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8 Serie Tv che dovrebbero chiudere immediatamente

Sapersi fermare al momento giusto è una abilità sempre più rara nella serialità. Ci sono serie tv inizialmente pensate per durare meno (e sarebbe stato meglio) che hanno proseguito per cavalcare l’onda del successo, spesso, inaspettato. Ci sono quelle che, invece, vanno avanti ai limiti del ridicolo, come Beautiful, un titolo che ormai è diventato sinonimo di immortalità. Poi ci sono quelle serie tv che, dopo una prima stagione riuscita, si sono gettate nell’impresa di un secondo, poi un terzo, poi un quarto capitolo e così via e, sebbene non abbiano nemmeno più una trama credibile, continuando la loro avanzata verso la disfatta, come sta facendo Élite, il dramma adolescenziale di Netflix. Una serie tv, in fondo, è come una storia d’amore: non possiamo trascinarla a lungo solo per abitudine e, a volte, è meglio finirla prima di rovinare tutto. Di recente succede molto più spesso che le produzioni scelgano di proseguire dei progetti nati per essere autoconclusivi. Cioè di proseguire delle serie meravigliose che però nascevano per essere delle miniserie o addirittura delle edizioni limitate; un’abitudine di cui parleremo meglio nel corso dell’articolo. Oppure di riaprire delle storie già chiuse. Perciò le 8 serie tv di cui parleremo, a nostro avviso, dovrebbero chiudere subito, ma per ragioni molto diverse, addirittura opposte. Quindi se da una parte troverete in questa lista delle serie tv, come Élite, che andrebbero chiuse immediatamente per fare un favore all’umanità, dall’altra abbiamo inserito delle produzioni che non dovrebbero proseguire, o riaprire, per evitare di rovinare lo splendido lavoro già fatto.

Da You a Élite, ecco 8 serie tv che dovrebbe chiudere immediatamente.

You (2018 – in corso)

You

Il thriller psicologico basato sui libri di Caroline Kepnes e sviluppato da Greg Berlanti e Sera Gamble è giunto alla sua terza stagione, ma è già stato confermato per la quarta. Sebbene la saga fosse stata concepita per avere tre capitoli. Quello in cui Joe (Penn Badgley) e Love (Victoria Pedretti) si trasferiscono nella soleggiata, privilegiata e tecnologica comunità californiana, quindi, sarebbe dovuto essere l’ultimo. Per fortuna. In potenza, infatti, You potrebbe continuare all’infinito. L’autrice dei romanzi è già all’opera per un quarto mentre il produttore esecutivo, Greg Berlanti sostiene addirittura che potrebbero mettere Joe in qualsiasi luogo e la serie funzionerebbe lo stesso, tipo le Hawaii. Ma siamo davvero sicuri di aver bisogno di un nuovo capitolo della saga di Joe Goldberg?

La risposta non sarà univoca, lo capiamo. Sin da subito, infatti, You ha diviso il pubblico. C’è chi la ama e fa il tifo per Joe malgrado sia un soggetto pericoloso e recidivo che si macchia di un reato dietro l’altro – e c’è chi, invece, trova pericoloso provare empatia per il protagonista. Le serie tv non devono educarci, è vero. Tuttavia non possiamo ignorare la mole esagerata di persone che ha scambiato per “attenzioni amorose” il comportamento da stalker di Joe. La narrazione di You è pericolosamente ambigua, perfino retorica, e ci porta a provare empatia nel momento sbagliato per il personaggio sbagliato, inducendo lo spettatore a giustificare delle azioni brutali. Molti hanno paragonato Joe Goldberg a Dexter Morgan, ma le differenze sono abissali. Dexter è un personaggio complesso che lotta contro il suo passeggero oscuro, ma ha un codice etico solido, mentre l’altro, al contrario, è un personaggio nemmeno troppo interessante che ci inganna per il suo aspetto rassicurante. Ci vuole una scrittura davvero matura, come quella di Succession ad esempio, per raccontare con sapienza dei personaggi deprecabili, senza confondere mai lo spettatore. Insomma, crediamo che sia meglio finirla qui piuttosto che continuare a vedere Joe farla franca in situazioni al limite del parossismo.

