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Oberyn Martell, la fatale imprudenza della vendetta

Se con le sue ultime stagioni Game of Thrones ha deluso le aspettative di molti, con la quarta ha raggiunto invece uno dei suoi momenti più alti. Con la morte di Joffrey le carte in gioco vengono infatti rimescolate, ponendo i protagonisti di fronte nuove difficoltà. E mentre le personalità che già conoscevamo si avviano verso il capitolo successivo, un nuovo giocatore entra nell’arena di Approdo del Re: stiamo parlando di Oberyn Martell, personaggio portato alla vita dall’incredibile Pedro Pascal (che rivedremo nei panni di Joel nell’adattamento di The Last of Us). Principe di Dorne e secondogenito della casata Martell, Oberyn è stato una boccata d’aria fresca per lo show. La Vipera Rossa è circondata infatti da un’aria esotica, misteriosa e pericolosa, tutte qualità che ci hanno spinto immediatamente a volerne sapere di più.

Dal fascino innegabile, Oberyn è riuscito a conquistare gli spettatori sin dalla sua prima comparsa, e a buon ragione. Già nelle prime scene che lo vedono protagonista è chiaro quanto sia brillante e astuto, ma anche quanto possa essere letale. Capace di tener testa a Tywin e Tyrion, dimostra di avere una mente acuta e una lingua tagliente, così come una grande apertura mentale che avevamo trovato solo in pochi altri personaggi. Il principe è infatti uno specchio di Dorne, settimo regno di Westeros che, pur essendo guardato con sufficienza dagli altri, è quello più progressista.

Difatti, Oberyn è il principe di una eccellente casata, un grande guerriero temuto in tutti i sette regni.

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Colto e raffinato, ha viaggiato per tutto il mondo e coltivato idee innovative, almeno per il mondo di Game of Thrones. Dunque, pur essendo ritenuto un selvaggio insieme al suo popolo, in realtà la Vipera fa parte di una civiltà più avanzata rispetto a quella degli altri regni. Di una realtà che lo ha educato e forgiato, ma anche reso compassionevole: il principe infatti non giudicherà mai Tyrion, né tantomeno le origini o le inclinazioni sessuali di chi lo circonda. La serie ci introduce così a un uomo che rappresenta i concetti di decenza e giustizia. Una figura eroica di cui lo show aveva davvero bisogno, soprattutto nella storyline di Approdo del Re dominata dai Lannister.

Ma nonostante ci venga presentato come un personaggio positivo, il principe è mosso da un sentimento oscuro. Il desiderio di vendetta è infatti ciò che mette in moto il suo arco narrativo, ciò che lo definisce maggiormente. Anche se abbiamo la possibilità di conoscere altri aspetti della sua personalità (la bisessualità, l’amore per le figlie e l’accettazione del diverso, per citarne alcuni), è nella sua ricerca della giustizia che vediamo tutto il suo ardore, la sua rabbia, il suo dolore. Le morti di Elia e i nipoti lasciano una ferita profonda e infetta nel suo cuore, un tormento insopportabile che sa di poter placare solo vendicando la sua famiglia.

L’ingiustizia che ha subito, così come il suo modo di pensare, fanno sì che il pubblico si schieri immediatamente dalla sua parte. Ma il suo desiderio di vendetta, per quanto comprensibile, rappresenta anche un errore fatale.

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In ogni caso, è da qui che ha inizio la sua storia nella quarta stagione, un percorso che trova respiro grazie all’incarcerazione di Tyrion. La sua richiesta di un processo per combattimento apre la porta all’opportunità che Oberyn stava aspettando da anni: uno scontro con Gregor Clegane, l’assassino di suo sorella. Un combattimento che all’inizio sembra assolutamente impari, soprattutto se si considera la stazza e la reputazione del braccio destro dei Lannister. Ma una volta che il principe inizia a combattere, le cose cambiano: se da un lato abbiano un bruto capace di intimidire chiunque gli si presenti davanti, dall’altra scopriamo una “vipera” sfuggente, rapida e letale.

Lo scontro fra i due è costruito egregiamente: Oberyn si muove con maestria e leggerezza, salta e gira intorno a Clegane senza mai avvicinarsi troppo, guidando con astuzia la sua lancia. In ogni suo movimento e scelta c’è tutta la raffinatezza di cui vi abbiamo parlato prima. Al contrario, la Montagna incarna la natura animalesca dell’umanità: armato di una spada gigante, si lancia nell’arena fendendo l’aria, calciando e tirando pugni, sfruttando solo la forza bruta piuttosto che una tecnica vera e propria. La loro lotta diventa così una contesa fra civiltà e barbarie, fra la speranza di un futuro diverso e la violenza del passato e presente. E in un primo momento, è la civilizzazione di Oberyn a prevalere sulla rozzezza della Montagna.

