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Il film della settimana: Miss Sloane – Giochi di potere

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piattaforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Miss Sloane – Giochi di potere.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Miss Sloane – Giochi di potere? Ecco la risposta senza spoiler

Disponibile su Prime Video e RaiPlay (a noleggio su Apple Tv), Miss Sloane – Giochi di Potere ci catapulta nel mondo di Elizabeth Sloane, una lobbista glaciale, cinica, determinata, valida come poche e la perfetta incarnazione de “il fine giustifica i mezzi”. Lavora a contatto con la parte conservatrice del Congresso, affrontando diverse tematiche: dall’olio di palma nei cibi alla delicatissima questione delle armi. A causa della sua diversa visione riguardo quest’ultimo argomento – soprattutto per il modo in cui la lobby delle armi vuole portare dalla sua parte l’elettorato femminile – decide di passare al fronte opposto, conducendo una battaglia per l’approvazione di una legge più rigida sulla vendita delle armi, la Heaton-Harris. Così, inizia una serrata campagna elettorale che si trasformerà in una spietata guerra politica tra le due lobby, il cui perno sarà proprio Sloane.

John Madden abbandona le storie calde, colorate e romantiche per dirigere un teso thriller politico che sfocia nel noir e nel legal drama, senza mai compromettere la fluidità e l’integrità del genere. Infatti, seppur non esente da difetti, Miss Sloane – Giochi di potere funziona molto bene nella sceneggiatura veloce e intelligente, nei sorprendenti colpi di scena, nella fotografia dai toni scuri spezzati da pennellate di rosso, nella bellissima colonna sonora e nell’ottimo cast: troviamo nomi come Mark Strong, John Lithgow, Sam Waterson e Gugu Mbatha-Raw. Tuttavia, il film non sarebbe lo stesso senza la maestosa Jessica Chastain, in grado di rappresentare perfettamente ogni aspetto di Elizabeth, tanto spietata in pubblico quanto fragile in privato, tenendoci magneticamente incollati allo schermo.

Con Miss Sloane – Giochi di potere ci addentriamo in un mondo grigio e poco noto, ovvero quello delle lobby e delle loro lotte; ce lo spiega in modo chiaro, lo rende interessante fino a farci riflettere su esso. E non sono questi alcuni degli aspetti fondamentali del cinema? Intrigante come pochi, è un’opera profonda, sorprendente e rivelatoria che andrebbe assolutamente vista almeno una volta nella vita. E dopo averlo fatto, vi attende la nostra recensione.

SECONDA PARTE: La recensione (con spoiler) di Miss Sloane – Giochi di potere

Miss Sloane - Giochi di potere

Un primissimo piano su occhi verdi smeraldo, incastonati in viso di porcellana, che ci guardano, ci scrutano, si confidano con noi, quasi cercando un complice a cui possano finalmente rivelare la verità: così si apre il film di Madden su Prime Video e RaiPlay. Elizabeth Sloane, come gli astuti personaggi di House of Cards, sa che niente la rende più sola del potere; allora, tanto vale guadagnarsi il nostro appoggio, mostrandoci il suo modus operandi che consiste nello studiare, pianificare e stare sempre un passo avanti all’avversario. Anzi, la sua è una mossa ancor più profonda, perché attraverso di lei viene chiarito chi sia davvero un lobbista: un professionista della comunicazione in grado di influenzare chi detiene il potere decisionale, in questo caso i membri del Congresso i cui voti nei confronti di una proposta sono conseguenza del loro partito, ma anche delle loro opinioni e delle campagne.

È dal processo di corruzione ai danni della protagonista di Miss Sloane – Giochi di potere che Madden comincia un’indagine scrupolosa dietro le quinte della politica degli Stati Uniti.

Non solo vediamo quanto le lobby controllino il mondo occidentale, ma anche che appartengono a un sistema che non conosce pause né scrupoli. Nella pellicola ciò è ben evidente nel modo in cui quella delle armi vorrebbe manipolare l’elettorato femminile in nome di una libertà che, ormai, è un concetto astratto e vuoto, soprattutto in politica. È un’utopia impraticabile, incarnata paradossalmente dagli emendamenti della Costituzione americana che Sloane e Connors dibattono in televisione. Per la prima, non c’è niente di immutabile nella società e lo sostiene sia discutendo il Secondo, sia rinunciando alla facile protezione del Quinto di fronte alle domande del senatore Sperling.

Come viene mostrato da Madden, la libertà è un concetto più complesso di quello espresso nella legge statunitense. Contraddittorio, si potrebbe aggiungere. Perché essa è incompatibile, appunto, con il piano di condizionamento psicologico delle elettrici proposto da Sanford, dai lobbisti conservatori e sostenuto dalla Cole Kravitz & Waterman. Così, oltre a far luce sul problema quanto mai attuale delle armi negli Stati Uniti (tra chi vuole più controlli e chi difende a spada tratta il diritto a possederle), denuncia la condizione reale delle donne, vittime di una subdola limitazione delle loro libertà e di una violenza fisica, piscologica e verbale.

Ed è proprio la parola uno dei punti di forza dell’opera di Madden.

