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Wonka è una storia che fa tornare bambini – La Recensione senza spoiler del film con Timothée Chalamet

No, Wonka, pellicola Warner incentrata sulla giovinezza del celebre cioccolataio creato dall’inimitabile Roald Dahl nel suo apprezzatissimo romanzo per ragazzi La Fabbrica di cioccolato e che vede per protagonista il giovane e in ascesa Timothée Chalamet, non è un film che parla di Natale. Eppure, la sua collocazione nelle sale nel mese di dicembre non è casuale: questo perché quella di Wonka è una storia dolce, di buoni sentimenti e capace di spingere lo spettatore a riscoprire la propria infanzia, a ritrovare il bambino interiore che vi è in ognuno di noi, ma che tendiamo sempre più spesso a ricacciare in un angolino dall’alto del nostro essere adulti. Allora ci viene spontaneo farci qualche domanda: Wonka è il film perfetto per queste vacanze natalizie? Qual è il suo segreto?

Per scoprire la risposta a questi quesiti, vi lasciamo alla nostra recensione no spoiler di Wonka. Buona lettura!

Wonka
Willy Wonka (640×360)

Un giovane Willy Wonka, un po’ cioccolataio un po’ mago, ha un sogno: aprire un suo negozio dove poter vendere le sue creazioni e rendere felice la gente. La sua bontà ingenua dovrà però scontrarsi con la crudeltà della gente e di chi non vuole permettergli di esprimere le sue passioni per non perdere i propri privilegi. Il protagonista rinuncerà al suo sogno o troverà un modo per riuscire a realizzare i propri desideri?

Iniziamo con il dire questo: la storia di Wonka è per noi assolutamente promossa. Semplice e lineare, senza per questo risultare banale. Il film è seguibile facilmente da grandi e piccini e porta avanti la storia con un buon ritmo, nonostante dei piccoli rallentamenti nella sua seconda metà, senza mai annoiare lo spettatore e introducendo alcuni comprimari (ognuno con la propria sottotrama) che risultano simpatici e funzionali alla narrazione, ma che non rubano eccessivamente l’attenzione al protagonista. Tuttavia, prima di iniziare ad analizzarne più nello specifico tutte le componenti, dobbiamo precisare una cosa senza se e senza ma: Wonka, a discapito di quanto sostiene qualcuno, non è un film per tutti. Se generalmente odiate i film con un’alta componente da musical o se semplicemente non amate le storie “zuccherose” (anche se in questo caso forse dovremmo dire “cioccolatose“), molto probabilmente la pellicola di Paul King, noto per aver diretto in passato i due film sull’orsetto Paddington, potrebbe non fare al caso vostro. Questo perché, sin dalle sue prime battute, il film ci va a presentare da un lato un mondo in cui si respira un’atmosfera sognante e con una sottile vena comica che avvolge il tutto, da un altro un protagonista non solo eccentrico e “stralunato”, ma anche profondamente buono e onesto.

Trattasi d’altra parte, di un aspetto che potrebbe far storcere il naso a chi andava ricercando qualcosa di diverso in tale interpretazione. Il Willy Wonka di Timothée Chalamet dimostra infatti sin da subito di avere una caratterizzazione ben diversa da quella fornita da Gene Wilder nella pellicola Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato del 1971, dove non veniva nascosto il lato più dispettoso e antipatico del personaggio, così come quello della versione del 2005 con Johnny Depp, dove si rimarcava ancor di più sull’eccentricità del personaggio e la sua diffidenza verso i bambini. Al di là di quanto affermato in sede di marketing, lo Wonka del 2023 non è un prequel ufficiale delle precedenti pellicole e neppure del libro di Dahl, ma un prodotto a sé stante che, pur rifacendosi ovviamente ad esso, propone una visione tutta sua.

Wonka
Il Cartello del cioccolato (640×360)

Diverso, ma non per questo peggiore.

