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Ghostbusters: Minaccia Glaciale – La Recensione di un piacevole ma tiepido sequel

A distanza di qualche anno dal ben riuscito Ghostbusters: Legacy, Jason Reitman e Gil Kanan tornano a collaborare in Ghostbusters: Minaccia Glaciale. E, dopo aver traferito le vicende degli Acchiappafantasmi nelle sperdute pianure dell’Oklahoma, ora, per il nuovo sequel si ritorna alle origini. Infatti, i protagonisti daranno la caccia ai fantasmi tra le affollate vie di New York, mentre un’antica divinità dai glaciali poteri minaccia di annientare l’umanità.

Ghostbusters: Minaccia Glaciale – La trama del film

La famiglia Spengler si è trasferita a New York, prendendo possesso della vecchia caserma dei pompieri ed ex quartier generale degli Acchiappafantasmi. Cortesia di Winston Zeddemore, diventato un filantropo miliardario dagli interessi paranormali. Così, Callie Spengler (Carrie Coon), i figli Trevor (Finn Wolfhard) e Phoebe (Mckenna Grace) e l’ex professore di chimica Gary (Paul Rudd) tornano a New York e diventano i nuovi protettori della città dalle entità paranormali.

Peccato il sindaco Walter Peck (William Atherton) non sia per nulla felice del loro caos e non veda l’ora di poterli affossare definitivamente. Ed è proprio Peck a ordinare che Phoebe, ancora minorenne, venga esclusa dalla caccia ai fantasmi, provocando così la ribellione della giovane Spengler. Nel tentativo di calmarsi, Phoebe si ritrova a fare amicizia con un fantasma di nome Melody (Emily Alyn Lind), morta in un incendio.

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Una scena del film Ghostbusters: Minaccia Glaciale

Intanto Ray Stantz (Dan Aykroyd) e il suo nuovo aiutante Podcast (Logan Kim) entrano in possesso di una misteriosa sfera di ottone, che attira i fantasmi e li soggioga. A portarla nel negozio di Ray è stato Nadeem Razmaadi (Kumail Nanjiani): la sfera apparteneva alla sua defunta nonna, che la custodiva in una camera di contenimento.

Purtroppo, l’entità che si nasconde nella sfera inizia a manifestare i suoi poteri e minaccia di ricoprire New York in una coltre di ghiaccio. Così, alle vecchie e nuove leve degli Acchiappafantasmi non resta che unire le forze ancora una volta per sventare la minaccia.

Non si può contare solo sul passato, se ci si dimentica del futuro

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Paul Rudd, Carrie Coon e Mckenna Grace in una scena del film Ghostbusters: Minaccia Glaciale

Con Ghostbusters: Minaccia Glaciale è più chiaro che mai che il franchise, se vuole davvero sopravvivere, non può contare sul passato, dimenticandosi di guardare al futuro. Le solide basi gettate con Legacy, qui subiscono un appiattimento, a fronte di un ripetitivo sguardo al passato, che sa di stantio e che non riesce più a emozionare.

Trasportare la storia a New York doveva creare un collegamento con i primi due film diretti da Ivan Reitman e dare il via a un nuovo ciclo di avventure per i Ghostbusters (capostipiti di una lunga lista di serie tv e film sul paranormale) . Tuttavia, della città vediamo poco e niente, se non l’amata caserma dei pompieri e quartier generale degli Acchiappafantasmi.

Le pianure dell’Oklahoma del vecchio film avevano accolto i semi di una nuova generazione di cacciatori di fantasmi. Ma tra gli edifici della Grande Mela i germogli appena nati non sembrano in grado di crescere adeguatamente. Non solo per l’ombra dei grattacieli, ma anche per quella di un passato che viene forzatamente inserito nella storia, ma la cui utilità è ormai esaurita.

In Ghostbusters: Minaccia Glaciale come sono stati gestiti i personaggi?

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Bill Murray nel film Ghostbusters: Minaccia Glaciale

Ovviamente, è sempre una gioia per gli occhi rivedere la vecchia guardia dei Ghostbusters, compresa l’ironica Janine Melnitz (Annie Potts), armarsi ancora una volta per salvare il mondo. E Aykroyd e Bill Murray rubano la scena ogni volta che appaiono. Ma si ha l’impressione che il nuovo cast venga schiacchiato e non sia in grado di esprimersi liberamente. Enormemente sacrificati risultano i personaggi di Paul Rudd– conoscevate tutte queste curiosità su di lui? -, Carrie Coon e Finn Wolfhard (protagonista della serie Netflix Stranger Things). Quest’ultimo, in particolare, diventa il pretesto per rivedere Slimer e strizzare l’occhio ai film degli anni ’80, ma nulla di più.

Altrettanto sprecata è la new entry di Patton Oswald, che interpreta il professor Hubert Wartzki, sfruttato per regalarci lo spiegone di turno e poi dimenticato. Ci si riprende, invece, con Nadeem (Kumail Nanjiani): un ottimo mattatore, con una chaotic energy che stempera i toni già scanzonati del film.

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Kumail Nanjiani e Finn Wolfhard in una scena del film Ghostbusters: Minaccia Glaciale

Più approfondita è invece la Phoebe Spengler di Mckenna Grace (che abbiamo visto in The Haunting of Hill House), qui in piena crisi adolescenziale e forse uno dei membri più interessanti della nuova generazione. Se le voci di un franchise a lei interamente dedicato si rivelassero vere, sarebbe interessante vederne gli sviluppi. Phoebe è decisamente l’anima di Ghostbusters: Minaccia Glaciale e riesce a catturare lo sguardo degli spettatori ogni volta che appare sullo schermo.

Un sequel che regala qualche brivido di piacere, ma risulta alla fine molto tiepido

L’idea di portare sullo schermo una divinità che gelasse il sangue nelle vene dalla paura è un punto a favore del sequel. Ma la sua riuscita non è forse delle migliori, tanto che la minaccia glaciale finisce per regalare solo qualche tiepido brividino. Intendiamoci: Ghostbusters non ha mai avuto la pretesa di presentare fantasmi e creature paranormali davvero spaventose. Ma almeno che strappassero un sorriso o uno sguardo di meraviglia. In questo caso, purtroppo, non ci siamo.

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Mckenna Grace in una scena del film

Ritroviamo però la leggerezza, le battute al vetriolo, ottimi effetti visivi e un generale senso di ritorno a casa. Guardare Ghostbusters: Minaccia Glaciale è come rivedere una di quelle vecchie VHS rimasterizzate in DVD. Questo perché ha un che di già conosciuto, con una veste un po’ più moderna, e questo ci conforta e ci rilassa.

Ma se davvero l’intento di Reitman e Kanan è quello di ridare vita al franchise, allora, bisognerà impegnarsi molto di più e provare a dare una seria svecchiata a una storia che potrebbe avere ancora tanto da raccontare.