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#VenerdìVintage – La carriera dimenticata da protagonista di sit-com di Maurizio Costanzo

Per coloro che hanno vissuto gli anni ’80, ormai è storia e leggendo queste parole saranno senz’altro colti da un fiume in piena di ricordi sbiadati. Invece chi non ne è ancora a conoscenza, da questo momento, non guarderà più a Ovidio e a Orazio come a due sommi poeti latini, ma come ai titoli delle due sit-com ideate e interpretate da Maurizio Costanzo, volto storico delle reti televisive Mediaset. Noto al grande pubblico per il Maurizio Costanzo Show (1982), il salotto mediatico più longevo e influente della tv, la carriera del conduttore romano è tanto lunga quanto inaspettata. A soli 18 anni inizia in ambito giornalistico come cronista nel quotidiano romano Paese Sera e dal 1956 fino a diventare uno dei conduttori televisivi italiani più affermati, Costanzo ha sperimentato il linguaggio di ogni mass media. È stato autore radiofonico; è coautore del testo della canzone Se telefonando, scritta con Ghigo De Chiara con musica di Ennio Morricone e resa celebre dalla voce inconfondibile di Mina. Ha ideato il personaggio “Fracchia” insieme a Paolo Villaggio, che ha scoperto lui stesso in un cabaret di Roma. Ha scritto e ideato diversi programmi radiofonici e spettacoli televisivi, tra cui quello che può essere considerato il primo talk-show italiano, Bontà loro (1976-1978). Il conduttore romano poi vanta un curriculum come sceneggiatore cinematografico e autore teatrale di tutto rispetto. Ha collaborato a un primo progetto scritto del film Salò e le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini mentre nel 1977 ha contribuito alla stesura della sceneggiatura di un film di Ettore Scola, Una giornata particolare con Loren e Mastroianni. Ha avuto anche una parentesi come regista e come autore televisivo ha ideato spettacoli che hanno influenzato il panorama televisivo di fine ‘900. Il suo contributo però va al di là della sua stessa carriera. È noto il suo impegno come “scopritore” di talenti: ha portato sotto i riflettori decine di volti arcinoti, da Vittorio Sgarbi a Valerio Mastandrea, da Ricky Memphis a Daniele Luttazzi e ha perfino introdotto una particolare tecnica d’intervista basata sull’interruzione. Non parliamo poi delle tante altre esperienze significative, come la cattedra di Teoria e Tecnica del linguaggio radiotelevisivo che ha occupato presso la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “Sapienza” di Roma dal 1995 al 2009. Tuttavia l’imponente figura di conduttore televisivo ha finito per oscurare tutto il resto, lasciando in secondo piano anche il piccolo contributo che, in un modo o nell’altro, ha portato alla serialità italiana.

Maurizio Costanzo pioniere delle sit-com made in Italy?

Maurizio Costanzo Orazio

Insieme ad Alberto Silvestri (amico, coautore e padre del cantautore Daniele Silvestri), sulla scia del successo del talk show del Teatro Parioli, a metà degli anni ’80, Costanzo fonda la Fortuna Audiovisivi, la società di produzione con cui esplora un breve ma intenso capitolo seriale. Il conduttore romano porta così sugli schermi italiani, prima con Orazio, poi con Ovidio, un prodotto insolito per le produzioni italiane: la sit-com; tanto che Orazio è considerata come uno dei primi esempi di situation comedy all’italiana. In quello stesso periodo arrivava anche Diego 100% (1985), sit-com trasmessa da Euro TV e diretta da Diego Abatantuono. Tranne questi sparuti esemplari, in quel momento sugli schermi nostrani imperversavano tante serie tv straniere e i varietà televisivi. Le serie tv prodotte nel nostro Paese erano in una fase a dir poco embrionale, il concetto stesso di “serie tv” non esisteva ancora, infatti parlavamo di sceneggiato o di telefilm. Quindi ancor prima de I ragazzi della 3ª C, che arriverà solo nel 1987, Classe di ferro (1989) e di College (1990); prima ancora dei telefilm nati all’interno dei programmi per ragazzi, come Love me Licia (1986) e delle sit-com storiche, come Casa Vianello (1988) e Nonno Felice (1992), a darci un assaggio di quello che diventerà uno dei format seriali più amati anche nello Stivale, ci penserà proprio il nostro Maurizio Costanzo.

