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Romanzo Criminale: dieci frasi in dialetto che abbiamo imparato grazie alla Serie Tv

8) – Zeta: Ci stai minacciando? L’hai già fatto una volta, mi pare, e non ti è andata bene!

– Libanese: Allora nun hai capito… Io nun abbozzo du’ volte! Perché in finale voi chi cazzo siete? Pure ‘e spie c’hano ‘na casa, pure voi dovete chiude li occhi, hai visto mai che poi nun li riaprite più! (ep. 11, rivolgendosi agli agenti dei servizi deviati)Romanzo Criminale

Ricchissimo è il vocabolario romano a indicare la morte e le espressioni a essa connesse. Su tutte spicca la celebre “’nse sa mai che te risveji sotto a ’n cipresso” a indicare la caducità dell’esistenza e l’importanza del “carpe diem” (il cipresso è albero tradizionalmente legato ai cimiteri). In questo caso troviamo il modo di dire “hai visto mai che poi nun li riapri più […]” che nella fattispecie vuole suonare come una evidente minaccia. “Abbozzare” o “fare pippa” indica invece l’atto di non replicare, di sottostare a qualcosa, sia pure un’angheria o un insulto.

9) Che ji anni de stecca para non so’ serviti a ‘n cazzo! Mezza banda continua a sputtanarse le quote sue, a nun investi’, a frega’ ‘e quote nostre… E tra frega’ e tradi’ ce core poco (ep. 12, Libanese)Romanzo Criminale

La famosa “stecca pare pe’ tutti” celebre frase della prima stagione di Romanzo Criminale, torna nel dodicesimo episodio. Di fronte alle spese smodate (“sputtanarsi” i soldi) il Libanese decide di mettere a stipendio tutti i membri. La “stecca” indica la propria parte di qualcosa e lo “steccare” è l’atto di dividere secondo quanto spetta a ognuno. (Es.: “Se steccamo un panino in due?”, nel senso di dividerselo). “Tra frega’ e tradi’ ce core poco” rientra invece tra quelle massime tipicamente romane, stringate e straordinariamente capaci di sintetizzare in poche parole un intero corollario di riflessioni.

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