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Essere Umani: Le cicatrici di Cape Town – La Recensione della nuova docuserie Sky di Pablo Trincia

Il bianco e il nero. È questo il titolo del primo dei tre episodi che compongono la docuserie Sky Original “Essere Umani: le cicatrici di Cape Town – Un viaggio di Pablo Trincia”, e che rispecchia perfettamente la natura dicotomica di una delle città più pericolose al mondo. Cape Town è infatti un luogo dominato dalle contraddizioni, che alterna il lusso della classe sociale abbiente alla disperazione della Township, l’intricata e inaccessibile baraccopoli in cui Pablo Trincia conduce la sua inchiesta in occasione del trentennale dalla fine dell’Apartheid.

La netta divisione tra bianchi e neri attuata dalla politica di segregazione razziale istituita nel 1948 è impressa come una cicatrice sulla pelle di migliaia di persone.

A distanza di trent’anni, infatti, Cape Town resta la città con il più alto tasso di disuguaglianza sociale al mondo, e quella spaccatura tra bianco e nero è più lontana che mai dall’arginarsi.

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Pablo Trincia in una scena di Essere Umani: Le cicatrici di Cape Town – Immagine concessa da Sky

Gli abitanti delle baraccopoli guardano l’altro lato della città attraverso il filo elettrificato dei recinti che separano irrimediabilmente le due fazioni. Chi è nato nel ghetto rimarrà nel ghetto, ma solo se avrà abbastanza fortuna da sopravvivere a una delle tantissime sparatorie che rimbombano ogni giorno tra gli edifici di lamiere.

L’unico senso di appartenenza in quel posto dimenticato da Dio è offerto infatti dalle gang criminali, quotidianamente in guerra tra loro per assicurarsi il controllo su pochi ettari di territorio. La maggior parte delle volte la guerra fratricida è però fine a se stessa, e la sopravvivenza passa unicamente dal dilemma tra uccidere o essere ucciso.

Pablo Trincia – scortato dal Pastore Craven Engel, a capo dell’organizzazione Cease Fire – si addentra quindi nei covi e nei nascondigli delle peggiori gang di Hanover Park, il quartiere più pericoloso della città. “Nessuna pace” è l’esaustivo titolo del secondo episodio della docuserie Essere Umani: Le cicatrici di Cape Town, che conduce il telespettatore nel punto esatto in cui l’umanità cessa di esistere, e il sogno di Nelson Mandela si infrange. Qui trovate la classifica delle 5 migliori docuserie italiane degli ultimi anni. In quelle baraccopoli in cui procurarsi una pistola è più semplice che comprare il pane e dove il sangue scorre più frequentemente dell’acqua.

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Pablo Trincia con un membro di una gang di Cape Town in una scena de Essere Umani: Le cicatrici di Cape Town – Immagine concessa da Sky

Dalle testimonianze dei gangster emerge soprattutto un comune sentimento di inevitabilità: la vita che viviamo è l’unica che abbiamo e non esiste riscatto per chi, come loro, è nato nel lato sbagliato della città degli opposti. 

Tra il bianco e il nero esiste tuttavia una piccola zona grigia rappresentata dai mediatori (o Interrupters) che ogni giorno tentano di sedare le sanguinose rivolte tra le gang.

Localizzando le sparatorie in tempo reale e intervenendo tempestivamente in caso di necessità, i mediatori sono l’unica luce bianca in un mondo dominato dalle tenebre, e la prova tangibile che il cambiamento è possibile anche in luoghi come Cape Town. Alcuni tra i più attivi mediatori hanno infatti essi stessi un passato da gangster, da cui però sono riusciti a scappare.

Che sia in seguito a un evento traumatico o perché costretti da un familiare come nel caso di Ma Comi, i mediatori sono tra i pochi fortunati a cui il destino abbia offerto una seconda possibilità. Consci di questo privilegio, tentano in tutti i modi di dare un senso alla loro (seconda) vita, portando la pace nei ghetti anche solo un’ora. 

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Pablo Trincia con il Pastore Craven Engel – Immagine concessa da Sky

Il terzo episodio “Anche solo un’ora” chiude la docuserie Essere Umani: Le cicatrici di Cape Town offrendoci quindi uno spiraglio di speranza attraverso le testimonianze di Craven Engel e Ma Comi. Quest’ultima dirà ai microfoni di Pablo Trincia che “nessuno è troppo cattivo per diventare buono” e che nulla è impossibile perfino nell’inferno in terra di Cape Town.

La speranza però non basta ad arginare secoli di disinteresse da parte dello Stato che ha subappaltato alla sicurezza privata il contenimento dei reati. Ma è necessaria per sopravvivere, giorno dopo giorno, in un contesto in cui la morte – come la vita – ha smesso di avere un senso, e l’umanità ha perso ogni suo colore rassegnandosi alla limitatezza del bianco e nero. 

Attraverso il suo viaggio coraggioso, Pablo Trincia punta i riflettori su ciò che per troppo tempo si è scelto di non vedere, approcciandosi con disarmante umanità a chi non ha conosciuto altro che la guerra. Essere Umani: le cicatrici di Cape Town – in onda il 24, 25 e 26 aprile su Sky TG24 e Sky Documentaries e in streaming su NOW – è un viaggio verso l’inferno necessario a farci apprezzare la luce, che ci dimostra il privilegio della vita e della libertà attraverso chi, quel diritto, non l’ha mai avuto. 

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