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Il film della settimana – Magnolia

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto Magnolia.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere Magnolia? Ecco la risposta senza spoiler

Si parla troppo poco di quella meraviglia di Paul Thomas Anderson intitolata Magnolia. Disponibile su Prime Video (inserito tra i film in scadenza), Sky e Now, racconta le vicende di nove personaggi che prendendo il via da tre casi di cronaca nera: omicidio, omicidio colposo e suicidio. Le loro vite, tutte diverse ma legate da un unico comune denominatore, si intrecciano come fossero petali di uno stesso fiore. C’è il morente Earl che, assistito dall’infermiere Phil, esprime il desiderio di rivedere suo figlio Frank, che aveva abbandonato e che oggi è un famoso motivatore misogino. Nel frattempo Linda, la giovane moglie di Earl, è preda di profondi sensi di colpa per averlo tradito. Anche Jimmy Gator, celebre conduttore di un quiz televisivo per bambini, sta morendo a causa di un tumore e decide di ricontattare sua figlia Claudia, cocainomane che incontra il dolce poliziotto Jim. Intanto, mentre l’ex bambino prodigio Donnie Smith contempla il fallimento della sua vita, il piccolo Stanley viene sfruttato dal padre proprio nel programma di Gator.

Magnolia è un racconto di vita e di morte che ci scaglia addosso le nostre paure, il desiderio di disfarsi del passato e andare avanti come possiamo, i nostri peccati e il modo per espiarli, l’essere in balia del caos. Sono tre ore che passano tutte d’un fiato, grazie all’armoniosa e sopraffina organizzazione del racconto, che salta da una storia all’altra senza mai perdere la tensione emotiva; al ritmo dato al montaggio e alla sceneggiatura emozionante e coraggiosa; alla musica che si lega perfettamente alle varie storyline; infine a interpretazioni sublimi, soprattutto quelle di Tom Cruise (che ha vinto il Globe), William H. Macy, John C. Reilly, Jason Robards e Philip Seymour Hoffman, a cui si uniscono Julianne Moore e Philip Baker Hall.

Paul Thomas Anderson scava dentro di noi in questa epica urbana, ci analizza in un film che non perde mai il suo impatto; anzi, suscita nuove domande e spunti a ogni visione. E nella seconda parte del pezzo, analizzeremo a fondo questo autentico gioiellino.

SECONDA PARTE: L’analisi di Magnolia (con spoiler)

Magnolia

Come accennato nell’introduzione, Paul Thomas Anderson ha costruito il film come fosse un fiore: i petali sono i vari personaggi che percepiscono in maniera differente il tempo dell’esistenza, donando dunque a quest’ultima un senso diverso; lo stelo è rappresentato dal quiz televisivo, dove si incontrano – o meglio, si scontrano – fisicamente o metaforicamente le vite vissute degli adulti, quelle da poco sbocciate dei bambini e, soprattutto, quelle dei personaggi che popolano Magnolia, di cui il regista riesce a cogliere ogni sfumatura caratteriale con sensibilità e senza nascondere niente.

Innanzitutto, Magnolia è dominato dal tempo del rimpianto e del rimorso.

Nell’universo imperfetto del film su Sky, Now e Prime Video, c’è qualcuno che sta morendo e sente l’incombenza di fare ammenda il più presto possibile. Earl, ormai, è imprigionato in un corpo che non comanda più, con la vita che gli è stata strappata via dalla malattia e dai farmaci. Cosa può fare se non ricordare i vecchi errori? Ciò emerge nei delicati dialoghi con Phil che, come un angelo custode, si prende amorevolmente cura di lui e non lo giudica, accompagnandolo dolcemente verso la fine. Dialoghi che sembrano avulsi dal tempo del racconto, perché in quella villa le lancette seguono lo scorrere lento di Earl, aspettando pazientemente le sue confessioni e non lasciandolo spirare senza aver avuto i suoi dolorosi ma desiderati confronti.

Prima con Linda, in cerca di redenzione per non aver amato Earl più dei suoi soldi o del suo potere; in preda ai sensi di colpa e alla depressione per non aver rispettato la fedeltà coniugale. Per lei, a differenza del marito, il tempo scorre ancora normalmente. Prova a bloccarlo con quei farmaci che separano l’anima dal corpo portandola lontano, sperando che tutto finisca velocemente. Ma non le è concesso morire quando o come vuole, venendo salvata da un bambino nel tempo pacato e riflessivo delle persone altruiste. Come lo è Phil, come lo sarà Jim.

