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Perché l’episodio di Black Mirror con Miley Cyrus è una grande occasione mancata

Rachel, Jack e Ashley Too è forse l’episodio della criticatissima quinta stagione di Black Mirror che ha dato adito a più polemiche. Le protagoniste sono Rachel, una timida quindicenne, e Ashley O, popstar di fama internazionale interpretata da Miley Cyrus. Le due conducono ovviamente vite parallele. Rachel, orfana di madre, si è appena trasferita in una nuova città e vive insieme alla sorella rockettara Jack e al padre, questo troppo concentrato sull’invenzione di un metodo rivoluzionario per cacciare i topi per occuparsi dei disagi delle figlie adolescenti. Ashley, anch’essa orfana, vive insieme alla zia, sua manager, che sfrutta il suo talento per arricchirsi alle sue spalle.

Le due, così diverse, sono però unite da un profondo senso di inadeguatezza

Rachel vorrebbe uscire dal suo guscio ed essere una ragazza popolare, amata e piena di amici, mentre Ashley vorrebbe avere la possibilità di esprimere veramente ciò che è attraverso la musica, senza doversi preoccupare dei dettami della sua tirannica zia, che la costringe a comporre canzoni orecchiabili per un pubblico di adolescenti. Rachel riversa i suoi desideri inespressi nel suo idolo Ashley e passa le sue giornate sognando di essere come la sua beniamina, senza rendersi conto che sta aspirando a un astratto ideale che non ha alcuna corrispondenza con la realtà.

Le cose cambiano quando viene messa in commercio una bambola, Ashley Too, ispirata alla popstar e in grado di interagire con chi le parla

Black Mirror

Questa bambola è un’intelligenza artificiale che, in perfetto stile Black Mirror, ha al suo interno parte della coscienza della vera Ashley, anche se limitata alla dimensione pubblica. Ha quindi una serie di frasi preimpostate e un linguaggio affettato che non appartiene per nulla alla persona reale. Quando Rachel riceve Ashley Too per il suo compleanno, si chiude ancora di più in se stessa e comincia a vedere la bambola come la sua unica, vera amica, mentre Jack è sempre più preoccupata per il rapporto di dipendenza che la sorella ha verso l’intelligenza artificiale. Poco dopo, la vera Ashley cade in un coma irreversibile, scatenando la disperazione di tutte le sue fan. Rachel, disperata, dopo un violento litigio con la sorella, decide di non accendere più Ashley Too.

Almeno finché Ashley Too, durante un programma televisivo, si anima da sola e viene a conoscenza della tragedia che ha travolto la vera Ashley

La bambola sembra essere impazzita e Jack, nel tentativo di ripararla, le toglie involontariamente il “limitatore” che arginava la coscienza di Ashley riversata nell’intelligenza artificiale, mostrandone solo la parte “politicamente corretta” e adatta al pubblico di giovani fan. Ashley Too rivela dunque alle due stupefatte ragazze che il coma della vera Ashley è stato in realtà indotto da sua zia: vedendo che la ragazza stava cominciando a ribellarsi, la donna aveva cominciato a somministrarle dei medicinali per poterla controllare. Ashley, scoperto l’inganno, aveva raccolto delle prove che potessero mostrare la colpevolezza della zia e recidere così il contratto che le legava, rendendola finalmente padrona della sua vita. La zia aveva pensato bene di indurla in coma farmacologico, sfruttando poi le migliori tecnologie per poter estrapolare le canzoni da lei composte direttamente dal suo cervello e modificarle in modo tale che risultassero vendibili. Il tutto cavalcando l’onda della pubblicità data dalle condizioni critiche della popstar, in bilico fra la vita e la morte.

Nonostante Ashley Too sia solo una bambola, ha in sé parte della coscienza di Ashley ed è diventata dunque la sua unica possibilità per comunicare ancora con il mondo

L’intelligenza artificiale riuscirà dunque a convincere Rachel e Jack ad aiutarla e a raccogliere le prove per poter finalmente smascherare sua zia. Dopo mille peripezie, il finale è positivo e consolatorio. I “cattivi” perdono e Ashley riesce a riappropriarsi della sua vita. E non solo: dopo una simile avventura, le tre ragazze diventano davvero unite. Rachel riacquista la fiducia in se stessa e può finalmente contare sull’amicizia della vera Ashley, che crea un gruppo rock insieme a Jack e comincia a cantare canzoni metal dai toni particolarmente aggressivi.