Orazio (1984 – 1986)

Orazio

Partita come un esperimento, la prima sit-com di Maurizio Costanzo guarda senza paura ai prodotti d’oltreoceano. Indipendentemente dai gusti personali e dalla resa complessiva, Orazio ha coraggio e segna anche il debutto come attore del conduttore allora noto soprattutto per i talk show. La sit-com si compone di ben 3 stagioni per un totale di 60 puntate da 25 minuti ciascuna e veniva trasmessa da Canale 5 all’interno di Buona Domenica, il programma pomeridiano condotto anche da Costanzo e in cui in seguito debutterà anche Casa Vianello. Il protagonista, interpretato dallo stesso conduttore, è appunto Orazio, un uomo straordinariamente normale e, come il suo ideatore, è un presentatore-giornalista. Al suo fianco c’è la moglie Anna Maria (interpretata nella prima e nella terza stagione da Simona Izzo e sostituita nella seconda da Emanuela Giordano), i figli Simone (Michael Sebasti) e Chiara (Francesca Rinaldi). Nella terza stagione arriva anche una figlia adottiva, Carlotta, interpretata dalla giovanissima Alessia Fabiani. Immancabile la vicina di casa, Cinzia (Luciana Negrini), i suoceri (Angiolina Quinterno e Tullio Valli) e il fido bassotto, Claretta. Ideata da Maurizio Costanzo e Alberto Silvestri e scritta dalla scrittrice e giornalista Lidia Ravera, la regia era stata affidata a Paolo Pietrangeli, il quale ha curato anche la colonna sonora. La trama era semplice e ruotava intorno alle disavventure familiari dei protagonisti, condite da gag ironiche e mai eccessive. Ma il contributo più grande di Orazio è quello di aver introdotto nel corso delle puntate degli elementi singolari. Ad esempio, per celebrare la 50° puntata, i protagonisti interpretano loro stessi e si interrogano, in prima persona, sulle loro sorti di personaggi. Non sono mancate poi delle brevi incursioni nel passato e delle derive all’insegna del giallo e della suspense. Negli archivi di Repubblica, Costanzo racconta:

Si registra tutto d’un fiato, col truccatore e la sarta in azione mentre la mini-troupe si riscalda, provando il copione. Quindici ore effettive di lavoro (con pochissime pause) e una quarantina di milioni a puntata (compreso lo sponsor che dall’ inizio non manca mai), e il gioco è fatto. Con grande sorpresa, a quanto pare, dello stesso Berlusconi, che dopo il cauto ottimismo iniziale è tra i più ferventi sostenitori di “Orazio” e si prepara a lanciarne i telefilm anche in Francia. Il nostro è ormai è un prototipo. Abbiamo inventato, insomma, un serial da camera che, primo in Italia (e forse anche in Europa) ha dato via libera ad un vero e proprio modello produttivo, e televisivo, finora mai sperimentato. Penso con un pizzico di soddisfazione personale in più, ma con un po’ d’ amarezza, comunque, per le sorti della televisione nazionale, che, in fondo, su questo terreno non abbiamo rivali.

Ovidio (1989)

Ovidio sitcom

Orazio segna così una piccola rivoluzione televisiva. Da semplice sketch inserito in un programma televisivo domenicale, ben presto diventerà un prodotto autonomo, amato soprattutto dai più piccini che adoravano sia il formato da seguire settimanalmente che le disavventure del protagonista e del suo bassotto. Visto il successo dell’esperimento, che valse a Costanzo il Telegatto come migliore sceneggiatura originale dell’anno, nel 1989 il conduttore fa il bis con un’altra situation comedy da lui ideata e interpretata: Ovidio. Trasmessa sempre all’interno del contenitore pomeridiano domenicale di Canale 5, la sit-com si compone solo di una stagione per un totale di 35 episodi. Per il suo secondo ruolo d’attore, Costanzo si cala nei panni di un proprietario di un’enoteca e si trasferisce a Monaco di Baviera. Infatti Ovidio è la prima sit-com coprodotta tra Italia e Germania. Al suo fianco troviamo la ex moglie Gertrud (Ingrid Schoeller), una cantante lirica che stenta ad affermarsi, tre bassotti e le figlie, tra cui Susanna, interpretata niente meno che da una giovanissima Sabina Guzzanti. Al di qua della camera troviamo la stessa formazione di Orazio: Alberto Silvestri e Paolo Pietrangeli. Anche in questo caso, la trama ha un impianto familiare e una struttura molto essenziale. Tutto ruota intorno al protagonista occhialuto che si ritrova in ogni puntata a destreggiarsi tra bassotti e situazioni ordinarie, ma sempre divertenti. La costante è sempre e comunque il bassotto. Maurizio Costanzo, infatti, dichiarerà che l’idea nasce proprio da un suo inconfessato amore per i bassotti, che non sono dei semplici cani.

Una parentesi breve, ma significativa, dunque. Si tratta di due semplicissime commedie familiari, dal carattere nazional-popolare, che vedevano protagonista un uomo ordinario, ma pieno di risorse che tra vicissitudini, imprevisti e problemi quotidiani strappava qualche sorriso nelle domeniche pomeridiane. Indipendentemente dal ricordo che conservate di Orazio e di Ovidio, è innegabile che a Maurizio Costanzo vada il merito di aver creato il prototipo di situation comedy all’italiana, contaminando una formula straniera con gli elementi propri della comicità nostrana. Il successo fu inaspettato, soprattutto tra i più piccoli. E fu così che affascinati dalla dose settimanale di buon umore in pillole, iniziammo a trasformarci nei series addicted di domani.

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