Senza cadere in complessi tecnicismi e attraverso dialoghi serrati e pungenti, il regista crea un campo di battaglia in cui dire qualcosa o tacere può rivelarsi decisivo. È come se le parole sostituissero le pedine degli scacchi in quei “giochi di potere” del titolo, ma nessuno dei partecipanti è bianco o nero; sono sempre grigi (come evidenziano i colori nella locandina). Una sfumatura espressa non solo in maniera verbale, perché dove non arrivano le parole, ci pensa lo sguardo. Come quello di Elizabeth, scisso tra disillusione e idealismo, che coincide esattamente con il nostro. O meglio, rivolgendosi in macchina, ci chiede esplicitamente di aderire al suo punto di vista, con la promessa di essere ricompensati con la vittoria della verità.

Del resto, seppur Miss Sloane – Giochi di potere sia pieno di disincanto – ciò è sottolineato dalla fotografia fredda e dagli ambienti chiusi, anonimi, asfissianti e senza luce naturale – non si piega all’etica machiavellica del lobbismo americano, alla sua misoginia e alla corruzione del potere. In una società in cui tutti possono essere comprati, dal ragazzo escort all’illustre senatore, a emergere sono proprio i personaggi femminili, a cominciare dalle giovani, forti e ambizioni Esme e Jane; un verdetto netto del film su Prime Video e RaiPlay, che fa da richiamo al biglietto di Schmidt arrivato alla fine a Connors:

“Non si può contare solamente sulla propria capacità di vincere”

Infatti, è con sé stessa che la protagonista di Miss Sloane – Giochi di potere replica a quei lobbisti che considerano ancora le donne il sesso debole. Elizabeth è impegnata politicamente, estremamente intelligente e libera da ogni tipo di legame (come ci ricorda il Miss del titolo). Però, non si incasella nemmeno nel box delle femministe tradizionali, venendo identificata come una figura maschile a cui “manca solo il pene”, alla maniera di Eleanor Prentiss Shaw di The Manchurian Candidate o Claire Underwood di House of Cards.

Miss Sloane - Giochi di potere

Ecco che Miss Sloane – Giochi di potere diviene anche un’analisi accurata della sua protagonista, interpretata magnificamente da Jessica Chastain.

Avevamo già visto in Zero Dark Trinity quanto fosse abile a ricoprire personaggi così complessi e sapevamo del suo eclettico talento poiché non c’è un genere che non abbia affrontato in carriera. Nel film di Madden su Prime Video e RaiPlay, si trasforma egregiamente nella versione americana della Iron Lady; in una regina di ghiaccio con un carisma tale da spaccare lo schermo. Incubo degli uomini che si sentono inadeguati e delle donne che non pensano di essere abbastanza, Jessica Chastain è così intensa che ci troviamo catapultati nella vita di questa anti-eroina moderna, anche se non lo vogliamo, cercando di comprenderla, pur non approvando sempre ciò che fa.

Elizabeth non ha rimorsi o sensi di colpa perché tutti sono sacrificabili per ottenere un vantaggio, e ogni cosa è lecita, persino la più impensabile. In un completo ribaltamento degli stereotipi di genere e, soprattutto, dei luoghi comuni del thriller politico, Sloane non è spinta dai soldi, dal potere o dall’ambizione. È l’adrenalina a muoverla, l’attimo che la porta a un passo dal trionfo e la fa sentire ancora viva. Perché l’unica cosa importante per lei è vincere, anche a costo di distruggere la sua carriera. O forse, è proprio quello che vuole? Così da ripulire il sistema proprio da gente come lei. Spietata e senza scrupoli, ha dedicato l’esistenza a una carriera e una missione che l’hanno completamente fagocitata, estraniandola da quella stessa società che l’ha ingaggiata. Tuttavia, vediamo anche la fragilità di Elizabeth. Cosciente di essere uno strumento della lobby di turno, assume farmaci per non dormire e automatizza tutto ciò che non fa parte del suo lavoro, come mangiare o il sesso. Questi elementi, però, la rendono più reale. Senza melodrammi alcuni, continua imperterrita per la sua strada, travalicando sé stessa e riversando la sua freddezza persino su Esme e sull’inaspettatamente leale Forde.

Madden, dunque, realizza un film diverso, unico, insolitamente misterioso e con molti colpi di scena, ma tagliente, asciutto ed equilibrato. Ci fa riflettere sui giochi di potere con intelligenza, senza strani effetti che debbano renderli avvincenti, perché già così lo sono; trasforma il tutto in un’estenuante competizione dai risvolti inaspettati; mostra il marcio senza mai prendere le parti di nessuno. Grazie all’ottima scrittura, alla musica e a questa Washington piena di chiaroscuri, dove il bene e il male sono sanciti dai media, vengono dipinti personaggi grigi e per questo verosimili, trasformati dagli occhi dei social in quello che il mondo si aspetta da loro. Soprattutto, tenta di perforare la corazza di Elizabeth, attraverso il fascino esplosivo di Jessica Chastain, in cui si fondono Frank e Clare Underwood; il vero faro di una pellicola su Prime Video e RaiPlay che merita assolutamente una possibilità.  

Il film della settimana scorsa: Magnolia