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Netflix allo scoperto – Il CEO, il confronto con HBO e il problema della qualità: «La programmazione d’élite non è tutto»

“Qualità o morte”. Così era intitolato uno dei primi episodi della stagione d’apertura di Boris. Ma è così anche per Netflix? A quanto pare, no. Perché no, la qualità (qualunque cosa voglia dire) non è tutto. E le parole di Ted Sarandos, co-CEO di Netflix, chiariscono perfettamente il concetto.

Se n’è parlato parecchio negli ultimi tempi. Anche sulle nostre pagine. Qualche settimana fa, infatti, avevamo pubblicato una news dal titolo emblematico: “La nuova linea di Netflix sui film: la priorità è la qualità (ma anche abbassare i costi)”. Ma cosa significa? Cos’è, davvero, la qualità? Tema complesso: “qualità” è parlare a una cerchia ristretta di pubblico, garantendo degli standard di primissimo ordine a tutti i costi? No, perché la sostenibilità è sempre più importante. E avere prodotti d’alto livello deve necessariamente andare di pari passo con la necessità di accontentare un’ampia platea, variegata ed eterogenea.

Di conseguenza, il modello di riferimento non può essere l’HBO della golden age.

Quella dei titoloni ricordatissimi ancora oggi, destinati tuttavia a target di pubblico molto specifici e spesso troppo circoscritti per rispondere alle esigenze attuali di Netflix. A tal proposito, è intervenuto nei giorni scorsi Ted Sarandos, co-CEO di Netflix, che si sbilancia a proposito di una vecchia affermazione del 2012 nel corso di una bella intervista rilasciata al New York Times:Dissi che saremmo diventati l’HBO prima che l’HBO potesse diventare noi. A quel tempo, HBO era il gold standard della programmazione originale. Quello che avrei dovuto dire allora è: vogliamo essere HBO, CBS, BBC e tutte quelle diverse reti in tutto il mondo che intrattengono le persone, e non restringere il campo solo alla HBO”.

Sarandos è molto chiaro: “La programmazione d’élite gioca un ruolo molto importante nella cultura. Ma il bacino è molto piccolo. È un’attività boutique. Attualmente stiamo programmando per circa 650 milioni di persone in tutto il mondo. Dobbiamo garantire una varietà molto ampia di cose che le persone guardino e amino. Quindi adottiamo una visione della qualità che si concentra sulle priorità del consumatore. Le persone che amano Ginny e Georgia ti diranno che Ginny e Georgia è fantastica”.

In sostanza: la qualità dei prodotti è fondamentale (e l’ha capito pure la Disney, viste le evoluzioni dell’ultimo periodo), ma la centralità delle esigenze del pubblico è decisiva. Qualità sì, ma la sarcastica “morte” borisiana non è l’unica opzione alternativa. Si torna, allora, a una considerazione di Bela Bajaria, attuale responsabile dei contenuti di Netflix, che avevamo analizzato in un articolo dedicato al fallimento di 1899 e al contemporaneo successo di Mercoledì: il modello ideale non è un prodotto elitario, bensì un “cheeseburger gourmet”. Un prodotto d’ottimo livello, per tutti: in una parola, “Bridgerton”.