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Storie di personaggi finiti nel dimenticatoio – Dark: H.G. Tannhaus, il meccanismo quasi perfetto

Ci sono personaggi che restano presenti sulla scena per poco tempo ma che riescono a lasciare un segno indelebile in tutti coloro che li hanno amati e hanno amato la serie che li ha ospitati. Oggi parliamo di H.G.Tannhaus, l’orologiaio di Dark, il meccanismo quasi perfetto che fa funzionare tutti gli elementi che compongono questa serie.

Apparentemente, Tannhaus non ha legami con gli altri personaggi di Dark, almeno così pare inizialmente: sembra una sorta di voce fuori campo perenne (a lui sono affidate le considerazioni sulla natura del tempo, sul determinismo e sulla filosofia che ascoltiamo in numerose scene) a cui manca una collocazione precisa nella storia. Costruisce la macchina del tempo, su indicazione di un’anziana Claudia Tiedemann (la stessa macchina che lei ha utilizzato per raggiungerlo nel 1953), incontra per caso uno spaesato Ulrich Nielsen, appena approdato nel 1953, scrive un libro sui viaggi nel tempo (che esiste davvero e potete acquistare qui).

Ma andiamo con ordine: ripercorriamo tutte le apparizioni di H.G. Tannhaus in Dark.

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Nel 1953, Tannhaus è un orologiaio che gestisce il suo negozio a Winden, quando dal nulla compare uno strano individuo, vestito in modo singolare: è Ulrich Nielsen, direttamente dal 2019. Chiede se è lui l’autore del libro Il viaggio nel tempo, che però Tannhaus non ha mai sentito nominare. Ulrich lascia inavvertitamente il suo cellulare al negozio: sarà fondamentale per far funzionare la macchina del tempo dello Sconosciuto, nel 1986.

Il giorno dopo Tannhaus riceve un’altra bizzarra visita: è Claudia Tiedemann, che ha con sé i progetti per la costruzione della macchina del tempo e gli chiede di realizzarli. Gli ci vorranno decenni per completare il lavoro e consentire alla donna di raggiungerlo dal futuro, un primo paradosso. Claudia consegna a Tannhaus il libro Il viaggio nel tempo, che lui più tardi confesserà di non aver mai scritto, limitandosi a copiare quello di Claudia: un altro esempio di paradosso di Bootstrap.

Raggiunto nel 1986 dallo Sconosciuto che gli chiede di riparare la sua macchina del tempo, Tannhaus rispolvera la vecchia invenzione che aveva cominciato decenni prima ma non aveva mai funzionato. Lo Sconosciuto gli porta ciò che manca: il cesio, isotopo radioattivo che funge da “carburante” per la macchina.

C’è però un anno particolarmente importante, per il misterioso orologiaio di Winden, in cui avviene un evento che, apparentemente, ha rilevanza solo per lui: è il 1971, la sera dell’otto novembre, quando suo figlio, sua moglie e la loro figlia neonata muoiono in un incidente d’auto. Quella stessa sera due misteriose donne si presentano a casa sua per consegnargli una bambina, che lui decide di allevare dandole lo stesso nome della nipote appena morta: Charlotte.

“Tutto ti sarà tolto questa notte, e tutto ti sarà donato”, le parole con cui si congedano, lasciando anche un misterioso dono: un orologio con incisa la dedica “per Charlotte”.

Quelle donne sono Elizabeth e Charlotte Doppler, che rapiscono la piccola Charlotte dal 2053 per riportarla indietro, in modo che la linea temporale sia preservata. Charlotte cresce allevata dal nonno adottivo e la incontriamo nel suo negozio nel 1986. Ed è proprio nel negozio del nonno che Noah, suo padre, la incontrerà per dirle quanto lui e sua madre l’abbiano cercata.

Ma Tannhaus non esiste solo in differenti linee temporali: la sua esistenza è multipla tanto quanto lo sono gli universi di Dark. Scopriamo, anzi, che è proprio lui il responsabile della scissione che ha originato i mondi paralleli e il garbuglio inestricabile di loop temporali e apocalissi che né Adam né Eva riescono ad arrestare. Nel mondo d’origine Tannhaus è rimasto solo, dopo quella tragica notte di pioggia del 1971: nessuno è venuto a portargli la piccola Charlotte, per alleviare le sue sofferenze, e lui si è dedicato anima e corpo al grande progetto della sua vita: costruire una macchina del tempo, tutta per lui.

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L’unica possibilità di salvare la sua famiglia, che però si rivela la condanna per tutti i personaggi di Dark.

