenza fisica e psicologica mostrata in molte di queste scene è stata uno strumento narrativo fondamentale, che fosse per rivelare il peggio dell’umanità, le usanze di vecchi popoli o la fredda disumanità di criminali efferati.

Di momenti scioccanti e nauseanti ne abbiamo visti tanti nel corsi degli anni: la morte di Glenn in The Walking Dead, lo stupro di Tyler in 13 Reasons Why, l’omicidio di Tara in Sons of Anarchy. Bisogna poi citare la morte di Victor per mano di Gus Fring in Breaking Bad, così come la decapitazione di Anatoly perpetuata da Kingpin in Daredevil. E che dire delle numerose scene disturbanti in American Horror Story: Hotel e Hannibal?

Ma questo è solo l’inizio! Vediamo dunque insieme 6 scene delle Serie Tv talmente crude che ci hanno provocato nausea e capogiro.

Il Red Wedding (Game of Thrones)

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Quando si parla di scene crude, non si può non citare il famigerato Red Wedding. La violenza ha sempre fatto parte di Game of Thrones, ma ciò che accade al matrimonio di Edmure Tully e Roslin Frey è profondamente disturbante. Un momento iconico che ha segnato la storia di Game of Thrones, ma che allo stesso tempo ha scioccato gli spettatori come pochi altri risvolti narrativi, salvo forse la brutale morte di Oberyn Martell. Ciò che ha reso le Nozze Rosse così impattanti e memorabili è la costruzione della scena stessa che, da un momento di gioia e festeggiamenti sfocia in un vero e proprio inferno, annunciato dalle cupe note di “The Rains of Castamere”.

Una canzone che, a differenza di Robb, viene notata immediatamente dalla saggia Cateleyn, gettando sul suo volto un’ombra d’inquietudine e tragica consapevolezza. Da lì, tutto degenera: gole sgozzate, frecce impazzite, un massacro indiscriminato dentro la sala così come nel cortile della dimora dei Frey. Uno ad uno, gli Stark che amavamo vengono trucidati, colpiti da un tradimento ancor più ignobile se si considera la legge d’ospitalità che vige a Westeros. Nonostante tutta la scena sia scioccante, ciò che più di tutto ci ha provocato nausea e capogiro è l’uccisione di Talisa, pugnalata al ventre mentre aspetta quel bambino che non vedrà mai la luce del giorno. Così come non la rivedranno mai più neanche Robb e Cat, l’uno pugnalato al cuore e l’altra sgozzata con freddezza dopo aver rilasciato uno degli urli più strazianti della serialità.

L’Aquila di Sangue (Vikings)

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Un vero e proprio romanzo della nostalgia, Vikings ci ha trasportato nell’era dei grandi vichinghi, fra muri di scudi, nuove scoperte e grandi battaglie. Così come Game of Thrones, lo show di History non si è mai infatti tirato indietro dall’utilizzo di sangue e violenza, parte integrante di quello che era il mondo vichingo. Nel corso degli episodi abbiamo visto persone tagliate a metà, sfregiate da spade e impalate su lance. Ma l’atto più brutale che lo show ci ha mostrato è sicuramente l’Aquila di Sangue: un metodo di tortura che consiste nel recidere le costole dalla colonna vertebrale ed estrarre i polmoni dalla cassa toracica per simulare un paio di ali.

Considerando che le loro storie dei vichinghi sono state riportate perlopiù in saghe, poesie e racconti, è possibile che l’Aquila di Sangue non sia mai stata reale, quanto più una licenza creativa. Tuttavia, ciò non toglie il fatto questo metodo d’esecuzione sia uno dei più brutali e terrificanti dello show. Nel corso delle stagioni, sono due i personaggi che hanno incontrato questo destino: Jarl Borg e Re Aelle. Ci vogliamo soffermare però sul primo, la cui punizione è stata catturata in una delle scene più crude e viscerali di Vikings.

Accompagnata da una musica quasi primordiale, l’esecuzione di Borg si scopre in un gioco di luci e ombre, di inquadrature strette che non ci mostrano mai direttamente ciò che sta succedendo, ma che bastano per farci immaginare la brutalità perpetuata da Ragnar. È nei dettagli che questo momento trova la sua dimensione più disturbante: sangue, teschi, un’aquila, l’orrore sul volto dei partecipanti. E il volto di Borg che, nonostante il dolore, non emette un solo suono, guadagnandosi così il suo posto nel Valhalla. La lunghezza della scena contribuisce a rendere il tutto ancora più nauseante, culminando infine in un’inquadratura dall’alto che ci lascia intravedere il terribile “capolavoro” di Ragnar.

Otto si mozza la lingua (Sons of Anarchy) 

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Così come Game of Thrones, anche Sons of Anarchy ha potuto contare su un cast corale.

Intorno a Jax Teller ruotano infatti diversi personaggi che hanno contribuito a costruire le fondamenta dello show, così come a mostrarci la complicata vita dei SAMCRO. Fra le personalità marginali più d’impatto bisogna sicuramente citare Otto Delaney, membro di vecchia data dei Sons e una delle figure più tragiche della serie. Chiuso in prigione per tutta la durata dello show, sin dall’inizio si distingue grazie all’amore incondizionato per Luann, così come all’irremovibile fedeltà nei confronti del club.

Anche se gli verrà proposta più volte la possibilità di diminuire la sua pena passando informazioni sui suoi fratelli, Otto rimarrà sempre fedele (o quasi) al club. Ma nonostante ciò, l’uomo perderà comunque ogni cosa: la libertà, la moglie, la vista, la sua sanità mentale e dignità. Così come la sua lingua, che si mozzerà da solo pur di dimostrare a Lee Toric, ex-US Marshall e fratello dell’infermiera che aveva ucciso, di non essere un traditore. Brutale e grottesca, la scena in questione ha preso completamente alla sprovvista gli spettatori che, pur essendo abituati alla violenza dello show, si sono ritrovati a dover distogliere lo sguardo, mentre Otto getta la sua lingua mozzata verso Toric.

