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Gillian Anderson ringrazia Sex Education: «È stato un dono»

Sex Education è appena tornata su Netflix con la seconda stagione (qui trovate la nostra recensione) e Gillian Anderson, l’interprete di Jean Milburn, ha ringraziato la serie per averle regalato una nuova vita professionale.

Il volto dell’attrice è stato legato per molto tempo al personaggio di Dana Scully in X-Files, che l’ha resa una star mondiale. Grazie al cinema e al periodo trascorso negli studi della BBC per la realizzazione di serie come The Fall e Guerra e pace, Gillian Anderson ha sperimentato altri ruoli apprezzati dal pubblico. Tuttavia, il successo legato alla serie fantascientifica di Chris Carter è stato spesso un ostacolo che ha impedito all’artista di reinventarsi professionalmente.

Soltanto nel 2019, grazie a Sex Education, Gillian Anderson ha ottenuto quello che desiderava da molto tempo.

sex education Gillian Anderson

È passato tanto tempo da quando ho fatto parte di qualcosa vista universalmente. The Fall era popolare, ma non quanto Netflix. Mi sembra di essere tornata ai livelli di quando ero molto più giovane. Sex Education è stato un dono.

Gillian Anderson ha mostrato tutto il suo entusiasmo per la possibilità di cimentarsi finalmente in un ruolo ironico e divertente come quello della dottoressa Milburn (ne abbiamo parlato qui). La madre di Otis rispecchia pienamente l’intento di Sex Education, cioè quello di dimostrare che il sesso fa parte della vita quotidiana e non ha senso considerarlo come un tabù. Grazie al ruolo di Jean, l’attrice ha conquistato il giovane pubblico di Netflix, aprendo un nuovo capitolo della sua carriera separato da X-Files. E non è tutto.

Gillian Anderson sarà Margaret Thatcher nella quarta stagione di The Crown.

L’altra ragione per la quale l’interprete ha espresso gratitudine nei confronti di Netflix è il suo imminente ruolo nella serie incentrata sulla regina Elisabetta II.

La trovo affascinante, soprattutto per via della sua infanzia difficile. Per me è importante innamorarmi un po’ del personaggio che interpreto. E, avendo dovuto conoscere Margaret per interpretarla, non voglio usare la parola “perdono”, ma ho provato della compassione.

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