Un’ossessione, quella di H.G. Tannhaus, che sembra perseguitare la sua famiglia: nella terza stagione apprendiamo che anche il suo antenato, Heinrich Tannhaus, aveva investito tutta la sua vita e le sue risorse nel creare una macchina del tempo che riportasse in vita l’adorata moglie Charlotte (altro nome ricorrente nella vita dell’orologiaio). I suoi tentativi erano stati infruttuosi ma proprio a lui dobbiamo la costituzione della società segreta Sic Mundus. A lui, e al figlio Gustav, appartiene l’orologio con incisa la dedica “per Charlotte” che viaggia nel tempo per tre lunghe stagioni per raggiungere, tramite H.G. Tannhaus, proprio Charlotte Doppler.

Quando Jonas e Martha raggiungono il mondo d’origine, sanno di fare un viaggio senza ritorno: se impediranno a Tannhaus di costruire la macchina del tempo, salvando la sua famiglia, tutto ciò che ha avuto origine da quell’evento sparirà, compresi loro due.

“Ciò che sappiamo è una goccia: ciò che non sappiamo è un oceano”. Le sibilline parole che convincono il figlio Marek a risalire in macchina per tornare indietro, da quel padre forse con la testa troppo tra le stelle e i pianeti ma che gli vuole bene e che per lui farebbe di tutto. Persino dedicare tutta la sua vita al progetto di piegare le leggi della natura, costruendo una macchina del tempo per riportare indietro la sua famiglia.

“Una persona è capace di perseguire un obiettivo lungo tutto il corso della sua vita, se è motivata dalla volontà. Nessuna resistenza, nessun ostacolo è abbastanza grande da fermarla”. Nell’universo d’origine, la forza di volontà è l’unica compagna di H.G. Tannhaus: gli anni passano e il suo progetto prende vita, fino a quando viene attivato per la prima volta nel 1986, dando origine agli universi di Jonas e Martha, con tutto il carico di dolore e distruzione che ciò comporta.

La tragedia vissuta da Tannhaus e la sua conseguente fermezza nel voler capovolgere gli eventi portano a uno snodo centrale per Dark: per cancellare il dolore di uno è necessaria la sofferenza di tutti. L’orologiaio si ritrova a essere, inconsapevolmente, dio creatore di non uno ma ben due universi che si reggono sul dogma della distruzione, della morte e del disfacimento. Gli alfieri di questi due mondi, Jonas e Martha, non hanno altra scelta se non sacrificarsi, insieme a tutti coloro che li popolano, per ripristinare l’equilibrio.

Per cancellare il dolore di uno è necessaria la sofferenza di tutti: Martha e Jonas si immolano per salvare la famiglia di Tannhaus, portando con sé nell’oblio tutti coloro che sono stati generati dal loop. Il finale di Dark non ci fornisce una risposta su ciò che è accaduto a Tannhaus e alla sua famiglia dopo quel misterioso incontro con i due “angeli”, come li definisce lo stesso Marek.

Il destino è beffardo e potrebbe essersi preso la sua rivincita, trovando un altro modo per assegnare a Tannhaus il suo ruolo di artefice inconsapevole di mondi. Del resto, il finale di Dark lascia molti inquietanti interrogativi.

Proprio la coesistenza tra conoscenza e inconsapevolezza è ciò che rende affascinante questo personaggio, laterale rispetto alla trama eppure cardine e meccanismo attorno al quale ruota ogni cosa. Tanhaus conosce le regole del tempo e i segreti dell’universo, eppure non sarà mai consapevole di quanto la sua esistenza abbia avuto un impatto sulle vite di altre persone. Nel bene e nel male.

Il personaggio di Tanhaus è la dimostrazione che anche l’evento più irrilevante può cambiare per sempre il corso della storia. Che cos’è, al cospetto della vastità del tempo, la tragedia che inghiotte la sua famiglia? Niente, eppure significa tutto per un uomo, portatore al suo interno di un granello della stessa infinità dell’universo. La tragedia del singolo che origina moltitudini, che poi implodono nel giro di un istante per (ri)dare la vita a un singolo: l’uomo che si specchia nell’universo e si scopre infinito, artefice di mondi, creatore e distruttore di universi.

Il meccanismo senza il quale la perfetta macchina del destino non potrebbe funzionare: un meccanismo quasi perfetto come imperfetto è l’uomo, che nell’intento di perseguire il bene si ritrova, incolpevole, a creare il male.

Tanhaus, origine e conclusione degli atomi opachi del Male nei quali si dibattono le vite dei personaggi di Dark.

Giulia Vanda Zennaro