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9 film italiani presenti su Netflix che dovreste assolutamente vedere

Christopher Nolan, Xavier Dolan, Lars Von Trier, Steven Spielberg, Paul Thomas Anderson: questa è solo una minima parte del cinema che amiamo. Un cinema internazionale, forte, ben saldo. Lo veneriamo, ne siamo estremamente affascinati, così tanto che – a volte – dimentichiamo quello che facciamo noi. E sbagliamo. Sbagliamo perché non dovremmo mai farlo, perché anche il nostro cinema italiano è capace, forte e ben saldo. Vantiamo Fellini, Antonioni, vantiamo della rivoluzione del cinema. Non è male, no? Il materiale per cui essere orgogliosi c’è eccome. Netflix in questo senso si è esposto molto acquistando dei titoli italiani che vedono il nome di Paolo Sorrentino e tantissimi altri registi fondamentali per il nostro paese. La piattaforma streaming, infatti, vanta di opere italiane che ci ricordano quanto siamo bravi, quanto possiamo essere internazionali anche noi. Abbiamo sempre questa tendenza a crederci fuori dal grande schermo, ma questa non è la realtà. Facciamo parte anche noi del cinema internazionale grazie anche a film recenti come La Grande Bellezza, This Must Be The Place e tanto altro. Se avete bisogno di una serata tutta italiana, eccovi una lista di film italiani da vedere su Netflix con un’unica promessa: non vi deluderanno. Neanche un po’.

Adesso prendete appunti: il viaggio all’interno del cinema italiano comincia!

1) La Grande Bellezza

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Paolo Sorrentino è uno dei registi italiani più amati e apprezzati degli ultimi anni. La sua filmografia è immensa, e non solo quantitativamente parlando. Conoscerla significa avere a che fare con la mano di un regista che sa rivoluzionarsi, che sa parlare al pubblico sempre con modi differenti, ma inclini allo stesso obiettivo. La Grande Bellezza gli ha permesso di parlare a un pubblico ancora più vasto, internazionale, raggiungendo un traguardo mastodontico durante la notte degli Oscar. Il motivo alla base di questo enorme successo è riscontrabile nella meraviglia poetica di cui questa pellicola si veste. Jep Gambardella è un uomo che non ha più niente da dire, nulla a cui aggrapparsi. Sente il peso della mediocrità abbattersi sulla sua esistenza e si sente totalmente nullo, privo di qualsiasi possibilità di reazione. Roma è grande, bella, sveglia, sempre pronta a tendergli una mano per dargli una distrazione, ma cosa succede quando quello che ti circonda – seppur mastodontico – ti sembra minimo, fragile, privo di valore? Forse è questo l’interrogativo più tangibile da rintracciare all’interno della pellicola di Sorrentino, forse è questo uno degli obiettivi che il regista si pone. Quel che è certo, è che La Grande Bellezza non è in alcun modo un film che parla di realtà oggettive, chiare. Piuttosto è film che ci lascia libera interpretazione, permettendoci di conoscere dei personaggi insoddisfatti da tutto, anche dalla grandezza. Per poter ricominciare, hanno bisogno di una speranza che faticano a trovare. Ma la promessa che ci fa Sorrentino è che – in qualche modo – questa riesca a palesarsi. Alla fine, come dice Jep sul finale, è solo un trucco.

2) Perfetti Sconosciuti

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Perfetti Sconosciuti è un film intelligente, brillante. Un film italiano da vedere su Netflix, e poi da rivedere ancora altre volte. Perché quella che propone è una storia che regala, ogni volta, nuovi dettagli e nuove scoperte. Questo d’altronde è quello che accade ai protagonisti che, a seguito di un gioco, scoprono di avere accanto qualcuno che non conoscono e che, al tempo stesso, non conosce loro. Forse il paradosso di questo film è che ognuno è cosciente dei segreti che nasconde, ma decide comunque di giocare. Lo fa probabilmente con la voglia di essere scoperto, e di poter smettere di nascondere quella parte di vita opinabile, una di quelle che non racconti mai ad alta voce, neanche a te stesso. Vive solo all’interno di quel telefono e di quella parte di vita di cui non sei fiero, ma che porti avanti comunque. Perfetti Sconosciuti è inevitabilmente un film da vedere su Netflix con estrema attenzione. Non è una commedia, non è un dramma. Semplicemente, è uno spaccato di vita raccontato in poche ore, quelle di una cena. Forse, a volte, bastano solo quelle per annullare tutto. La verità, d’altronde, ha bisogno di poco tempo per conoscere delle conseguenze.

