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Storie di personaggi finiti nel dimenticatoio – Game of Thrones: Lyanna Stark, l’amore che causò una guerra

Ci sono personaggi che restano presenti sulla scena per poco tempo ma che riescono a lasciare un segno indelebile in tutti coloro che li hanno amati e hanno amato la serie che li ha ospitati. Oggi parliamo di un personaggio di Game of Thrones che ha segnato la storia della serie pur comparendo per pochissime scene. Lyanna Stark, sorella di Eddard, Brandon e Benjen, sposa in segreto di Rhaegar Targaryen e madre di Aegon Targaryen VI, che per tutta la vita sarà chiamato Jon Snow.

Lyanna è un personaggio che riesce a segnare Game of Thrones pur nell’assenza: sono più le scene che ritraggono la sua statua nelle cripte di Grande Inverno che quelle che ce la mostrano in vita, eppure lei è una presenza nascosta e costante per tutta la serie. In diversi momenti della serie la sua figura viene evocata, di solito per analogia con il personaggio di Arya Stark, la figlia di Ned, che ha ereditato il carattere selvaggio della zia e che la ricorda molto anche fisicamente, con quei capelli scuri, gli occhi grigi e il viso allungato. “Io però non sono bella come lei”, riflette tra sé e sé amaramente Arya, che sente comunque un legame con la zia, con la quale condivide la passione per la vita all’aria aperta, il combattimento e l’indole libera e disobbediente.

Guardando la figlia provare una piccola spada nel cortile di Grande Inverno, nei primissimi episodi di Game of Thrones, Eddard ha sicuramente un tuffo al cuore: per lui è come tornare indietro nel tempo, quando era sua sorella Lyanna a scorrazzare in cortile giocando alla guerra con i fratelli e, probabilmente, suonandogliele di santa ragione.

E sarà proprio così che conosceremo Lyanna di persona, attraverso le visioni di Bran, molto tempo dopo.

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La ragazza cavalca intorno ai fratelli, noncurante dei loro rimproveri. Lo “spirito del lupo” non si può imbrigliare. Se Brandon Stark era il “lupo selvaggio”, Eddard il “lupo quieto” e Benjen il “lupo cucciolo”, Lyanna Stark era sicuramente il “lupo irrequieto”.

Tanto bella quanto di carattere indomito: il genere di ragazza che non lascia che siano gli altri a decidere per lei. Né sulle sue passioni, tantomeno su chi dovrà sposare, infatti lord Rickard Stark la promette in sposa a Robert Baratheon, all’epoca giovane e bello ma chiassoso, prepotente e incapace di restare troppo a lungo nel letto di una sola donna.

Robert, quando la vede, se ne innamora a prima vista. Quel genere di sentimento che è più simile a un’infatuazione che a vero amore. Non la conosce, probabilmente non le ha nemmeno mai parlato, eppure è ossessionato da lei. Eddard, migliore amico e in seguito prezioso alleato nonché Primo Cavaliere di Robert, cerca di fargli capire che Lyanna non è il genere di ragazza che sta al suo posto: “se conoscessi mia sorella, cambieresti idea su di lei”.

A Robert dice così ma a Lyanna, altrettanto dubbiosa sull’unione con quell’uomo così volgare, dice che Robert sarebbe cambiato per lei, che avrebbe abbandonato le sue abitudini adultere per amore suo. Non sappiamo come sarebbe andata davvero, quanto Lyanna avrebbe resistito a fianco di un uomo che avrebbe provato a reprimerla fin dal primo istante della loro unione, ma non ha importanza: Lyanna sceglie da sola, decide che non sposerà mai Robert e che sarà artefice del suo destino, contro tutto e tutti.

In Game of Thrones gli eventi del torneo di Hannenhal vengono sempre raccontati dalla prospettiva maschile. È Rhaegar Targaryen, il principe ereditario figlio del Re Folle, che vince il torneo dei cavalieri e sceglie di incoronare Regina d’amore e bellezza Lyanna Stark, ignorando la moglie Elia Martell. È Rhaegar a provocare lo sgomento dei presenti, deponendo la corona di rose blu dell’inverno nel grembo di Lyanna: “Non pensavo che tutte quelle persone potessero fare un tale silenzio”, racconterà Barristan Selmy, ultimo cavaliere a battersi contro Rhaegar, a Daenerys Targaryen anni dopo, descrivendo gli eventi di quel giorno.

Ma è Lyanna a scegliere di seguire il principe dai capelli d’argento, quel principe che gli dèi, alla sua nascita, avevano benedetto con il lancio giusto della moneta, dal lato del genio e della saggezza e non dal lato della follia e della morte. Quel principe che, sempre nelle parole dell’amico Barristan Selmy, amava cantare e odiava uccidere. Lyanna deve aver intravisto questo, nel fenomenale contendente del torneo: un’anima simile alla sua, altrettanto incompresa, e ha deciso di seguirlo.

