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Perché Breaking Bad provoca un coinvolgimento emotivo unico nel suo genere

Ricordo perfettamente il periodo in cui ho letteralmente bruciato le cinque stagioni di Breaking Bad. Febbraio 2015, piena sessione d’esami. Fu come un fulmine a ciel sereno, o forse peggio, come un violento risveglio dopo un brutto incubo. Non posso assolutamente dimenticare i voti scarsi che presi a causa del binge watching di quei giorni (senza precedenti per me!). Inoltre, rammento perfettamente il vuoto esistenziale che avvertii dopo aver concluso l’ultima puntata. Conosciamo tutti quel vuoto, no? Siamo costretti ad abbandonare i personaggi a cui ci siamo tanto affezionati, forse per sempre, e una parte di noi non può accettarlo. È solo una serie tv, qualcuno potrebbe dire, è solo una storia come un’altra.

No, non lo è.

Mi sono chiesta una miriade di volte per quale motivo questa serie mi facesse provare sensazioni di disagio che raramente ho provato in vita mia. La risposta l’ho trovata anni dopo, in uno dei tanti rewatch, era intrisa nella quinta puntata della prima stagione, Gray Matter. È opinione abbastanza diffusa che ciò che accade in questo episodio rappresenti il punto di svolta decisivo che scatenerà il putiferio di cui siamo a conoscenza. Infatti è qui che comincia a evolversi davvero la storia, perché Walter White per la prima volta prende una decisione che causerà un cambiamento radicale della sua esistenza, da ogni punto di vista.

Le domande sono: cosa succede allo spettatore mentre osserva il disfacimento della vita dei nostri amati personaggi? Cosa ci frulla in testa mentre vediamo Walt togliersi finalmente la maschera che era costretto a portare ormai da tempo immemore? E quanto soffre lo spettatore osservando Jesse crollare emotivamente man mano che la storia si complica? Ma soprattutto, perché Breaking Bad ha la capacità di farci sentire a disagio?

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Procediamo con ordine. L’episodio inizia con un Jesse ben vestito che tenta disperatamente di ottenere un posto di lavoro dignitoso. Sappiamo tutti a cosa si riferisce quando afferma:

Ho molta esperienza nel settore delle vendite.

In quel momento, lo spettatore non può fare a meno di provare una gran pena nei suoi confronti. Una parte di questi sa già che Jesse sta per ricevere una violenta porta in faccia, ma allo stesso modo non può fare a meno di sperare con lui. Chi può dire di non aver ricevuto svariate delusioni nel corso della propria vita?

Noi siamo Jesse.

Ci riconosciamo nelle sue sconfitte e nelle sue conseguenti e continue ricadute, ma ci possiamo riconoscere altresì nei suoi disperati tentativi di ristabilire un equilibrio. Ed è per questo che non rimaniamo stupiti quando lo vediamo crollare e ritornare nel giro dal quale, mentendo a se stesso, si riteneva fuori.

Jesse è troppo fragile per riprendere in mano la propria vita.

È comunque la scena successiva che rappresenta un punto particolarmente importante. Walt e Skyler si dirigono alla festa di compleanno di Elliot Schwartz, ex socio e amico di Walt. Al loro ingresso ci accorgiamo immediatamente che qualcosa non quadra e il problema è visivo: l’abbigliamento della coppia è completamente inadeguato rispetto a quello degli altri invitati.

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Come accade nel corso di tutte e cinque le stagioni di Breaking Bad, niente è lasciato al caso. E questa può essere considerata una scelta di regia a dir poco geniale: la presenza di Walter e Skyler a questa festa è una nota stonata rispetto al resto degli invitati e all’ambiente. Il loro abbigliamento rispecchia il loro stato d’animo. Mentre vediamo Walter girovagare per la casa dei festeggiati, ci rendiamo conto di quanto sia doloroso per lui toccare con mano ciò che non ha potuto avere per via di una disputa amorosa e per questioni di orgoglio. Ed è nel momento in cui Elliot gli propone di diventare suo dipendente, proposta dovuta alla scoperta della malattia di Walt, che nel nostro protagonista esplode una rabbia primordiale.

Walter non può accettare di essere trattato come una povera vittima.

La famosissima scena del talking pillow ci mostra finalmente la verità su un uomo che non vuole più mentire a se stesso e che allo stesso tempo comincerà a mentire agli altri. Walt è arrabbiato, esausto e demotivato. E il motivo ce lo spiega lui stesso:

Quello che voglio, quello di cui ho bisogno è di poter scegliere. […] Qualche volta mi sento come se non avessi mai fatto nulla che dipendesse da me… delle scelte, intendo.

Ed è questa la scena più cruciale dell’intero episodio, quella che ci lascia attoniti. Le spiegazioni che si possono dare al successo stratosferico di Breaking Bad sono innumerevoli. Il solo fatto che se ne parli ancora, nonostante la serie sia conclusa da ormai sei anni, esplica l’incredibile impatto che ha avuto sul pubblico. Ma quello che, personalmente, ritengo essere il motivo principale del coinvolgimento degli spettatori è proprio la nostra inevitabile immedesimazione nei panni di un uomo che fondamentalmente è il nostro specchio.

Noi siamo Walter White. Siamo le sue decisioni sbagliate. Il suo senso di inadeguatezza perenne. La sua rabbia nascosta per continuare a fingere che vada tutto bene. La maschera che portiamo ogni giorno.

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