L’angoscia di Linda è diversa da quella sperimentata da Frank.

Il personaggio di Tom Cruise, ormai, si è completamente immedesimato nella maschera che si è creato e si droga con i bagni di folla che lo fanno sentire il re dei maschi alfa. Nel misogino e volgare Seduci e distruggi, esalta quel concetto di mascolinità tossica che vuole l’uomo come il possessore delle donne, ma che non è in grado di diveltarlo senza una guida; ecco perché lui esiste. Tuttavia, quella sicurezza esagerata e quell’annullamento di sé e dei suoi sentimenti derivano da un grande dolore e da una fragilità soffocante. Basta una banale domanda di un’intervistatrice a distruggere la realtà che ha plasmato a suo piacimento: “Chi erano i tuoi genitori? Invece di essere un veicolo per accrescere la sua fama, l’intervista apre il suo personale vaso di Pandora e lo mette faccia a faccia con quel mostro che credeva di aver imprigionato, costringendolo a pronunciare la frase che forse più di tutte incarna il significato di Magnolia:

“Non c’è niente di più inutile di quello che lasci alle spalle”

Ma il passato torna sempre e, dietro ai sorrisi nervosi, si cela una tensione irrequieta destinata a esplodere in un climax sempre più crescente, quando l’intervistatrice gli domanda il motivo delle sue bugie mentre ripercorre la storia del Frank di Tom Cruise. Del resto, mettendo in scena il rapporto uomo-media, mostra come al pubblico, una volta assorbita la sua immagine televisiva, interessi solo chi c’è dietro essa. Cala però il silenzio, la telecamera fissa su Frank si avvicina lentamente al suo viso, quasi come se volesse scrutarne i pensieri attraverso lo sguardo, che non è più quello dell’onnipotente santone ma di un bambino abbandonato dal padre e che ha dovuto occuparsi da solo della madre malata. Due sono i sentimenti che lo colpiscono: la rabbia dell’inganno e del mancato riconoscimento di chi è adesso e, appunto, l’angoscia dell’imminente morte dell’odiato genitore.

Magnolia
Tom Cruise è Frank nel film di Paul Thomas Anderson su Sky, Now e Prime Video

C’è poco tempo e Frank non può perdersi gli ultimi istanti della sua vita. Gli vomita addosso tutto il dolore e la disperazione covati negli anni, insultandolo con parole al veleno. Tra le lacrime, i singhiozzi e un pianto isterico, mentre Earl è sulla via del non ritorno, crolla chiedendogli semplicemente perché non l’ha mai chiamato. Perché lo odia, ma ripiange che il padre non l’abbia amato; vorrebbe la sua morte tra terribili sofferenze ma non può sopportare di perdere anche lui dopo la madre. Eccolo il momento più tragico ed emotivo di Magnolia, in cui la fragilità umana è esposta completamente, poiché Frank è davanti a un qualcosa che non può fermare, ovvero la morte.

Il figlio paga le colpe e l’egoismo del padre, sottostando impotente alla volontà del caos. E non è l’unico a farlo.

Donnie lo rispecchia perfettamente: è stato sfruttato dai genitori e dalla TV finché era utile, per poi essere gettato via come spazzatura. Ed è rimasto a quel tempo infantile, risultando un bambino cresciuto, insicuro, che cerca qualcuno che lo faccia sentire speciale come quel quiz, che confonde l’essere malinconico con la depressione e la gentilezza con amore. Ma non riesce a diventare spregevole come la società circostante lo vorrebbe, alienandolo a sé, tanto che riporta i soldi che aveva rubato al lavoro. E se deve redimersi, è solo perché si crogiola nell’ombra di quel che fu. Stanley sta rivivendo lo stesso ciclo di Donnie, sfruttato dall’avidità di un padre che rischia di fargli perdere sé stesso. Ma lui è consapevole di ciò. Non vuole essere trattato come un fenomeno da baraccone e si ribella smettendo di rispondere alle domande. È la speranza di Anderson, ovvero di giungere a una società migliore grazie alle nuove generazioni.