Il giovane Wonka di Chalamet è infatti un sognatore, ricco di speranze, ma molto ingenuo. Eccentrico, certo, ma soprattutto di buon cuore, disposto perfino a sacrificare tutti i suoi progetti per gli amici che si ritrova attorno. L’attore, infondendo tutto il suo carisma nel personaggio, ha dato ottima prova di sé, riuscendo a comunicarci con efficacia tutti gli stati d’animo del giovane Willy e brillando anche come cantante in tutti i vari numeri musicali della pellicola che lo vedono protagonista, come abbiamo avuto modo di scoprire ascoltando, una volta terminata la visione in sala in lingua italiana, le canzoni originali del film tramite Spotify e YouTube. Nella versione italiana, infatti, tutte le canzoni sono state tradotte e doppiate: la voce di Alex Polidori (noto per lo più per essere il doppiatore di Tom Holland) è davvero splendida e rende giustizia all’originale. Discorso diverso riguarda invece l’adattamento dei testi che, per quanto ben eseguito, porta inevitabilmente a un netto distacco tra la voce italiana e il labiale dei personaggi. Seppur questo sia un difetto su cui sentiamo di poter sorvolare, siamo infatti certi che qualcuno potrebbe finire per esserne infastidito.

Restando in tema e parlando di musica, dobbiamo dire di aver apprezzato la stragrande maggioranza delle canzoni proposte dalla pellicola, anche se, siamo sinceri, quelle che ci sono rimaste più impresse, oltre a quella che introduce alla narrazione e che torna più avanti in un paio di reprise, sono quelle che sono andate a riprendere i più iconici pezzi musicali della pellicola del 1971, aggiornati e modificati per l’occasione, ma capaci ancora oggi dopo mezzo secolo di restituire quel senso di poeticità, ma anche di divertimento, che abbiamo da sempre associato a La Fabbrica di cioccolato. Questo perché, nonostante una rilettura in chiave moderna che è andata a “ripulirne” alcuni aspetti oggi percepibili come troppo esagerati, Wonka rispetta completamente lo spirito originale delle opere di Roald Dahl, restituendoci il suo immaginario suggestivo, il suo umorismo gioviale e la simpatia dei suoi personaggi, certamente caricaturali, ma capaci di trasmettere tante emozioni, come in tante delle sue storie, trasposte in film, che hanno accompagnato lungo la nostra infanzia.

I malvagi non sono personaggi tridimensionali, capaci di redimersi o dotati di un background che ci faccia empatizzare con loro. Dai tre membri del Cartello del cioccolato, passando per il personaggio di Olivia Colman, i villain di Wonka assolvono in chiave fiabesca a quello che è il classico ruolo di un antagonista: si parla infatti di cattivi nel vero senso della parola, malvagi ridicoli, dall’aspetto grottesco e capaci di fungere da motore comico della narrazione.

In Wonka, infatti, si ride e ci si diverte, e anche parecchio.

Da un umorismo più studiato, fino a scene slapstick che catturano l’attenzione (e il divertimento) dei bambini ma che funzionano anche con gli adulti e che non temono di risultare offensive, uno spettatore ben predisposto passerà gran parte della visione con il sorriso sulle labbra, cullato dalla sensazione di essere tornato bambino e di riuscire a provare quel senso di meraviglia che oggigiorno ci capita sempre più raramente di poter sperimentare. Nota a parte va al personaggio di Hugh Grant che, pur avendo dichiarato di aver accettato il ruolo solo per soldi, ha fatto davvero un ottimo lavoro, portando in scena un personaggio istantaneamente iconico e dal grande potenziale comico che, pur apparendo davvero poco, riesce a rendersi assolutamente memorabile finendo per rivestire un ruolo molto importante per il risolversi della pellicola.

Hugh Grant (640×360)

Le scenografie, i costumi e gli effetti speciali e visivi che costellano la pellicola, oltre a essere ben realizzati, sono molto originali, ben ricreano l’atmosfera di una storia surreale, ma dolce e delicata (con una vena di follia) e riescono a brillare in una fotografia sui toni del grigio, tipico di una cittadina britannica dei primi del Novecento, città che ha bisogno di essere riscossa dal suo torpore dalle squisite invenzioni del protagonista.

Se state cercando un film da vedere in sala con parenti o amici durante le feste, il nostro consiglio è quello di non perdervi la visione al cinema di Wonka: se sceglierete di approcciarvi alla visione senza paura di lasciarvi andare, non solo potreste rimanere stupiti dalle sensazioni che il film potrà procurarvi, ma addirittura potreste finire per adorarlo alla follia, oltre a farvi venire un’irrefrenabile voglia di addentare una tavoletta di cioccolato.

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