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Le cronache del ghiaccio e del fuoco di Romanzo Criminale

Ci sono tantissime metafore che si possono utilizzare per leggere la parabola che caratterizza Romanzo Criminale, un vero e proprio capolavoro della narrativa contemporanea, capace di cambiare per sempre il volto della serialità italiana. Come tutte le grandi opere, la serie tv di Sky si presta a diversi livelli di lettura, capaci di restituire un’accezione sempre differente alle vicende, reinterpretandole e rivisitandole alla luce del particolare filtro scelto. Una di queste chiavi di lettura può essere data dall’incontro tra il Freddo e il Libanese, i due leader delle batterie che danno origine alla Banda, la cui unione fa da apripista, fisico e concettuale, all’ascesa del gruppo criminale e alla narrazione nella produzione Sky. Questo incontro, estremamente significativo e sfaccettato, può essere visto anche come lo scontro tra due forze estremamente diverse, il caldo e il freddo, il ghiaccio e il fuoco per usare una terminologia cara a un altro caposaldo della serialità come Game of Thrones E qui la nostra metafora.

Mai più diversi, e mai così simili, il Freddo e il Libanese sono le due anime della banda e tra loro nasce immediatamente un feeling che si spiega anche in virtù dell’opposto “clima” caratteriale dei due. L’incontro tra queste personalità è, in realtà, uno scontro impattante, perché il ghiaccio e il fuoco si mescolano per restituire la giusta temperatura volta a favorire la stabilità di un organismo tanto instabile come la Banda protagonista di Romanzo Criminale. Le azioni del Freddo e del Libanese creano una sorta di equilibrio dinamico che mantiene stabile la reazione, che non a caso, quando viene meno una delle due forze, si trasforma irreversibilmente, fino a distruggersi. In quest’ottica, dunque, l’intero impianto di Romanzo Criminale può essere letto come una ricerca di stabilità tra due forze egualmente potenti, che scontrandosi si conciliano, creando un’armonia impossibile da causare altrimenti.

Romanzo Criminale
Il Freddo (640×360)

Il ghiaccio di Romanzo Criminale

Nomen Omen, direbbero i latini. Questa locuzione indica la presenza, nel nome, del destino della persona e mai accezione fu più calzante per descrivere il Freddo. Di nome e di fatto, per l’appunto. Il ghiaccio di Romanzo Criminale è Fabrizio Soleri, capobanda della batteria di Testaccio, di cui fanno parte Fierolocchio e i fratelli Buffoni. Il Freddo è l’anima più distaccata della Banda, è calcolatore e razionale, libero da quegli impulsi irrefrenabili che di solito caratterizzano i criminali e che, nel particolare, sono propri del Libanese. Calmo, anche nei momenti più intensi, il Freddo possiede uno spirito critico davvero spiccato, figlio di una razionalità che emerge dall’osservazione, la quale precede sempre l’azione. Poi, quando c’è da sporcarsi le mani di certo il Freddo non si tira indietro, ma la sensazione è che, nel suo caso, ogni azione sia calcolata e ponderata.

Quest’apparente calma rende ancora più spiccata la spietatezza che il Freddo possiede nel perseguire il proprio fine e nell’agire negli interessi della Banda. Questo distacco è solo apparente, perché il personaggio interpretato da Vinicio Marchioni resterà, fino alla fine, uno dei più fedeli a quegli ideali che hanno creato l’associazione con il Libanese e allo stesso amico. Uno dei massimi esempi della razionalità del Freddo sta nel modo in cui cerca di vendicare il socio: non ha gli scatti d’ira e gli impulsi del Bufalo, ma non perde mai di vista l’obiettivo, mantenendo sempre nell’animo il suo fine. La violenza del Freddo è temprata nel ghiaccio, che fa anche da anestetizzante a un animo più sensibile, consapevole del dolore inflitto e di quello provato. Il gelo, per Fabrizio Soleri, non è solo una condizione d’esistenza, ma anche una scelta, volta ad accettare la sua parabola criminale.

