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La mitologia e l’esoterismo in Dark

Nel vastissimo universo delle produzioni per piccolo schermo, ci sono galassie di ogni genere. Quella delle serie tv crime, i teen drama, le comedy e molti altri svariati mondi colorati e variopinti. C’è poi una piccola costellazione di serie tv che sono permeate da tematiche complesse e intricate, da questioni che sono come grovigli di un filo infinito e infinitamente ingarbugliato. Una di queste produzioni è quel piccolo gioiellino tedesco che prende il nome di Dark. Forse la migliore serie tv del 2020, quella targata Netflix, che ha scioccato milioni di telespettatori con il suo finale perfetto andato in onda questa estate.

Dark è forse una delle stelle più splendenti di quella costellazione di cui parlavamo prima. Un corpo celeste giovanissimo, ma che brilla di luce propria e tende addirittura a illuminare le altre compagne. Nell’articolo di oggi vogliamo provare a raccontarvi una di quelle sfumature che più ci ha fatto innamorare: quell’influenza mitologica ed esoterica che permea tutta la serie tv (qui trovate il focus sulla filosofia). Preparatevi quindi ad addentrarvi in un tunnel fatto di misticismo e arcane leggende, noi proveremo ad accompagnarvi e a guidarvi in questi cunicoli oscuri e tortuosi.

Le tre età dell’uomo e della donna

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Il primo aspetto che vogliamo trattare è quello che riguarda una frase pronunciata sia da Adam che da Eva: “Una persona vive tre vite: la prima termina con la perdita dell’ingenuità, la seconda con la perdita dell’innocenza e la terza con la perdita della vita stessa. Ineluttabilmente tutti attraversiamo questi tre stadi”. Questo aspetto trae fondamento e origine nelle Opere e i giorni di Esiodo. Nello scritto, per ricostruire il cammino evoluzionistico dell’essere umano e la sua consapevolezza, vengono utilizzate 5 età principali: età dell’oro, dell’argento, del bronzo, degli eroi e del ferro. Questa identificazione didascalica si è poi tramutata in concetto del mondo dell’arte rinascimentale che ha interpretato diversamente il tema, mostrando le tre fasi cronologiche che caratterizzano l’uomo e la donna, ovvero infanzia, maturità e vecchiaia.

Un esempio è lo stupendo dipinto qui sopra realizzato da Tiziano.

Anche in Dark abbiamo svariate accezioni dell’allegoria. Se infatti tra la prima e la seconda stagione possiamo evidenziare come Jonas abbia una controparte adulta e anziana che interagiscono tra di loro, scopriamo che lo stesso discorso vale per Claudia Tiedemann e soprattutto per Martha. Questa nella terza stagione si rapporta sia con il suo alter ego maturo che con Eva, il suo stadio finale. Inoltre, anche il frutto dell’amore tra Jonas e Martha si muove fin da subito in simbiosi con la sua versione passata e futura.

L’impiccato

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In questo caso ci spostiamo nel mondo dell’esoterismo e del misticismo. L’impiccato, conosciuto anche come L’appeso, è il dodicesimo arcano maggiore dei tarocchi che talvolta viene indicato, nelle versioni più antiche dei mazzi, come Il traditore. Nella sua rappresentazione iconografica, il personaggio è un uomo capovolto, appeso per la caviglia al ramo di un albero o a una cornice. Ha una gamba piegata dietro l’altra e i polsi dietro la schiena. Questa sua raffigurazione assume svariati significati: può essere intriso come simbolo dell’iniziazione misterica passiva che trova il suo scopo nel sacrificio e nella passione (intesa come dolore fisico). Può però assumere anche il significato di inversione di valori che dona nuova linfa alla personalità, in quanto predisposta alla dinamicità e alla mutazione.

Nei primi episodi della prima stagione di Dark, Jonas, mentre osserva la soffitta dove suo padre si è impiccato, si sdraia, guardando il punto dove era legata la corda. Un chiaro rimando alla figura che vi abbiamo appena descritto. Questa immagine è esplicativa della sorte che sarà riservata al ragazzo nel finale della terza stagione. Il sacrificio della sua stessa vita. La conoscenza quindi non è solamente illuminazione, ma è anche sofferenza e come dicevamo prima: passione. Jonas, per avvicinarsi alla risoluzione, è costretto a compiere delle scelte negative per giungere al bene.

Le logge in Dark

La loggia è tradizionalmente intesa come un luogo d’aggregazione di membri appartenenti alla massoneria, una società segreta fondata nel 1717 in Inghilterra. Una raffigurazione allegorica di questa realtà la troviamo in Dark, anche se con differenze sostanziali. Le due fazioni di viaggiatori del tempo nel mondo di Jonas e Martha, rispettivamente i Sic Mundus Creatus Est e gli Erit Lux, hanno delle forti analogie con le logge massoniche.

La differenza tra i gruppi presenti nella serialità e quelli presenti nella realtà è però che nei primi non abbiamo delle cerimonie d’iniziazione tra i vari componenti. C’è però un fine che lega indissolubilmente i pezzi e Adam ed Eva sono demiurghi e gran maestri delle loro logge. I luoghi dove risiedono gli adepti hanno il classico pavimento a scacchiera tipico delle logge massoniche e tutto l’arredamento, dal tappeto fino ad arrivare ai due quadri, ricordano moltissimo la struttura degli edifici di riunione dei “liberi muratori”.