Già dalla trama emerge come sia un episodio atipico rispetto ai soliti toni della serie

Black Mirror è una serie nata per fare della critica sociale, che si distingueva per un’ironia graffiante e un black humor spietato. I finali sono negativi o, comunque, lasciano sempre l’amaro in bocca e lasciano lo spettatore attonito e pieno di interrogativi. Ed è questo il punto di forza della serie: non vuole dare risposte, ma invitare a farsi delle domande. Non c’è spazio per conclusioni consolanti e morali banali. Ed è per questo che Rachel, Jack e Ashley Too dà fastidio: perché banalizza delle tematiche importanti come il senso di inadeguatezza e il disagio adolescenziale facendo una morale spicciola e regalando un lieto fine di cui nessuno sentiva la necessità.

Anche la sceneggiatura, rispetto all’alto livello che caratterizza la serie, presenta non pochi punti deboli

La serie si è sempre distinta per episodi dalla sceneggiatura solida, efficace e ben approfondita, con dialoghi brillanti e importanti riflessioni sulla società e il rapporto fra uomo e tecnologia. Eppure questo episodio non è decisamente all’altezza dei suoi predecessori: i personaggi sono stereotipati e psicologicamente poco approfonditi. Rachel è una tipica adolescente timida e insicura, ma a parte la sua ossessione per Ashley O non ha caratteristiche che la distinguono. Non sappiamo quali sono i suoi interessi e i suoi sogni, né ci è dato modo di intuirli. Nonostante sia la protagonista, è un personaggio bidimensionale, abbozzato con il carboncino. Lo stesso vale per la sorella Jack, che si appassiona al rock nel tentativo di stabilire un legame con la madre, morta tempo prima. Non ci è dato sapere quale fosse il collegamento fra la madre e la musica, né riusciamo a scoprire molto altro sulla personalità della ragazza. Il padre, poi, nonostante sia chiaramente uno dei motivi del disagio adolescenziale di Rachel, rimane appiattito sullo sfondo, figura sfuggente e quasi ectoplasmatica.

Ashley poi è forse l’elemento più debole di tutta la sceneggiatura

La ragazza è il classico stereotipo della popstar infelice e insoddisfatta, costretta a nascondere i suoi problemi dietro un sorriso artificioso. Il suo desiderio di esprimersi e il suo senso di repressione sono indagati in modo superficiale, senza capire quali siano le reali molle che agiscono sul suo spirito e la fanno stare male con se stessa. Tutto ciò che sappiamo di lei è suggerito dai dialoghi didascalici che la cantante ha con la perfida zia, anche lei relegata al ruolo di semplice macchietta priva di sfaccettature.

black mirror

Tuttavia, l’episodio rimane sospeso come un’occasione mancata

Il concept alla base, in realtà, poteva essere interessante, anche se non all’interno di una serie cruda come Black Mirror. Una cantante famosa in difficoltà che si salva grazie all’aiuto di due ragazze qualunque è un’idea che ha tutti i presupposti per poter essere sviluppata in un buon teen movie. Se la sceneggiatura fosse stata sviluppata in modo più approfondito e allungando la durata a 90 minuti, anziché i canonici 60 che caratterizzano gli episodi della serie, la trama avrebbe potuto essere trasformata in qualcosa di godibile per un pubblico di adolescenti che, a differenza del pubblico più maturo, ha ancora bisogno di finali consolatori che contengono una buona iniezione di fiducia. Perché la morale finale dell’episodio è che se si crede in se stessi si è in grado di realizzare i propri sogni. Certo, è un messaggio piuttosto semplicistico, che fa sorridere un adulto per la sua ingenuità, ma è esattamente ciò di cui gli adolescenti hanno bisogno per essere cullati e rassicurati in un’età difficile.

È giusto anche spezzare una lancia a favore di questo criticatissimo episodio.

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È doveroso sottolineare che aspetti tecnici come la fotografia e la recitazione funzionano, così come la canzone On a Roll, cantata dalla stessa Miley Cyrus e che risulta piuttosto orecchiabile, nonostante sia sostanzialmente priva di contenuti. Da un punto di vista visivo, l’episodio risulta accattivante e ben studiato. Davanti alla debolezza della sceneggiatura, questo aspetto non fa altro che sottolineare la quasi totale assenza di contenuti forti. Però, se questa bella scatola venisse in qualche modo “riciclata” e riempita con dialoghi ben strutturati, personaggi solidi e tematiche adeguatamente approfondite, il prodotto potrebbe essere del tutto reinventato e diventare, appunto, un interessante teen movie. Ovviamente questo è un proposito pressoché irrealizzabile, che purtroppo relegherà la puntata a una semplice occasione mancata.

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