Maid (2021)

Maid e Élite

Se You andrebbe chiusa per rendere il panorama seriale un posto migliore, Maid dovrebbe fermarsi per non rovinare lo splendido lavoro fatto nella prima stagione. Il dramma, infatti, è stato concepito in formato miniserie per raccontare una storia difficile e sfumata, ma autoconclusiva. Eppure Netflix non ha ancora chiuso ufficialmente il progetto e sta valutando l’ipotesi di farla tornare. Il dramma ispirato al libro di memorie di Stephanie Land, intitolato Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive, è una serie limitata creata per Netflix da Molly Smith Metzler e racconta gli sforzi di una giovane madre, Alex, che fugge da una relazione violenta mentre si prende cura di sua figlia.

Maid è lucida e realistica e non cade mai nel facile vittimismo che una realtà difficile come quella raccontata – comune a tantissime donne – potrebbe scatenare. E la racconta con coraggio, accuratezza e delicatezza. Tralasciando la bravura del cast, dalla protagonista interpretata da Margaret Qualley a sua madre (anche nella realtà) Andie MacDowell, Maid è riuscita in soli dieci episodi a raccontare un momento preciso della rinascita di Alex, esaurendo così il suo ciclo narrativo. Per questo abbiamo il sospetto che la volontà di realizzare un secondo capitolo sia solo per approfittare del successo, meritatissimo, che ha ottenuto lo show. La stessa Molly Smith Metzler, infatti, è restia e ha dichiarato di poter andare avanti solo se fosse coinvolta una nuova protagonista. Speriamo che l’avidità non spinga Netflix a riportare in scena la stessa vicenda che ha già esaurito il suo bellissimo ciclo di vita.

Questo show è un lavoro d’amore. Sono innamorata di tutti questi personaggi e potrei scrivere di Alex per il resto della mia vita. Sai, è il mio cuore. Ma sento che la sua storia l’abbiamo raccontata, perciò non sono sicura.

Molly Smith Metzler

Élite (2018 – in corso)

Élite

Nella lista delle serie tv che dovrebbero chiudere per farci un favore non poteva mancare Élite. Il thriller adolescenziale spagnolo ideato da Carlos Montero e Darío Madrona è arrivato alla quinta stagione, ma non accenna proprio a fermarsi. Addirittura Élite è stata rinnovata con largo anticipo per la sesta stagione. Ma che cosa avrà ancora da dirci che non ci abbia già detto? La prima, se amate le suggestioni calienti del trash spagnolo, è un guilty pleasure tutto sommato intrigante. La seconda è tollerabile, ma all’idea di una sesta stagione non ci stiamo. Il mondo non può sopportare ancora; sebbene ogni stagione di Élite sia sempre in cima alle classifiche della serie tv più seguite. Mentre La Casa de Papel ha saputo utilizzare il trash con intelligenza, il dramma adolescenziale, che per altro attinge al cast della serie di Álex Pina, è un polpettone farcito di cliché che sta per guastarsi.

La produzione Netflix, purtroppo, ha davvero poco che merita di essere salvato. La storia parla di tre ragazzi di umile estrazione sociale che sono stati ammessi a frequentare una scuola facoltosa: un lotta di classe raccontata male e sceneggiata ancora peggio. Luoghi comuni, battute imbarazzanti, escamotage narrativi buttati a casaccio per far accadere cose a casaccio, come i colpi di scena sempre più hard core, gli inganni e i tradimenti degni de Il Segreto. Ma cosa abbiamo fatto di male per meritarci una sesta stagione di Élite?

Hannibal (2013 – 2015)

hannibal

Ormai lo schema di questa lista è piuttosto chiaro. Mentre una serie tv dovrebbe essere chiusa immediatamente per risparmiare al mondo ulteriori sofferenze, come Élite, un’altra, come Maid, dovrebbe fermarsi per non rovinare un prodotto già di per sé vicino alla perfezione. E se parliamo di perfezione, non possiamo non tirare in ballo Hannibal. Il giallo drammatico basato sui romanzi di Thomas Harris e sviluppato per l’NBC da Bryan Fuller è senza indugio una delle serie tv tra le più poetiche, visionarie e perverse di sempre. You, ad esempio, dovrebbe prendere appunti per capire come si porta in scena il fascino del male. Il cast, neanche a dirlo, è superbo. Hannibal è una serie mostruosamente sublime, eppure è stata cancellata dopo tre stagioni, forse a causa degli ascolti poco entusiasmanti per il network.