Il fuoco di Romanzo Criminale

Dall’altra parte del termometro, per così dire, troviamo il Libanese, il fuoco di Romanzo Criminale. Pietro Proietti, leader invece della batteria che accoglie il Dandi, Scrocchiazeppi e il Bufalo, possiede un’indole estremamente passionale, che si traduce spessissimo in scelte avventate e impulsive. Il suo carattere è quanto mai incandescente e instabile, ma nonostante tutto ciò, anche non potendo contare sulla razionalità del Freddo, il Libanese ha un istinto spiccato, da predatore nato, che lo porta a prendere la scelta più efficace anche sotto stress. Quell’avventatezza che contraddistingue l’azione del Libano viene controbilanciata da questa capacità istintiva, naturale, di sapersi muovere nel suo habitat naturale, dominando lo spazio che ha intorno.

Il Libanese ha le connotazioni di un feroce animale, che in virtù dell’alta temperatura del suo sangue fiuta quello nemico e non può fare a meno di azzannarlo. La sua è una violenza travolgente e, come per il gelo del Freddo, il fuoco che lo anima è auto-alimentato dallo stesso Libanese, che sa bene di dover procedere sempre di pancia, di dover andare dove lo porta l’istinto, per dominare la savana spietata che è il mondo criminale di Roma. Un fuoco che alimenta se stesso, fino a surriscaldarsi, e qui entra un gioco quell’equilibrio dinamico di cui parlavamo, perché senza un giusto bilanciamento, il ghiaccio del Freddo e il fuoco del Libanese sarebbero stati destinati a congelarsi eternamente o ad ardere fino alla distruzione.

Romanzo Criminale
Il Libanese (640×340)

Lo scontro e l’elemento instabile

La chiave di lettura che abbiamo scelto, in questo caso, per Romanzo Criminale è questo scontro climatico ed è evidente come questi due caratteri, così contrari eppure così complementari, si concilino alla perfezione al comando della Banda. Il ghiaccio del Freddo mitiga quel fuoco incandescente del Libanese e i due, insieme, garantiscono la giusta dose di istinto e razionalità, elementi fondamentali per dominare un ambiente che fino ad allora era stato indomito, semplicemente perché uno scontro del genere non c’era mai stato. In questo senso, dunque, si può leggere tutta l’ascesa della Banda della Magliana della serie di Sky, così come la sua caduta.

Quando questo equilibrio dinamico viene meno, con la morte del Libanese, l’organizzazione criminale inizia a sbandare e, progressivamente, si dissolve, logorata da dissapori personali, ambizioni e delusioni. Perso il Libanese, il Freddo non ha quel fuoco capace di tenere unita la Banda e si chiude sempre più nel suo gelo, fino a distaccarsi completamente dai suoi ex compagni. Il potere, venuto meno uno dei due poli climatici, viene preso da colui che rappresenta un po’ la sintesi tra i due leader, ovvero il Dandi. Con parte del fuoco del Libanese e del ghiaccio del Freddo, Mario De Angelis è l’elemento instabile che fuoriesce dalla reazione incontrollata e finisce per dominare la Banda, portandola però alla distruzione perché in lui caldo e freddo non si equilibrano, ma si nutrono a vicenda, alimentando la semplice ambizione personale. Il Dandi ha la giusta quantità di fuoco per prendere il comando e di ghiaccio per mantenerlo, ma le due forze non sono totalizzanti e non danno vita a nulla che superi la portata personale.

In questo modo, dunque, usando una metafora climatica presa in prestito da Game of Thrones, possiamo leggere tutta la parabola di Romanzo Criminale, uno scontro tra due forze opposte, il ghiaccio e il fuoco, che dà vita a una sintesi instabile che annulla tutto l’equilibrio mantenuto finché queste due forze si sono contrastate e mitigate. Questo è solo uno dei tantissimi modi per inquadrare una serie straordinaria che anche ad anni di distanza non smette di regalarci spunti su cui riflettere.