Quello che hanno vissuto Donnie e Stanley è il tempo della fama, che il primo avrebbe voluto preservare per non cadere nel dimenticatoio. È lo stesso sentimento che prova il conduttore del quiz, Jimmy Gator, che non vuole lasciare quel palcoscenico nemmeno a pochi mesi dalla sua morte.

Magnolia

Come con Frank, Paul Thomas Anderson ci mostra che la sua apparenza bonaria e integerrima non corrisponde alla verità. È un traditore seriale e, soprattutto, ha rovinato la vita di sua figlia Claudia, molestandola quando era solo una bambina. Lei trova rifugio nella cocaina, finché non incontra casualmente Jim. Le loro solitudini si incastrano perfettamente come tessere di un puzzle e vedono nell’altro la possibilità di cambiare, di vivere e non solo di sopravvivere.

Ma il passato che bussa alla porta sottoforma di Jimmy non le permette di andare avanti. A nessuno dei due. Claudia non sa abbandonare il rifugio sicuro della droga per quel poliziotto che l’ha conquistata raccontandole di aver perso la pistola, cosa vergognosa per uno così ligio alle regole. E scappa, come fece dieci anni prima da un padre che non può perdonare. Infatti, Jimmy vuole solo morire perché non riesce a sopportare la sua colpevolezza, conscio ormai che è finita. Perché, del resto, abbiamo una concezione strana del tempo, considerandolo il bene più prezioso e più scontato contemporaneamente, e questo l’abbiamo visto nei diversi atteggiamenti dei vecchi malati e dei giovani arrabbiati.

Ed è chiaro, come apprendiamo pure dal prologo, che a muovere i fili in Magnolia sia il caso, che non si piega a nessuna legge fisica e divina, che si manifesta in varie forme: un fulmine, una persona, un’assurda pioggia di rane.

Non sappiamo bene che significhi quest’ultima. Potrebbe essere una metafora dei ricordi. Essendoci nel film su Prime Video, Sky e Now un cartellone con un passo dell’Esodo (“E se rifiuti di lasciarlo andare, ecco, io colpirò tutta l’estensione del tuo paese con il flagello delle rane”), potrebbe avere una funzione liberatrice. C’è chi ci ha visto un atto divino, cosa che non collide affatto con il caos di Anderson. Certo, eccetto Phil e Jim, gli altri personaggi sono troppo occupati con le loro sofferenze e i loro problemi per dare peso a un evento del genere. E se Magnolia vuole rappresentare la discesa nei meandri più oscuri dell’umanità – con i personaggi che sembrano incarnare i vizi capitali – la pioggia di rane è, come dice Stanley, semplicemente qualcosa che può accadere.

Tutti, in quel momento, stanno toccando il fondo e sarà quella pioggia a cambiarli la vita nel film su Sky, Now e Prime Video.

Il Frank di Tom Cruise si libera dell’odio, Donnie scivola e si rompe quei denti che detestava, Jimmy non si suicida perché una rana cade sulla canna della pistola facendogli sbagliare il colpo. E allora, mentre sotto quella pioggia sono a tu-per-tu con la loro coscienza, spogliati di quelle maschere create solamente per sopravvivere e nudi con le loro emozioni più intime, per i personaggi arrivano la catarsi, la liberazione, la spinta a riappacificarsi con sé stessi e ad affrontare il passato per riuscire a crearsi il proprio futuro. Accettano finalmente che il rimorso è parte di loro, di tutti noi, e punto di partenza per costruire una società che usi il passato per creare un sistema valoriale migliore. Accettano finalmente che è il caso a dominare la loro vita, che sono pieni di difetti, semplicemente umani.

E, infatti, dopo l’evento straordinario, le nuvole spariscono e il cielo si apre.

Paul Thomas Anderson dunque, tocca le nostre fragilità più dolorose, ci mette di fronte alla deriva di quei personaggi che ci colpiscono nell’animo, perché identici a noi, così come il loro mondo non è distante dal nostro. Come loro, ci eravamo smarriti nei nostri angoli più oscuri, perdendo i petali e le foglie, ma alla fine abbiamo tagliato il ramo marcio e ritrovato la strada verso l’albero di Magnolia. Ecco perché il film su Sky, Now e Prime Video, che è un’autentica esperienza per conoscerci, si chiama come un fiore di buon augurio e non può che concludersi con il sorriso di Claudia, la persona che più ha sofferto, ma che è pronta a sbocciare nuovamente.

Il film della scorsa settimana: Closer