Abbiamo pianto. Lo abbiamo accettato, siamo andati avanti e per diversi anni abbiamo convissuto con la certezza che le avventure di Mads Mikkelsen nel ruolo di Hannibal Lecter fossero arrivate al capolinea in quel finale che sfiora l’elegia poetica. Un finale che, sebbene faccia male, è insuperabile. Fino a quando Mikkelsen ha dichiarato al Bloody Disgusting che un quarto capitolo è in trattativa. Secondo alcune indiscrezioni, a produrre la quarta stagione di Hannibal potrebbe essere addirittura Netflix. Nulla è ancora ufficiale, ma le probabilità sono alte. Ora, mettendo da parte l’amore che proviamo per questa serie, siamo sicuri di volere davvero una continuazione? Non c’è dubbio che ne sentiamo la mancanza, ma dopo quel finale tanto incerto quanto perfetto cos’altro potremmo aspettarci? Perché rischiare di rovinare una storia che ha già raggiunto delle vette narrative elevatissime e cannibalizzato il suo potenziale malato e seducente? Forse, in questo caso, sarebbe meglio lasciarci finché siamo ancora innamorati.

Nine Perfect Strangers (2021 – in corso)

Nine Perfect Strangers e Élite

Nine Perfect Strangers, come Maid, nasce come miniserie ed è disponibile su Prime Video. Al contrario del dramma di Molly Smith Metzler però, quella che vede protagonista Nicole Kidman nei panni della misteriosa guru del Tranquillum House potrebbe fermarsi tranquillamente con gli otto episodi che abbiamo visto, a fatica. La serie tv ideata da David E. Kelley e John-Henry Butterworth mette in scena una vicenda intrigante, forse più del suo sviluppo. Le ambientazioni e la combo Melissa McCarthy/Bobby Cannavale, infatti, meritano di per sé la visione e sono l’unico motivo per dare una chance al mistery-drama-thriller-comedy di Hulu. Perché in realtà non è sempre chiaro cosa voglia essere Nine Perfect Strangers. La prima stagione, tutto considerato, si lascia guardare, ma essendo una serie tv limitata, basata sul romanzo di Liane Moriarty, gli otto episodi esauriscono il ciclo narrativo.

La miniserie però resta ancora l’originale più visto di Hulu. Per questo la piattaforma non l’ha ancora cancellata ufficialmente e parla di un possibile rinnovo, sebbene non ci sia una data ufficiale per il rilascio della seconda stagione. Qualche arco narrativo da poter approfondire ci sarebbe pure, come quello dei personaggi più interessanti della storia, ad esempio quelli interpretati da McCarthy e Cannavale. Il nostro no per il rinnovo della serie, infatti, viene dalla paura di ritrovarsi di nuovo alle prese con Masha Dmitrichenko: una delle interpretazioni meno riuscite della talentuosa Nicole Kidman nonché un personaggio che ci viene presentato come misterioso, ma che invece finisce per annoiare.

Your Honor (2020 – in corso)

Your Honor

È ufficiale: Your Honor 2 si farà! Ma cosa avrà ancora da dire il remake statunitense con Bryan Cranston della serie tv israeliana Kvodo? Molti fan, infatti, hanno già espresso le loro riserve per il secondo ciclo della serie di Showtime, in cui ritroveremo il giudice di New Orleans, Michael Desiato. La prima stagione è avvincente ed eticamente stuzzicante. Eppure la serie ha già esaurito il suo ciclo narrativo, che è circoscritto all’evento che scatena la vicenda. Sì, è vero: una storia, potenzialmente, potrebbe andare avanti all’infinito. Ma nel caso di Your Honor non riusciamo proprio a trovare delle giustificazioni narrative valide per proseguire. La storia, a dirla tutta, non è nemmeno così eccezionale. La scrittura non brilla per originalità e la serie si regge interamente sulla bravura di Cranston. A pensarci bene, poi, il ritorno delle serie tv cosiddette “limitate” è di per sé un controsenso! Così, mentre la maggioranza del pubblico vorrebbe che la vicenda si chiudesse con quel finale degno di questo nome, il presidente dell’intrattenimento di Showtime, Gary Levine, sembra essere di tutt’altro avviso:

Siamo rimasti sbalorditi da Your Honor, dal potere della narrazione [di Peter Moffat], dalla profondità della performance di Bryan e dalla reazione travolgente dei nostri abbonati che hanno seguito la vicenda in numeri da record. Immagina la nostra gioia quando abbiamo appreso che Peter credeva di avere più storie da raccontare e Bryan sentiva di avere più profondità da esplorare. Quindi, insieme ai suoi milioni di fan, sto gridando allegramente: “Encore!”