Ma più il principe si avvicina alla vittoria, più la sete di vendetta ha la meglio sulla sua umanità.

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Dopo aver ferito a morte l’avversario, Oberyn infatti non si ferma. Accecato dalla rabbia, non può che pretendere la confessione che ha cercato di strappargli durante tutto il combattimento.

Aspetta, stai morendo? Oh no no, non te la puoi cavare così! Devi ancora confessare! Dillo, dì il suo nome! Elia Martell. Tu l’hai stuprata e ucciso i suoi figli! Elia Martell! Chi è che diede quell’ordine? CHI È CHE DIEDE QUELL’ORDINE? Dì il suo nome! L’hai stuprata, l’hai ammazzata, hai ucciso i suoi figli! Dillo, dì il suo nome! DILLO!

La Vipera sa già qual è la verità, sa che la Montagna (e Tywin Lannister indirettamente) è il responsabile dell’atrocità che ha colpito la sua famiglia. Ma tutto il dolore e risentimento provati nell’ultimo decennio scoppiano di fronte al silenzio del suo avversario. Ed è così che la sua furia aumenta sempre di più, lo inghiottisce per intero strappando via tutta la sua umanità, la sua civiltà. Quell’esempio d’intelletto che avevamo conosciuto negli episodi precedenti lascia il posto a un animale ferito e feroce. Un predatore che sovrasta e gira famelico intorno alla sua preda, gridando accuse e vomitando tutto il veleno accumulato negli anni. L’eleganza lascia il posto al delirio, e la ragione alla follia.

In quel momento Oberyn regredisce a uno stato quasi primordiale. È una bestia selvaggia, ed è proprio questo che gli costerà la vita. Perché in uno scontro fra bestie, l’unico vincitore non può che essere la Montagna.

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Ed è così che Oberyn va incontro a una delle morti più brutali di Game of Thrones.

Sarà che dopo tre stagioni ormai avevamo imparato a conoscere lo show, ma nel momento in cui il principe di Dorne solleva lo sguardo e sorride alla sua Ellaria, sapevamo che la situazione sarebbe precipitata. D’altronde, nel mondo di Westeros è proprio nei momenti di felicità che molti personaggi hanno incontrato la loro fine. Con la stessa velocità con cui aveva conquistato il suo vantaggio, Oberyn viene atterrato e colpito talmente forte da fargli sputare i suoi stessi denti. Inoltre, come se non bastasse, la Montagna lo sovrasta, affonda i pollici nei suoi occhi fino a schiacciare completamente il suo cranio.

Non è di certo la prima volta che lo show ci mostra un epilogo cruento e inaspettato. Basti pensare alla decapitazione di Ned (di cui Sean Bean è tornato a parlare recentemente), o al famigerato Red Wedding. Ma sia Lord Stark che Robb erano stati vittime di intrighi politici: entrambi muoiono poiché incapaci di giocare al gioco del trono con la stessa abilità dei loro avversari. Sono vittime tanto delle loro limitazioni quanto delle macchinazioni di Cersei, Tywin e Walder Frey. Ma per quanto questi momenti siano stati traumatici, la morte di Oberyn è talmente rivoltante e fulminea da lasciarci completamente spiazzati.

Durante lo scontro tutti eravamo sicuri che l’uomo avrebbe vinto. Una convinzione non solo nostra, ma anche del pubblico presente al combattimento. È per questo che poi l’epilogo del principe finisce per colpirci tanto. Non è solo la fine di uno dei personaggi più affascinanti di Game of Thrones, è il trionfo della violenza sulla civiltà, della brutalità di Approdo del Re sulla raffinatezza di Dorne. È una sconfitta su più livelli, e la condanna finale per lo stesso Tyrion, che passa dall’aver trovato un campione all’altezza del fratello a dover affrontare il suo ingiusto destino.

La morte di Oberyn è efficace perché incarna l’ideale della civilizzazione che viene sopraffatta dalla barbarie. Nel suo declino, la sua umanità viene strappata via, mentre affronta le conseguenze del desiderio di vendetta.

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Consumato da questo bisogno oscuro, l’uomo viene deumanizzato completamente. Continuando sulla strada intrapresa, finisce per firmare la sua condanna a morte, nonostante le sue motivazioni fossero più che legittime. Gli stessi spettatori credevano nella causa di Oberyn, un uomo alla ricerca della giustizia in un mondo palesemente ingiusto. Ma la vera giustizia fondamentalmente riguarda il fiorire, l’affermazione dell’umanità, il progresso della civiltà. E purtroppo Oberyn era alimentato più dalla sete di vendetta che da tutto questo. Ed è così che il principe dorniano che amava tanto la vita incontra un finale tragico, soccombendo al suo unico ma fatale vizio.

E a Westeros così come nel nostro mondo un unico vizio è sufficiente per annientarci completamente, se alimentato e assecondato fino alla fine.

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