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Romanzo Criminale: dieci frasi in dialetto che abbiamo imparato grazie alla Serie Tv

6) – Scrocchiazeppi: No, no, no, Libanè, io nun centro un cazzo co’ a droga tua, parola mia!

– Libanese: Magari sai chi è stato, no? Perché dietro uno stronzo ce sta sempre er vespasiano. Annamo chi me sta a frega’, Scrocchia? El Sorcio, Ricotta, Fierolocchio, chi me sta a frega’? (ep. 11)Romanzo Criminale

Frase iconica per eccellenza di Romanzo Criminale, quella pronunciata dal Libanese. Il “vespasiano” altri non è che l’orinatoio, originariamente pubblico e sottoposto a tassazione sotto l’imperatore Vespasiano, da cui prende appunto il nome. Si gioca qui sul doppio significato di “stronzo”, letterale (escremento) e figurato (persona infima). La doppia associazione è funzionale da un lato a insultare Scrocchiazeppi dall’altro ad alludere alla possibilità che Scrocchia sia a contatto con il colpevole (come appunto la presenza dello “stronzo” col suo odore implica quella del vespasiano che lo contiene).

7) – Libanese: Io c’ho n’idea migliore! Perché non brindamo ar poro Angioletto? O magari a l’etto d’eroina che j’avete fregato o all’etto de piombo che j’avete messo ‘n corpo?

– Gianni Bordini: Te l’ho già detto, ce volevamo rimette a paro! Volevamo arza’ n po’ de sordi spignendo ’npo’ de droga! (ep. 11)Romanzo Criminale

Questo con i fratelli Bordini è un dialogo in cui emergono alcune delle frasi più sentitamente romane. Oltre a “piombo” per indicare il proiettile, troviamo “arza’ ’npo de sordi” per indicare il “guadagno” (ma in romanesco, in altro contesto, ha anche il senso di “prestare soldi”) e “spignere ’npo’ de droga” vale a dire “mettere in circolo”, “vendere”.

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