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Dexter: New Blood – La recensione del finale (che è peggio di quello di 8 anni fa)

Com’è che si diceva? Ah sì: la toppa è peggio del buco. E ci dispiace dirlo, perchè durante la visione di Dexter: New Blood tutti – noi per primi – avevamo urlato al miracolo. E mai ci saremmo immaginati di ritrovarci qui, solo poche settimane dopo, a commentare un finale che a nostro parere è ben più deludente del primo. Dexter era tornato in scena con una missione: quella di riscattare il finale di una serie leggendaria che era arrivata a deludere tutti sul più bello, quando era giunto il momento di salutarsi dopo 8 intensissimi anni insieme. La cosa che più ci fa innervosire è che non solo ci stava riuscendo benissimo, ma era andato anche oltre: era riuscito a farci innamorare di una nuova storia, che prendeva le mosse dalla precedente ma arrivava ad acquisire vita propria. Una vita che ci saremmo aspettati anche mediamente longeva: almeno un paio di stagioni totali, senza voler esagerare. I presupposti c’erano tutti, e per come avevano sviluppato la storia ce n’era ormai addirittura la necessità. Invece no: fatta la cosa più difficile, ovvero quella di arrivare addirittura a farci amare all’unisono questo ritorno di Dexter, facendoci appassionare (di nuovo) alla sua storia, gli autori si sono ancora una volta persi sul più bello. Con un’accelerata improvvisa nel terzultimo e nel penultimo episodio che in parte è andata a sconfessare la sapiente e interessante costruzione precedente, e con un finale che arriva a deluderci più del primo. Che se non altro, per quanto scenicamente più che discutibile, aveva una sua coerenza narrativa. Cosa che qui viene quasi completamente a mancare.

Quando abbiamo cliccato play sull’ultima puntata di Dexter: New Blood sapevamo che poteva succedere di tutto. Del resto, nonostante avessero chiuso troppo rapidamente la storyline portante (e più interessante) di questa stagione, ovvero quella legata a Kurt e al suo rapporto a doppio filo con Dexter ed Harrison, c’era ancora speranza di poter vedere un finale che sarebbe servito da ponte per arrivare alla stagione successiva, dove il rapporto appena decollato tra Dexter ed Harrison avrebbe potuto trovare maggiore profondità narrativa, e dove anche l’altro macrotema legato alla scoperta del passato di Dexter da parte di Angela avrebbe potuto essere sviluppato coi giusti gradi di calma mista a tensione. Sapevamo, comunque, che sarebbe potuto finire anche tutto qui: l’accelerata degli ultimi episodi ce lo suggeriva ad alta voce, pur senza urlarlo. Ed eravamo anche disposti ad accettarlo, storcendo un po’ il naso ma sperando che nel giro di un’ora sarebbero riusciti a stupirci ancora una volta, regalandoci una conclusione degna per un personaggio che comunque ha fatto la storia della televisione. Missione fallita.

Dexter: New Blood

Chiariamo: non è l’esito finale in se’ che ci ha delusi. La morte di Dexter, a cui era miracolosamente scampato nel finale di 8 anni fa, era l’epilogo più scontato ma in fondo anche quello più giusto. Di certo non ci saremmo aspettati una conclusione della serie con l’ex ematologo forense e suo figlio che veleggiavano felici e leggiadri verso la libertà di uccidere mezza America mentre si improvvisavano taglialegna o commercianti per coprire il loro vero impiego principale, quello di serial killer. Il prodotto finale di questo revival sarebbe quindi anche tecnicamente corretto, ma sono il quando e il come a fare la differenza. E sul quando e sul come gli autori hanno toppato alla grande.

