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Le puntate interattive delle Serie Tv Netflix hanno un futuro o sono già un esperimento fallito?

Titoli come Black Mirror: Bandersnatch e You vs Wild sono i primi che ci vengono in mente quando parliamo di puntate interattive. Da qualche anno a questa parte, infatti, Netflix ha cercato di spingersi oltre le canoniche narrazioni di serie tv e film per sperimentare nuovi modi di coinvoglimento del suo pubblico.

Se le prime sperimentazioni del genere sono state fatte con prodotti per bambini – come l’episodio speciale di Minecraft: Story Mode – , nel dicembre del 2018 è uscita la puntata speciale di Black Mirror decretando l’avvento dei mondi interattivi anche nei prodotti seriali per adulti. Bandersnatch racconta la storia di un giovane programmatore che decide di adattare un romanzo fantasy in un videogioco, creando una concatenazione di eventi tale da portarlo a interrogarsi su cosa sia la realtà e cosa la finzione.

Black Mirror

Con queste premesse, Black Mirror: Bandersnatch è stato un successo per Netflix, attirando la curiosità non solo degli amanti del genere fantascientifico e distopico, ma anche l’attenzione del pubblico generalista. La possibilità di manipolare la storia lascia molta libertà agli spettatori (o forse sarebbe meglio chiamarli giocatori?) poichè possono da un lato immedesimarsi e agire avendo in mente cosa farebbero loro in determinate situazioni e dall’altro possono continuare a rivisitare l’episodio col fine di rivivere tutte le combinazioni e i finali possibili.

In rete, infatti, per molto tempo si sono create vere e proprie comunità di fan il cui unico obiettivo era quello di individuare non solo quanti fossero i finali alternativi, ma anche creare una mappa dell’episodio che rappresentasse il modo in cui ogni singola scelta potesse portare a questi finali (e si è parlato anche della creazione di un videogioco vero e proprio).

Giocando molto col concetto di libero arbitrio, Netflix ha in un secondo momento rilasciato i dati tratti dalle singole scelte dei propri utenti permettendo così di analizzare quali sono state le scelte più gettonate per ogni segmento interattivo, permettendoci così di indagare i risvolti sociali e comportamentali del pubblico.

Dopo questo grande successo, il vicepresidente di Netflix Todd Yellin ha annunciato che ci sarebbero state altre puntate interattive, nuove sperimentazioni che avrebbero interessato anche dei generi molto diversi tra di loro, aggiungendo quindi un nuovo livello di difficoltà.

Il motivo principale per cui Black Mirror: Bandersnatch ha funzionato così bene, infatti, risiede sicuramente nella natura stessa della serie. L’antologia di episodi ha come tratto comune il genere narrativo della distopia e della fantascienza, dove storie che appartengono ad una possibile realtà contemporanea si alternano a storie ambientate in pianeti diversi e in periodi storici futuri e improbabili.

Come può un metodo di narrazione così composito e particolare adattarsi dunque anche a generi più canonici e lineari – automaticamente più rigidi?

Possiamo dire che tutto dipende dalla bravura degli sceneggiatori.

Ubreakable Kimmy Schmidt

L’episodio interattivo di Unbreakable Kimmy Schmidt (di cui ti abbiamo parlato anche qui) è la prova delle infinte potenzialità del format: dopo l’uscita della quarta e ultima stagione della serie, la crew è tornata insieme per sfornare una puntata speciale. La storia è incentrata sulla nostra ingenua e adorabile protagonista, diventata ora una scrittrice di libri young adult, e sul suo fidanzato di nobili origini (interpretato da un formidabile Daniel Radcliffe).

La puntata speciale è stata creata tramite il fondamentale uso di una tecnologia inventata da Netflix appositamente per facilitare il compito degli sceneggiatori. Brand Manager è il nome del software inventato per Black Mirror: Bandersnatch e riutilizzato anche per gli altri episodi interattivi delle casa di produzione statunitense.

Questo software permetteva agli sceneggiatori e agli editor della puntata di vedere in anteprima come i vari segmenti avrebbero dovuto interagire tra di loro, riuscendo dunque nell’arduo compito di creare e alternare alcune gag ricorrenti a seconda delle scelte prese dagli spettatori. Per riuscire a rendere la narrazione quanto più convincente possibile, Tina Fey e il suo gruppo di scrittori ha dovuto creare una trama molto serrata che potesse comunque adattarsi a tagli, salti temporali e segmenti intercambiabili.

Scrivere in questo modo una comedy è stata sicuramente una sfida non da poco considerando che il ritmo tra una battuta e un’altra ha un’importanza capitale nella riuscita di tutto l’episodio.

Friends

Il complesso labirinto di scelte, di unità narrative e di gag comiche ha comunque convinto gli appassionati della serie, dimostrando come un impegno maggiore possa portare anche ad un prodotto convincente in un genere spinoso come la comedy.

In generale non è chiaro se ci saranno o meno nuove puntate speciali di serie targate Netflix: è senz’ombra di dubbio un lavoro molto più complesso e difficile da gestire sia a livello di scrittura che di recitazione e di editing. In più, molti fruitori di questi prodotti di intrattenimento potrebbero non volere un maggiore livello di responsabilità.

Alcune volte, gli spettatori preferiscono rimanere tali e non venire coinvolti nelle decisioni sostanziali delle trame che amano, chiedendo soltanto del puro intrattenimento che li coinvolga a livello emotivo più che a livello decisionale. È forse arrivato il momento, per Neflix, di confinare questo tipo di storytelling interattivo a generi più adatti e soprattutto a un target maggiormente interessato a questo tipo nuovo d’intrattenimento ibrido a metà strada tra serie tv e videogames.

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