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City Hunter – La Recensione del film live action di Netflix tratto dal celebre manga

Il tanto atteso adattamento live action giapponese di City Hunter, il celebre manga che stregato tutto il mondo ottenendo un successo incredibile nel corso degli anni, ha finalmente fatto il suo debutto il 25 aprile su Netflix, tra la speranza e il terrore di moltissimi fan del brand. Non è infatti la prima volta che il famoso detective privato Ryo Saeba fa la sua comparsa nel mondo del cinema.

Dopo aver esordito sul piccolo schermo grazie ad un’amatissima serie anime tra gli anni ’80 e ’90 (purtroppo arrivataci censurata ed estremamente rimaneggiata per via della distribuzione Mediaset), City Hunter aveva trovato trasposizione in due film con personaggi in carne ed ossa. La prima volta grazie a una versione cinese in cui il ruolo di protagonista andò a nientepopodimeno che Jackie Chan, la seconda grazie a una versione francese del 1996. Con questa nuova produzione Netflix del 2024 è paradossalmente quindi la prima volta che un film live action su City Hunter viene prodotto in Giappone.

Il risultato sarà stato soddisfacente? Per scoprirlo, restate con noi e la nostra recensione no spoiler di City Hunter del regista Yuichi Sato. Buona lettura!

L’anime di City Hunter

La trama di City Hunter

Quando vengono contattati dalla sorella di una ragazza scomparsa, Ryo Saeba e il suo partner Hideyuki Makimura, iniziano a investigare scoprendo che dietro a questa sparizione si cela ben altro, una droga dai pericolosi effetti collaterali. Mentre all’indagine si unisce Kaori, sorella di Hideyuki, Ryo si ritrova coinvolto in un complotti di vasta scala, pronto a fare giustizia e a scoprire la verità, mentre si addentra nei segreti della famiglia Makimura, manifestazioni di cosplay e combattimenti al cardiopalma. La storia va quindi a riprendere uno dei primi e più famosi archi della serie (con le dovute differenze). Quello della droga “Angel Dust“, alla quale è stato dedicato di recente anche un film animato approdato al cinema City Hunter The Movie: Angel Dust (con tanto di presenza delle protagoniste di Occhi di gatto, ideate dallo stesso mangaka Tsukasa Hōjō).

Se bazzicate nel mondo dei manga e degli anime siamo sicuri che, se anche non vi siete mai approcciati a City Hunter, sicuramente ne avete sentito parlare.

È da infatti più di trentacinque anni che Ryo Saeba risolve casi muovendosi sinuosamente tra le vie di Shinjuku, affollato quartiere di Tokio noto per la vita notturna, battendosi per la giustizia. L’uomo è infatti un ottimo combattente, un tiratore scelto e caratterizzato da un grande intuito e intelligenza. Lo stesso eroe che però appare vittima di un costante senso di eccitamento sessuale, reso in giapponese (ed esplicitato in numerosissime occasione con il termine mokkori, letteralmente l’onomatopea indicante l’erezione maschile nei manga) che lo rende a tratti ridicolo.

Caratteristica fondamentale del nostro City Hunter è infatti quella di diventare preda vulnerabile dalla sua stessa lussuria che lo assale ogni volta che si trova a stare di fronte a qualsiasi bel viso o corpo femminile. Un tratto, questo, che, almeno fino alla diffusione del trailer, dubitavamo avrebbe trovato posto in questa trasposizione, che modernizza ambientazioni e concetti adattandole al 2024, ma che invece ha trovato il suo posto. I comportamenti lascivi del protagonista non sono infatti lasciati impuniti, e il martello gigante con cui Kaori lo percuote citando manga e anime ne sono la prova.

Il duo di protagonisti appare infatti molto bilanciato e funziona molto bene, grazie e soprattutto a buone interpretazioni e a una grande alchimia.

City Hunter
Ryohei Suzuki è Ryo Saeba

Da questo punto di vista nessuna discussione: il Ryo Saeba portato in scena in maniera davvero impeccabile dall’attore Ryohei Suzuki è quello vero. Un personaggio capace di passare in meno di un istante al classicheggiante eroe serio e tenebroso tipico dei film d’azione a una macchietta comica, scanzonata e divertente, che si scioglie alla sola vista di una scollatura o un bel sorriso. Certo, che il tipo di recitazione messa in atto dall’attore sia a dir poco sopra le righe è un dato di fatto, ma rientra perfettamente nel tipo di interpretazione espressionista e caricata tipica in generale delle produzioni nipponiche, quindi: prendere o lasciare, a seconda di quello che è il vostro gusto.

Le scene d’azione di City Hunter sono tra i punti salienti del film, ben coreografate e dirette con lo scopo di intrattenere quanto più possibile lo spettatore. Non mancano infatti scene concettualmente assurde ed esagerate in cui il protagonista elemina squadroni di nemici senza subire un graffio. Pose che sfidano la legge di gravità, tattiche poco credibili, inseguimenti impensabili… Elementi che comunque non risultano mai fuori posto rispetto a quello che è il tono generale del film, una commedia action, con alcuni momenti di dramma e serietà e per cui, nel patto narrativo con lo spettatore, è richiesta un’alta soglia di sospensione della credulità.

L’umorismo, un elemento chiave della serie originale è abilmente integrato nel film e porta momenti di leggerezza e divertimento senza compromettere la serietà generale della trama.

Nonostante non tutte le gag funzionino allo stesso modo, ci sono infatti dei momenti, caratterizzati da un perfetto tempo comico, che ci hanno davvero fatto ridere molto stemperando la tensione nei momenti giusti.

Anche se la pellicola intrattiene a dovere lo dobbiamo dire: pur essendo una buona trasposizione, essa non è immune da difetti. City Hunter parte infatti in maniera convinta e spedita, trascinando il pubblico nel clima della vicenda e facendolo appassionare alla storia, per poi perdersi un po’ nella fase centrale e in un finale dal quale, personalmente, ci saremmo aspettati qualcosa di più. Alcuni colpi di scena risultano piuttosto prevedibili e alcuni personaggi poco utili all’economia della trama. Non pervenuto è per esempio il personaggio dell’elegante Saeko Nogami, una detective del Dipartimento di Polizia Metropolitana, di cui ancora sappiamo ben poco. Nonostante questo e dei cattivi forse un po’ troppo stereotipati, il finale della pellicola convince comunque a sufficienza in tutta la sua semplicità.

Sulla scia di un trend che nell’ultimo periodo sta dando più di una soddisfazione, quello dei cosiddetti “cine-manga“, City Hunter è sicuramente un buon prodotto che rispetta il materiale originario senza stravolgerlo ma inserendolo adeguatamente nel contesto dell’intrattenimento attuale. Una storia semplice e senza pretese che funziona e che, introducendo i protagonisti e le loro dinamiche, si candida a diventare il primo capitolo di una saga per Netflix. Dopotutto, il materiale di partenza non manca! Chissà se la piattaforma rossonera sceglierà di puntare su questo brand. Per scoprirlo, non resta di scoprire quale sarà la percezione del pubblico, sperando che in molti possano dare un occasione a questo piacevole film.

City Hunter: Il live action di uno degli anime della nostra infanzia