L’ultima puntata (per ora, ma speriamo per sempre) di Dexter: New Blood è stata un frenetico susseguirsi di eventi. Decisamente troppo frenetico. Dexter viene arrestato in men che non si dica con l’accusa di omicidio ai danni di Matt Caldwell, ma nonostante Angela abbia in mano delle potenziali prove (fornitegli da Kurt prima della sua dipartita), con le doti manipolatorie tipiche di chi è abituato a seguire uno schema per salvarsi la pellaccia il protagonista fa capire a chiare lettere alla poliziotta che quel che ha trovato è troppo poco e non reggerà in tribunale. Angela allora si gioca il suo asso nella manica: Angel Batista. Al solo sentir nominare l’ex sergente Dexter ha un prevedibile sussulto, con tutti i fantasmi del passato che gli tornano in mente e la paura di essere beccato tanti anni dopo e smascherato come il macellaio di Bay Harbor che si fa strada. Allora Dexter decide di portare Angela dalla sua consegnandole ciò per cui aveva lottato un’intera carriera: le prove degli omicidi di tutte le donne di Iron Lake ad opera di Kurt. Dexter, che poco prima aveva promesso a Harrison che se la sarebbe cavata e nel giro di due giorni sarebbero scappati via, si fa prendere dal panico e uccide il poliziotto Logan, che non l’ha liberato con le buone. Scappa via, trova Harrison che ci rimane malissimo per l’uccisione del suo coach innocente, prova a convincerlo a fuggire da Iron Lake con lui ma quest’ultimo non ci sta, deluso dal padre che non era il giustiziere della notte che credeva. Una volta capito che il figlio non avrebbe accettato però Dexter non si fa scrupoli e dice che sarebbe scappato da solo, ma a quel punto Harrison imbraccia il fucile per ucciderlo. Nel giro di due secondi anche Dexter, che aveva già in mano le chiavi della macchina, decide che la sua morte è l’epilogo migliore e incoraggia teneramente il figlio a ucciderlo. Colpo di fucile, morte di Dexter, Angela arriva sul posto e mossa a pietà dal figlio del serial killer che a sua volta si è appena dimostrato un killer gli dà il via libera per la fuga con tanto di soldi allegati per la merenda. Fine.

Che dire, se non che è tutto profondamente sbagliato nella gestione di questo finale. Tanto per cominciare è sbagliata la narrazione semplicistica delle reazioni istintive di Dexter davanti a questa situazione senza dubbio complicata: è vero che il nuovo Dexter travestito da Jim Lindsay è arrugginito e non ha più il controllo di una volta, ma è altrettanto vero che nelle situazioni più difficili l’istinto di sopravvivenza del serial killer riesce sempre a riconciliarlo con la sua parte razionale, che gli impedisce di prendere decisioni avventate. L’uccisione di Logan è quasi pretestuosa e sembra forzatamente volta a creare un evento scatenante che scandisca il punto di non ritorno: in effetti, dal momento in cui uccide il poliziotto, Dexter non può rimanere a Iron Lake o cambiare città con Harrison assicurandosi di aver preso anche la biancheria, ma il punto è che questa uccisione si sarebbe potuta tranquillamente evitare. Umanamente comprensibile la paura di re-incontrare Batista, ma allo stesso tempo Dexter avrebbe potuto raccontare anche a lui la storiella che ha raccontato ad Angela: ha cambiato identità perchè voleva allontanarsi dalla morte che gravitava attorno a lui, e dimenticare le tragedie di Rita, Debra e chi più ne ha più ne metta. Serviva solo un po’ di pazienza, che Dexter (anche in questa sua seconda versione) ha sempre avuto. L’accoppiata Batista-Angela che indaga sul suo passato era senza dubbio pericolosa, ma l’ex ematologo forense avrebbe potuto fare buon viso a cattivo gioco e organizzare una nuova uscita di scena senza fare nulla di compromettente. Non avrebbero certo potuto incriminarlo come il macellaio di Bay Harbor seduta stante: non ci erano riusciti anni prima dopo milioni di indagini, non ci sarebbero potuti riuscire in mezzo secondo due lustri dopo l’ultima sua passeggiata a Miami.