Con non poco scetticismo, staremo a vedere.

Manifest (2018 – in corso)

Manifest

Manifest, interpretata da Ben Stone e Melissa Roxburgh, si sviluppa attorno a un presupposto narrativo davvero succulento, degno dell’eredità di Lost e Fringe. I 191 passeggeri del volo 828 della Montego Air, dopo una scampata catastrofe, realizzano che quello che per loro è stato solamente un volo turbolento di poche ore, per il resto del mondo sono scomparsi da oltre cinque anni e mezzo. Una premessa seducente. Purtroppo però il dramma fantascientifico non è stato ideato dalla mente visionaria di J.J. Abrams bensì da Jeff Rake. Così, invece di trovarci al cospetto di un nuovo gioiello seriale di genere sci-fi, ci troviamo a seguire una vicenda gradevole, ma che troppo spesso si perde in dinamiche noiose, poco approfondite e già viste.

La prima stagione è stata entusiasmante, carica com’era di premesse incoraggianti, tra “chiamate” e sette. La seconda è stata godibile, ma con la terza non ne possiamo davvero più dei livelli di improbabilità narrativa che diventano sempre più bizzarri. Quindi alla notizia del rinnovo della quarta stagione, che sarà prodotta da Netflix, non possiamo che esclamare: Mobbasta veramente però, come direbbe Maccio Capatonda. Sebbene anche Lost, a un certo punto, abbia iniziato a perdere colpi, resta comunque un esempio di scrittura seriale eccelsa, che approfondisce con sapienza il dualismo tra scienza e fede, tra bene e male. Manifest, al contrario, spreca quasi tutti i presupposti del genere, virando sempre più verso la soap opera. Speriamo si fermi davvero alla quarta stagione.

Grey’s Anatomy (2005 – in corso)

Grey's Anatomy e Élite

Grey’s Anatomy è un drammatico caso di accanimento terapeutico. Non ci sono altre spiegazioni. Abbiamo riso e pianto, per lo più pianto, insieme a Meredith Grey, Sandra Oh e la miriade di personaggi che si sono succeduti – e a volte deceduti male – nel corso delle 18 stagioni. Drammi, tragedie, tradimenti, amori, passione: Shonda Rhimes, lo metteremo mai un punto a questa epopea medicale dolorosa che ci induce alla dipendenza? Invece no. La 19° stagione è stata annunciata e sì, ci sarà ancora Ellen Pompeo; nonostante stia cercando di convincere il team a chiudere i battenti. Questa lista, dunque, non poteva che chiudersi con uno dei medical drama più amati della serialità a cui non riescono proprio a staccare la spina. Lo sappiamo, è difficile dirsi addio, ma Shonda cara, ammettiamolo: ormai continuiamo a restare insieme solo per abitudine e per amore dei vecchi tempi. Eppure, il caso Grey’s Anatomy (e di Élite) solleva una questione interessante: perché chiudere una vicenda che, malgrado stia andando avanti senza una trama vera e propria (ci riferiamo alle ultime stagioni), continua a essere una tra le serie tv più seguite? Forse l’unico modo per farla finire è smettere di guardarla! Misteri seriali.

Élite, Maid, Grey’s Anatomy o Hannibal sono delle serie tv tanto diverse eppure hanno qualcosa in comune: non dovrebbero andare avanti.

Mentre Élite e Grey’s Anatomy non accennano a fermarsi, le altre serie tv di cui abbiamo parlato, come Hannibal e Maid, sono perfette così come sono e il loro ritorno (se mai accadesse), potrebbe deluderci, considerando poi le nostre aspettative. Sarebbe un vero peccato riaprire una ferita con il rischio di infettarla. Le serie tv, in fondo, sono come le storie d’amore: è meglio chiuderle finché siamo ancora in ottimi rapporti piuttosto che portare avanti una relazione che non ha più niente da dire, come Grey’s Anatomy, la cui passione travolgente degli inizi è, ormai, solo un ricordo.

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