3) Sulla Mia Pelle

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Non possiamo parlare di film italiani da vedere su Netflix senza citare un original della piattaforma che, ancora oggi, non ci ha permesso di superare le sensazioni che abbiamo provato di fronte alla sua visione. Sulla Mia Pelle è un film basato su una storia vera, una storia che tutti conosciamo e che abbiamo fiutato con il nostro stesso naso. Non si può parlare di cronaca italiana senza citare questo drammatico evento e tutte le conseguenze che ha portato con sé. La serie di eventi catastrofici che si sono susseguiti hanno macchiato l’Italia e le nostre vite in modo permanente, come se se fossero un tatuaggio. La pellicola – in cui vediamo Alessandro Borghi nelle vesti di protagonista – ci ha fatto rivivere gli ultimi giorni di una vita spezzata, fatta a botte e poi ostacolata durante il suo percorso verso la verità. Sulla Mia Pelle è un film che si pone l’obiettivo di restituire vita e parola a chi vita e parole non le ha più. E’ un film che vuole raccontare una storia e – semplicemente – lasciare tutto il potere a essa. Su Stefano, durante il film, vediamo solo dei grandi e grossi lividi, non vediamo il come, non vediamo il quando. Sono loro a parlare per lui, e lo fanno mentre – ogni scena di più – prendono pieno possesso del suo viso, cancellando i suoi occhi. Gli occhi di un ragazzo che si sono drammaticamente chiusi per poi non riaprirsi più dando vita a una delle storie più drammatiche dell’Italia.

4) The Place

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The Place è certamente uno dei film passati più in sordina all’interno del catalogo Netflix, e di questo toccherà parlarne. Perché – forse in modo quasi simile a Perfetti SconosciutiGenovese racconta quello che l’essere umano è disposto a fare pur di raggiungere i propri obiettivi esistenziali. Il personaggio di Mastandrea è, fin da subito, intrigante per via dell’alone di mistero che porta con sé, nonostante la leggibile insofferenza che cela nel suo volto apatico. Ed è proprio questo a catturare lo spettatore mentre le più varie storie si susseguono: Mastandrea sta un passo indietro, ascolta solo i suoi clienti dandogli in modo distaccato dei compiti da assolvere per raggiungere il proprio obiettivo. Durante la durata di tutto il film, non ci spostiamo mai dall’ambientazione del bar The Place, il luogo in cui assistiamo ai racconti dei vari personaggi. Quello che sappiamo è solo frutto del loro racconto, perché noi – proprio come il protagonista – non ci spostiamo mai da lì. La vita è fuori da quel bar, ma non per lui. Per questo motivo, The Place, è un film intelligente basato su delle esperienze che non abbiamo mai visto. Non è fondamentale, infatti, avere la prova visiva di quel che viene raccontato, ciò che importa a Genovese è utilizzare quelle parole per mettere in luce il nostro assente senso della misura, la nostra ostinata voglia di vincere nelle nostre esistenze a qualunque costo. Ed è per questo, forse, che il protagonista è così cupo. Conosce il male, conosce tutti i segreti e tutte le menzogne. Sa fin dove la gente si sia spinta pur di diventare bella, o pur di non farsi lasciare da chi ama. E si sa, più si è a conoscenza della verità, più si smette di crede nel bene.

5) La Pazza Gioia

La salute mentale è uno dei temi più delicati e scomodi che si possano trattare all’interno di un film. Non sempre risulta facile, ma Paolo Virzì fa il miracolo. E lo fa grazie alla Pazza Gioia, una perla che troverete all’interno del catalogo Netflix. Le due protagoniste conoscono i dolori e le sofferenze, ci fanno a botte da sempre. Sono sole, ma solo fino a un certo punto. Conoscersi, per le due, implicherà trovare uno specchio in cui finalmente non si riconoscono come pazze, folli, depresse. Sono nate tristi, come dirà in uno struggente monologo la grande Ramazzotti, che in questo film – insieme alla sua coprotagonista Valeria Bruni Tedeschi – riesce a dimostrare un talento sconfinato. La voce tremolante, lo sguardo perso, la rassegnazione caduta sugli occhi: tutto questo è leggibile all’interno delle due protagoniste, ma anche qualcosa di più. Perché è vero che sono spente da ciò che sono, ma è altrettanto reale il fatto che il loro incontro gli abbia dato una nuova possibilità per sentirsi vive, e tornare a sperare.

6) Le Conseguenze Dell’Amore

Paolo Sorrentino ritorna in questa lista con un film più nascosto, più di nicchia. La vena sorrentiniana, all’interno de Le Conseguenze Dell’Amore, si presenta in modo velato, più cupo, vulnerabile e fragile. Il regista, infatti, decide di trattare l’argomento pretenzioso e sdoganato dei sentimenti in un modo tutto suo, mai visto prima d’ora. Il protagonista, infatti, finisce all’interno di una fitta rete di conseguenze che hanno come motivo alla base il sentimento che lui prova per una ragazza da cui si era sempre tenuto alla larga. Non faceva nessun passo verso di lei, forse consapevole del tremendo impatto che spesso l’amore può avere sulla vita, o – nel caso specifico – nella sua vita. Per questo motivo Le Conseguenze Dell’Amore riesce, nella sua lenta narrazione, a procedere verso l’obiettivo catastrofico già annunciato nel titolo. Era tutto lampante e chiaro di fronte a noi. Questo è il frutto di ciò che Paolo Sorrentino fosse prima dell’oscar e prima di esibire la grandezza con cui ha costruito il suo impero. Perché è questo ciò che abbiamo sempre detto sul nostro regista italiano: è grande, e forse anche forte perché ci conquista così. Eppure, Le Conseguenze Dell’Amore è la prova concreta di quanto lui sia valido anche nell’intimo, e di questo ne abbiamo avuto nuovamente la prova solo poco tempo fa.