Il rapporto sessuale del Primo Ministro con il maiale (Black Mirror)

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Con i suoi episodi antologici, Black Mirror ci ha mostrato un futuro non troppo lontano che ci ha spinto a riflettere sulla natura umana, così come sul nostro rapporto con la tecnologia. Attraverso i suoi scenari estremi (ma non impossibili), lo show ha saputo mettere in luce le paure e paranoie che ci attanagliano, le curiosità perverse che spesso finiamo per assecondare proprio con gli schermi neri del titolo nonostante la nostra dichiarata moralità. Dunque, l’intenzione dello show è stata chiara sin da subito: il più grande problema non è la tecnologia, ma l’utilizzo che ne facciamo. Una verità che in The National Anthem ci viene esposta con una forza disarmante.

Dopo il rapimento della Principessa Susannah, la richiesta del rapitore per la sua liberazione genera ugualmente sdegno e morbosa curiosità. Difatti, ciò che viene richiesto al Primo Ministro inglese non viene visto con empatia, ma come un grottesco spettacolo le cui sorti verranno plasmate tanto dai media quanto dall’opinione di una massa fredda e facilmente influenzabile. La popolazione inglese diventa così complice di un dramma che, pur avendo sfumature satiriche, è pur sempre un dramma, che culmina con lo sconvolgente rapporto sessuale di Michael Callow con un maiale.

Così come Vikings, Black Mirror non ci mostra molto dell’atto in sé, ma l’attenzione degli spettatori inglesi e la disperazione del Primo Ministro sono sufficienti per creare un profondo senso di disgusto e sconforto. Si tratta infatti di una perfetta e nauseante rappresentazione della società attuale, desensibilizzata al dolore altri e sempre pronta ad esprimere il proprio consenso – o disappunto – senza tener conto delle conseguenze sul prossimo.

L’attacco di panico di Holden (Mindhunter)

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Mindhunter ha sempre avuto la capacità di turbare gli spettatori, conducendoci nelle distorte ma affascinanti menti criminali dei serial killer. Tuttavia, lo show non ci ha mostrato solo la nascita di una nuova metodologia di profilazione criminale, ma anche l’evoluzione dei protagonisti, in particolare quella di Holden Ford. Brillante e curioso, non ha mai nascosto la sua attrazione per i criminali intervistati. Una fascinazione per l’orrifico e il degrado che lui stesso sublimerà così da renderli tollerabili per la sua mente razionale.

Sin dall’inizio, Holden sente infatti il bisogno di capire il diverso, di indagare i meccanismi delle menti dei serial killer. Una necessità che viene soddisfatta dalla ricerca portata avanti con i suoi colleghi, ma che lo spingerà sempre di più a ricorrere a metodi poco ortodossi, sicuro di avere tutto sotto controllo. Perso nella sua arroganza, l’uomo ricorrerà sempre più al suo istinto, a giudizi affrettati e boriosi che non solo porteranno al tentato suicidio di Ed Kemper, ma anche a un devastante crollo psicologico.

Il confronto con Kemper, contraddistinto come sempre da una calma agghiacciante, lo pone finalmente di fronte a una grande verità: nonostante i risultati ottenuti, ci sono forze in questo mondo che non può controllare o capire. Così come in lui ci sono tratti che più volte aveva trovato nei serial killer analizzati. Una realizzazione terrificante che, insieme all’abbraccio di Kemper, faranno scattare un attacco di panico incontrollabile. Ed è così che Holden torna finalmente con i piedi per terra, consapevole della sua mortalità, della sua mancanza di controllo.

E che “quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro”.

L’esecuzione di Claudio Salazar (Narcos)

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Dopo la morte di Pablo Escobar alla fine della seconda stagione, Narcos ha deciso di spostare il suo focus sul Cartello di Cali, mettendo sin da subito in luce le differenze con quello di Medellín. Mentre l’impetuoso Escobar era un uomo dei quartieri poveri che cercava il consenso e il supporto della massa, i “Caballeros de Cali” agiscono invece nell’ombra, senza troppo chiasso, infiltrandosi in ogni tessuto della società e pagando enormi cifre in mazzette. Al vertice del Cartello troviamo infatti gente benestante che vive nella ricchezza scaturita dalla vendita di droga, uno scenario diverso rispetto a quello delle stagioni precedenti.

Ma nonostante la 3×01 abbia un’atmosfera inedita e un andamento quasi sereno, non ci vorrà molto prima che ci venga mostrato di cosa siano capaci questi uomini. Il perfetto esempio lo troviamo nel finale dell’episodio, di cui Pacho Herrera è protagonista. Un personaggio molto amato dal pubblico, dotato di un potere che trasuda in ogni suo gesto nonostante i modi calmi. La scena viene infatti costruita per depistare gli spettatori, dando loro un falso senso di tranquillità per poi rigirare il loro stomaco pochi minuti dopo.

Raggiunto un locale per una regolazione dei conti con Claudio Salazar, Pacho passa da un’intenso e sensuale ballo con un altro uomo a una dimostrazione di cruda e nauseante violenza. Dopo aver spaccato una bottiglia in testa al nemico, Pacho fa legare i suoi arti a quattro motociclette, smembrandolo fra urla disperate. Si tratta di un momento rivoltante, che riesce a colpire ancor di più gli spettatori a causa della calma che aveva contraddistinto l’episodio. Un colpo di scena inaspettato che, da solo, riesce a farci rivalutare tutto ciò che avevamo visto prima.

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