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Anche gli eventi successivi al torneo di Harrenhal, che segna il primo, fatale incontro tra Lyanna e Rhaegar, vengono raccontati unicamente dalla prospettiva maschile. Sono Arthur Dayn e Oswell Whent a “rapire” Lyanna, su ordine di Rhaegar. È Robert Baratheon, folle di rabbia, a cominciare la ribellione che metterà a ferro e fuoco la capitale e i Sette Regni, portando alla destituzione della casa Targaryen, che sarà quasi interamente sterminata.

Ma è sempre Lyanna a scegliere di fuggire con Rhaegar e sposarlo in segreto a Dorne, sicuramente non immaginando che la sua fuga avrebbe provocato una guerra civile. È lei a decidere di donarsi a lui e di prendere quest’uomo, già con moglie e figli, per sé. “L’amore di Lyanna e Rhaegar causò migliaia di morti”, racconterà amaramente Barristan Selmy, sempre a Daenerys, anni dopo.

Due amanti in fuga, un rapimento, una guerra civile che insanguina due fazioni contrapposte: i richiami di Game of Thrones alla prima, grande storia epica della cultura occidentale, l’Iliade, sono evidenti. Lyanna, però, è una Elena di Troia con una personalità decisamente più forte, che si autodetermina, che sarebbe scesa in battaglia a cavallo lei stessa a difendere le sue scelte, se la morte non glielo avesse impedito.

La verità su Lyanna e Rhaegar resterà nascosta per troppi anni, offuscata dalla bugia più infamante, ossia che il giovane principe avesse rapito e violentato la giovane. La verità si svela agli occhi di Bran, l’unico che può vederla, durante uno dei suoi “viaggi” psichici a fianco del Corvo con tre occhi. La cerimonia a Dorne, le promesse che si scambiano gli innamorati, il tenero bacio che dimostra che sì, Rhaegar amava Lyanna. Per lei avrebbe messo a ferro e fuoco il mondo, e così è stato.

L’amore dei due giovani infiamma i Sette Regni, portando all’annientamento di migliaia di vite, tra cui quella della famiglia di Rhaegar. Sua moglie Elia verrà uccisa insieme ai suoi figli: il tentativo di vendicarla da parte del fratello, Oberyn Martell, finirà anch’esso nel sangue. Chiunque porta il nome Targaryen viene sterminato o costretto all’esilio. Daenerys è un’inconsapevole profuga, insieme al fratello Viserys, della guerra che l’altro suo fratello aveva contribuito a scatenare.

Da tutta questa morte, però, qualcosa si salva: un bambino, che Lyanna morente affida nelle braccia di Ned, accorso alla Torre della Gioia dove sua sorella è tenuta, secondo lui, in ostaggio. La verità sull’amore segreto di Lyanna e Rhaegar, prima di arrivare agli occhi di Bran, sarà custodita per anni nell’orecchio di Ned, al quale la sorella morente bisbiglia: “si chiama Aegon Targaryen, devi proteggerlo. Promettilo, Ned”.

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“Promettilo, Ned”. La frase che tormenterà la coscienza di Eddard Stark per il resto della vita.

Forse Ned, nella sua coriacea moralità, si convince addirittura di aver avuto una qualche responsabilità nella morte della sorella. Se fosse stato più risoluto a spingerla tra le braccia di Robert, lei non sarebbe morta, non sarebbe morto nessuno. Sarebbe morto il suo spirito ribelle, di lunga agonia a fianco di un uomo che non la meritava, ma lei sarebbe viva.

Lyanna Stark continuerà a vivere attraverso suo figlio, quel bambino di cui intravediamo i profondi occhi neri, che si riflettono in quelli, malinconici, di Jon Snow. Un personaggio in cui vive un barlume dello spirito di sua madre: la sensazione di non trovare il proprio posto nel mondo, l’insofferenza alle regole, il senso morale che contraddistingue gli Stark. L’amore per la libertà, per la vita all’aria aperta, per quegli animali nei quali intravede una scintilla della propria natura selvaggia, i lupi.

La vita di Lyanna Stark è stata breve, quanto la vita delle candele che Ned continuerà ad accendere nella cripta di Grande Inverno, davanti alla statua che la ritrae. Quella statua che, a detta di tutti, non è riuscita a catturare la sua bellezza. Perché la bellezza di Lyanna Stark, più che nel suo aspetto, è nel suo spirito, ed è breve e fugace come la luce di una candela, come una risata, come una cavalcata in un cortile.

Come le rose blu che appassiscono nel suo grembo, unico dono di un amore che non ha mai potuto vivere fino in fondo.

Giulia Vanda Zennaro