7) È stata la mano di Dio

Lo abbiamo appena detto: ultimamente abbiamo di nuovo avuto la prova che Sorrentino non riesca solo nelle opera mastodontiche, ma anche in quelle più piccole e intime. È Stata La Mano di Dio è un ritorno alle origini, e intendiamo letteralmente. Il film narra, in modo velato, il passato e le esperienze che hanno formato il regista nella sua professione e nella sua vita. Si racconta a noi in modo non protagonista, quasi come se stesse parlando di un’altra esistenza, di un altro trascorso. Perché non è un film autocelebrativo, e non è neanche un film che si propone l’obiettivo di diventare grande. Quello che abbiamo di fronte è intimo, personale, utile per il regista e poi a tutti noi. Ma è per prima cosa un film spontaneo, puro. Non gioca di estremizzazioni, ma di rabbie e dolori durante un’estate di cui sentiamo tutto il peso. Non passa, è calda, e il protagonista ha con sé quell’unica forma di calore, il resto è tutto spento. Lo vediamo camminare nella sua Napoli senza nessuno accanto, vivendo con lui la pesantezza del tempo che non passa. Il futuro non sembra sorridergli, eppure – prima dei titoli di coda – un treno sembra promettergli il futuro, e noi – che lo rappresentiamo – sappiamo che quella promessa corrisponda alla realtà.

8) This Must Be The Place

This Must Be The Place è un altro film di Paolo Sorrentino. In modo particolare, anche in questo caso, vediamo un altro lato del regista che si mostra a noi in modo internazionale, quasi più americano che italiano. A capo dell’opera abbiamo un grandissimo Sean Penn, uno dei volti più acclamati a livello mondiale. La storia a cui Sorrentino dà vita, stavolta, si pone l’obiettivo di compiere un vero e proprio viaggio capace di ridare al protagonista una nuova via per uscire da quella depressione in cui sembra essersi inabissato. In questo senso, forse, potremmo dire che La Grande Bellezza e This Must Be The Place condividano la stessa base di partenza: un grande artista, dopo aver dato il meglio di sé agli altri, smette di vedere la meraviglia, fatica a ritrovarsi in essa e necessita di una nuova chiave. Con uno sviluppo totalmente diverso, Sorrentino narra così le fatiche di un viaggio interiore che non riusciva a posare le valigie per tornare a casa. Questo avrebbe significato smettere di cercare e scoprire di non avere più nulla in mano. Per questo motivo il protagonista viaggia, cammina, corre, non si ferma. Certamente questo non è uno dei più grandi film di Sorrentino o qualcosa di definibile come capolavoro, ma è certamente una delle pellicole più delicate che siano mai state scritte, e per comprendere questo basta guardare quanto la voce del protagonista sia delicata, terrorizzata. Questo è un film sulla paura, sul rimpianto e sul rimorso. Ma è anche un film sull’insoddisfazione, il senso di vuoto e i pezzi mancanti che ci portiamo dietro. Ed è certamente uno dei migliori acquisti che Netflix avrebbe potuto fare all’interno del panorama italiano.

9) Mine Vaganti

Netflix con Mine Vaganti ha fatto un passo decisivo verso l’introspezione. Il film con cui concludiamo la lista, è una delle opera principali di Ozpetek. Proprio questa pellicola, infatti, ha convinto i più scettici nei confronti del regista turco facendogli comprendere la grande intensità che porta con sé. In Mine Vaganti assistiamo alla fusione del dramma e della commedia toccando i punti più alti della leggerezza e della malinconia. La protagonista velata della storia, la matriarca della famiglia, è la misura di tutte le cose. Il metro di paragone che abbiamo è lei, il suo passato e il suo amore impossibile. Tutti i personaggi vivono la drammaticità di un presente che non è come vorrebbero, e questo perché auspicano a una serenità che sembra pestargli i piedi senza alcuna cura. Sono tutti in discussione, e sono tutti privi di quel coraggio di accettare la realtà, di ascoltare, di fare i primi passi. In questo senso, la nonna di Tommaso, che è stata costretta ad accettare la sua realtà, comprende quanto il resto della sua famiglia non abbia questa facoltà. Scorge in loro delle debolezze, e vede nella verità di Tommaso l’unica via possibile alla rivoluzione. Per questo lo segue, lo aiuta e lo saluta prima del tragico evento. Crede in ciò che lui vede, nella sua malinconia. E forse Mine Vaganti è proprio questo: un film malinconico che racconta come i protagonisti vorrebbe essere sempre lì dove non sono. Un po’ come tutti noi.

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