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Dark – I sentimenti sono il vero loop infinito

“Noi siamo convinti che il tempo sia qualcosa di lineare. In realtà, la distinzione tra passato, presente e futuro non è niente altro che un’illusione. Ieri, oggi e domani non sono momenti che si susseguono, ma sono uniti in un circolo senza fine. Ogni cosa è collegata”.

Sono queste le parole con cui lo scienziato Tannhaus apre la prima stagione di Dark. La serie tv tedesca, un vero e proprio gioiello di Netflix, gioca con gli spettatori con una trama complicata e articolata, in cui due sono le grandi tematiche: quella più ovvia è rappresentata dal tempo, e dalla possibilità di viaggiarci attraverso. La seconda, molto meno inquietante ma altrettanto incisiva, è quella dell’intreccio dei sentimenti: in qualche modo, una tematica influenza l’altra, e c’è qualcosa che le accomuna e che rappresenta, in fondo, l’essenza di Dark. Il concetto di loop.

Tante famiglie, tanti collegamenti, un unico collante: l’amore. Amore inteso in ogni sua forma: passionale, platonico, romantico, erotico, maniacale. L’amore delle madri verso i figli, dei figli verso i padri, l’amore degli amanti. Noi osserviamo impotenti a questo flusso di sentimenti che travolgono i protagonisti, da Jonas a Martha, da Claudia a Noah, da Ulrich a Hannah. Come impotenti, assistiamo al flusso del tempo ciclico, in una ruota che sembra ripetersi all’infinito, e che forse solo il finale della seconda stagione può mettere in discussione.

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A questo proposito è stimolante partire dall’incontro che Jonas, dopo aver parlato con la sua versione anziana (Adam), ha il 20 giugno 2019 con suo padre Michael, il giorno prima che quest’ultimo decida di impiccarsi. Sia Jonas che noi spettatori siamo portati a pensare (ma, soprattutto, a sperare) che finalmente sia stato trovato il modo per interrompere il loop, impedendo a Michael di uccidersi: anche se questo dovesse significare la non esistenza di Jonas. Eppure, quando i due si incontrano e iniziano a parlare, si inizia gradualmente a capire cosa sta accadendo: quello che Jonas sta provando a fare per evitare che tutto accada è invece esattamente il motivo per cui tutto accadrà.

Michael, infatti, non aveva in mente di suicidarsi il giorno dopo, ma Jonas di fatto lo convince a farlo mentre prova a dissuaderlo. Inoltre, è proprio Jonas a consegnargli la lettera che lo stesso Michael aveva scritto prima di uccidersi. Dark è ricco di questi paradossi, e questo incontro è, probabilmente, emblema e apice di essi. L’amore di Jonas verso il padre non fa altro che alimentare quel loop di cui sono entrambi vittime.

Ed è sempre Jonas a renderci disperati, nella sua versione adulta (da tutti chiamato Lo Straniero). Questo Jonas, palesemente pentito per le scelte fatte nell’ultimo decennio, cerca di rimediare ai suoi errori, ma ogni volta si ritrova con un pugno di mosche. L’incontro con la Martha del 2020 è straziante. Lui sa che la ragazza quel giorno morirà, per mano niente poco di meno che della sua versione anziana, Adam. Prova, anche con la forza, a salvarla conducendola al bunker, ma sarà tutto inutile. Le cose andranno esattamente come sono sempre andate.

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Dark è una serie sul tempo e sui sentimenti, ma non prova pietà per questi ultimi. I personaggi sono infatti condannati a compiere sempre le stesse azioni, a ripetere ogni volta il loro ciclo senza esserne consapevoli (a parte alcuni). In questo senso, porre l’attenzione su uno dei personaggi più complessi può essere interessante: Ulrich Nielsen. La parabola di Ulrich è moralmente discutibile, ma nessuno può negare quanto sia straziante la sua condizione nel 1987: ormai vecchio, internato da decenni in un ospedale psichiatrico, e considerato da tutti l’omicida di due bambini nel 1953, viene a conoscenza della possibilità che suo figlio Mikkel si trovi a Winden.

Ed è così. La scena del loro incontro è una delle più emozionanti di Dark: il piccolo riconosce il padre nonostante i capelli lunghi e grigi, e Ulrich ha finalmente la prova di non essere pazzo. Ma tanto è emozionante la loro riconciliazione, quanto è straziante la loro separazione: mentre fuggono insieme per tornare nella loro epoca, vengono fermati dalla polizia a un passo dalle grotte. Ulrich viene nuovamente consegnato all’ospedale, pesantemente sedato. Una nuova sconfitta per l’uomo, che mentre viene trasportato nell’auto della polizia vede i suoi figli, Magnus e Martha, alla fermata del bus: urla disperato i loro nomi, ma non possono sentirlo. È solo un vecchio pazzo e, come i pazzi, solo lui sa di non esserlo. 

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“L’essere umano è una creatura strana. Tutte le sue azioni sono motivate dal desiderio. Il suo carattere viene forgiato dal dolore. Per quanto cerchi di allontanare la sofferenza e reprimere il desiderio, non riuscirà a liberasi dall’eterna schiavitù dei propri sentimenti”.

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