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#VenerdìVintage – Ti sblocco un ricordo: Papà Castoro

I cassetti della memoria si riempiono man mano che gli anni passano. Ci sono cose belle, cose brutte o cose che semplicemente sono lì perché è giusto che ci siano. Aprire i cassetti della memoria e trovarvi i ricordi della nostra infanzia è ritrovare un mondo che credevamo perduto per sempre. Tutto ciò che è necessario fare è chiudere gli occhi e guardarci dentro. Questo è anche lo scopo della nostra rubrica: Ti sblocco un ricordo. Vogliamo portarvi indietro nel tempo, vogliamo entrare nella vostra mente e visitarla insieme a voi. Vogliamo aiutarvi ad aprire cassetti della memoria che non ricordavate di avere, nel grande armadio della vostra vita seriale (come abbiamo fatto con I Rugrats). Chiudete gli occhi quindi e iniziate a immaginare, non prima però di aver letto la parolina magica che sbloccherà il vostro ricordo, il titolo della serie tv di cui oggi vi vogliamo parlare. Siamo nell’ormai lontano 1994: le bombe cadono sopra le innocenti teste dei cittadini dell’ex Jugoslavia, Mandela viene eletto presidente in Sudafrica, Baggio sbaglia il rigore della vita, Senna e Kurt Kobain ci salutano per sempre e arrivano nelle nostre case il primo Mac e la prima Playstation. Un anno buio e luminoso allo stesso tempo, un anno di rivoluzioni. Per quanto riguarda il piccolo schermo, invece, sta per uscire in Francia una delle serie animate che più segnerà la giovinezza di tutti coloro che attualmente vanno dai 30 in su: Papà Castoro.

Papà Castoro, la semplicità è l’arma più potente.

Vieni qui, Papà Castoro / Noi te lo chiediamo in coro / una a loro, l’altra a me / dicci due storie o meglio tre. C’è chi ha letto queste parole canticchiando la sigla del cartone animato con protagonista il castoro occhialuto e chi mente. Se rientrate nel primo gruppo tanti complimenti per la sincerità, se invece siete nel secondo vi capiamo benissimo, alcuni ricordi sono traumatici. In Italia sono andati in onda ben 2 stagione e 117 gli episodi (mentre non è mai stata trasposta in italiano la terza stagione) su Rai 2, Rai 3 e dal 2013 anche su Rai Yoyo (qui parliamo del caso Don Matteo e dello sviluppo della serie tv di Mamma Rai). Les Histoires du père Castor, italianizzata semplicemente in Papà Castoro, è una serie di cartoni animati francese ispirata ai personaggi dei libri Les Albums du Père Castor, e ideata dai registi Jean Cubaud e Daniel Decelles in quel poliedrico 1994.

Caline, Grignote e Benjamin sono tre vivaci e curiosi castorini che adorano il loro calmo e paziente papà e che insieme a lui vivono tra i flauti, le erbe e i profumi della Provenza. Ogni volta che devono prendere una decisione o vogliono sentire una storia, chiedono consiglio a Papà Castoro, che narra loro delle lunghe e bellissime fiabe della tradizione occidentale adattate per il formato televisivo a cartoni, da cui i piccoli traggono preziosi insegnamenti. D’impianto assolutamente verticale, Papà castoro è diventata famosa per la sua cornice narrativa sempre uguale, ma proprio per questo di successo: un castoro antropomorfo adulto e occhialuto racconta ai tre figli le fiabe stesse che poi compongono il nocciolo della produzione franco-canadese.

La morale e le polemiche di Papà Castoro

Come vi abbiamo già anticipato, le storie raccontate da Papà Castoro fanno parte della tradizione classica: molte erano favole esopiche cariche di morale. Purtroppo però in molte di esse, forse perché antiche, forse perché permeate da quella voglia pedagogica di insegnare, risiede una malcelata enorme dose di tristezza, una pesantezza secolare, che a tratti risulta essere addirittura datata e vecchia. Insomma, a ben vedere, i racconti del castoro più famoso del piccolo schermo di divertente e spensierato avevano ben poco. Queste favole, infatti, sono poco allegre, sempre intrise di morale e, secondo alcuni, inadeguate per un cartone animato destinato a dei bambini piccoli. C’era sempre qualcosa da imparare, qualcuno da condannare o su cui puntare il dito: col senno di poi le tematiche erano così elevate da essere più indirizzate ad un pubblico adulto piuttosto che a dei bambini. E qui si annidano le polemiche dei detrattori della produzione.

Per molti, infatti, questo cartone animato ha generato “depressione e nei peggiori casi, istinti suicidi, al solo sentirlo nominare”. Niente di strano, ognuno di noi è libero di dire la sua come e quando vuole. Secondo noi, però, è proprio l’opposto, a cominciare dalle stesse storie. Si tratta di racconti racconti storici e famosissimi, spesso tristi, è vero, ma non per questo deprimenti. Anzi. A volte dalla tristezza e dalla negatività ci possono essere anche miglioramenti del proprio vivere umano. L’essere divertente e spensierato non sempre è sinonimo di positività da trasmettere ai bambini. Perché a loro va trasmessa, nel possibile, anche il senso della vita. E la vita, in certi casi, ci colpisce duro e ci scaraventa a terra. In ogni storia c’era sempre una morale educativa. Dove qualcuno veniva condannato, etichettato come il cattivo. E altri come i buoni. Ma non è proprio questo il vero significato della vita? Non esiste davvero quello che tutti noi chiamiamo buon senso e che ci fa scegliere, in linea di massima, di compiere azioni positive? L’insegnamento più grande di Papà Castoro è forse proprio questo: che nonostante la vita non sia lineare, non sia tutta in discesa, non sia solo note alte, ci sarà sempre qualcuno a raccontarci una storia per tirarci su il morale e per insegnarci cose nuove.

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