Ed è profondamente sbagliato anche l’atto conclusivo della storia. Una volta ritrovato Harrison, il figlio capisce che suo padre ha ucciso Logan e ne rimane atterrito, realizzando che Dexter uccide anche gli innocenti se necessario. Comprensibile la sua reazione di rifiuto nei confronti del padre, comprensibile anche la reazione istintiva di Harrison che ha l’impulso di uccidere il caro paparino per liberarsi da ogni male. Ciò che non è accettabile, però, è che sulla base di questo poi Dexter venga ucciso veramente da Harrison. Perchè sebbene il finale sia apparentemente intriso di simbolismo, con l’omicidio di Dexter ad opera del figlio che vorrebbe rappresentare la liberazione dal male e, metaforicamente, l’uccisione definitiva del Passeggero Oscuro che una volta fatto fuori Dexter sarebbe uscito anche dalla vita di Harrison, la realtà è un’altra. Se vuoi tutelare tuo figlio e sperare che non diventi come te, di certo non lo lasci col carico del fardello emotivo e psicologico di aver ucciso suo padre, per quanto una brutta persona suo padre possa essere. Dando il placet per l’omicidio ai suoi danni, Dexter non fa altro che peggiorare la vita di suo figlio in prospettiva, che da adesso in poi dovrà convivere anche coi fantasmi dell’omicidio del padre oltre a tutti i traumi ai quali già doveva far fronte. Insomma simbolismo sì, ma simbolismo da discount.

Dexter: New Blood

Una soluzione coerente, un vero atto d’amore nei confronti del figlio sarebbe stato quello di suicidarsi: liberarlo dal male in questo modo, senza però costringerlo a convivere con alcuna responsabilità e con nessun altro trauma da fronteggiare. Ma Dexter ha sempre dimostrato di tenerci troppo alla sua pellaccia e lo aveva fatto anche in questa occasione, pronto a fuggire anche senza Harrison: a maggior ragione non è credibile che in due secondi decida di farsi uccidere, con due flashback su tutte le persone che sono morte a causa sua buttati lì per provare a farci empatizzare immediatamente con questa discutibile scelta narrativa. Discutibile, infine, è anche la decisione di Angela di lasciar scappare Harrison dandogli dei soldi: la donna si trova comunque di fronte a quello che praticamente è uno sconosciuto, figlio di un serial killer, che ha appena ucciso un uomo. Forse data la situazione sarebbe stato meglio arrestare anche lui, ma qui possiamo anche chiudere un occhio immaginando che la donna abbia empatizzato con un ragazzo che presumeva innocente e che arriva all’omicidio del padre poichè esasperato dai suoi comportamenti criminosi. O almeno, possiamo raccontarci questo.

Dexter: New Blood si conclude così, lasciandoci l’amara sensazione di un’opera incompiuta molto più che nella sua versione precedente. Perchè come detto, contano il quando e il come: con un’altra stagione a disposizione avrebbero potuto raggiungere lo stesso epilogo (la morte di Dexter) ma in un modo diverso e più soddisfacente. Angela avrebbe avuto più spazio per lavorare al caso Dexter fianco a fianco con Batista, facendo nel frattempo buon viso a cattivo gioco col suo fidanzato, ci sarebbe potuto essere uno splendido rendez-vous tra Dexter e Batista stesso (lo bramavamo e siamo ancora arrabbiati con gli autori per avercene privato), il rapporto tra Dexter e Harrison avrebbe potuto svilupparsi in tanti interessantissimi modi. Soprattutto, si sarebbe potuta dare a Dexter una fine degna del suo nome, degna del suo peso specifico all’interno della serialità televisiva.

Perchè parliamoci chiaro: non può piacere a nessuno il fatto che abbiano ‘sbolognato’ un personaggio che comunque ha fatto la storia delle serie tv dal 2006 come Dexter, con un frettoloso ‘Dai uccidimi cosi ti liberi la coscienza’ deciso due secondi prima. Una manciata di secondi e hanno fatto fuori Dexter. Quasi dovessero sbrigarsi. C’è modo e modo di chiudere i personaggi. Anche altri grandi personaggi della serialità televisiva si sono trovati davanti a situazioni impossibili che non potevano che finire con la loro morte, ma sono stati tributati a dovere in termini di spazio, tempo dato agli spettatori per metabolizzare e finanche ‘apprezzarne’ la morte, intensità narrativa. Tra una cosa e l’altra Dexter era qua da 15 anni e non è accettabile che tutta la sua storia si chiuda con una morte sbrigativa e caricata solo apparentemente di significato simbolico. Non è giusto, e non fa onore a un personaggio che è stato leggendario.