La grotta di Dark

Un altro simbolo mitologico ed esoterico legato inestricabilmente al mondo di Dark è quello della grotta. Lì per la prima volta avviene la sparizione di Mikkel. Nella visione mitologica, la grotta è legata all’origine del mondo, all’iniziazione e alla rinascita. Da tutte le popolazioni che hanno abitato il pianeta, questa viene definita come una sorta di anticamera misteriosa dove il mondo reale si collega con quello divino. L’esempio più conosciuto è quello del mito della Caverna di Platone, in cui la grotta è il luogo dove alcuni prigionieri non possono vedere le idee direttamente e vivono di rappresentazioni ed ombre inscenate sulle pareti di roccia. Altro famosissimo aneddoto è quello dell’Antro di Trofonio, in cui si descrive un ambiente dove sono presenti mostri e paure inconsce dell’uomo.

Nella serie tv tedesca targata Netflix, la grotta di Winden, oltre a richiamare aspetti labirintici (ci torneremo più avanti), è il luogo in cui tutto ha inizio e in cui avviene il viaggio nel tempo. Questo posto assume un’importanza fondamentale: non solo la caverna del paesino consente direttamente il viaggio nelle epoche, ma conduce e guida i personaggi della serie a una migliore consapevolezza di quello che accade nello spazio-tempo. E in quei corridoi stretti e oscuri, illuminati dalla solitudine di una torcia, si cela il dualismo luce-ombra. Chi transita nelle grotte riceve la luce della conoscenza temporale, ma è condannato a vivere nell’oscurità di un loop eterno che non avrà mai fine.

L’Uroboro

Passiamo ora a un elemento collegato alla questione della grotta di Winden. In realtà, più che collegato, è presente fisicamente all’interno della caverna. L’uroboro è un simbolo molto antico legato a molti popoli arcaici. L’origine lessicale deriva dal greco e significa letteralmente “serpente che si morde la coda”. Un cerchio infinito che non può essere spezzato e che non ha né inizio né fine. Oltre che nella caverna, l’uroboro appare in un’altra scena fondamentale di Dark nella forma di bracciale, donato dallo Sconosciuto al figlio Tronte Nielsen che a sua volta lo regala a Jana.

Tutto questo ha una potenza simbolica incredibile, l’uroboro è infatti posseduto da un personaggio significativo, ovvero la prole di Adamo ed Eva. Questo incarna l’origine del loop temporale, dove i vari personaggi sono ormai incastrati fino alla fine dei tempi. Un indizio decisamente importante lasciato dagli autori che ci raccontano, come successo con la figura dell’impiccato, la natura e l’importanza della figura del giovane, dell’adulto e del vecchio prima di svelarcela realmente.

La Triquetra

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Un altro simbolo che appare frequentemente in Dark. La triquetra, ovvero un antico simbolo di matrice celtica che raffigura tre punte che sono solitamente interconnesse. Nella mitologica celtica, l’emblema simboleggiava l’aspetto femminile del Divino, diviso in tre divinità femminili differenti: fanciulla, madre e anziana (vi ricorda qualcosa?). Per altri popoli ha valori decisamente diversi come le forze naturali predominanti o i gradi dell’evoluzione dell’esistenza.

E sono proprio questi due aspetti quelli su cui Dark si concentra. La serie pone l’accento sul piano cronologico del simbolo. La triquetra, infatti, simboleggia l’interrelazione tra passato, presente e futuro, legati tra loro da cicli di 33 anni che li separano gli uni dagli altri. Nella terza stagione l’icona rappresenta la presenza dei tre mondi: quello ordinario e i due gemelli alternativi, generati dalla macchina del tempo di H.G. Tannhaus. A livello iconico, è sicuramente tra le raffigurazioni più note dello show perché appare in molti luoghi e viene citata più volte.

Il Labirinto

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Torniamo a parlare della caverna e soprattutto dei sui cunicoli aggrovigliati. Il labirinto è una struttura costruita in modo tale che l’uomo che la attraversa si perda tra le intricate strade e percorsi contenuti. L’esempio più famoso di questo tipo è da riscontrare nel racconto mitologico del labirinto di Cnosso. Nel mito, Minosse ha rinchiuso all’interno dell’edificio il Minotauro, una creatura metà uomo e metà bestia, figlia del Toro di Creta e di Pasifae, la regina del luogo, nata per volere di Poseidone per punire il regnante.

Ogni anno, per saziare la fame del mostro, il sovrano dà in pasto alla bestia 7 ragazzi e 7 ragazze. Questo ciclo infinito di morte viene interrotto da Teseo. L’eroe, con l’aiuto della figlia di Minosse, Arianna (torneremo anche su di lei), riesce a districarsi nel labirinto e sconfiggere il Minotauro. La struttura ricorda molto da vicino le grotte di Winden in cui il demiurgo che muove i fili degli abitanti della cittadina, il tempo, si esplica e prende vita. Nel groviglio di strade e bivi è facile perdersi, non riuscendo facilmente a scovare la porta d’uscita che conduce nelle varie epoche. L’esempio più chiaro di tutto quello che abbiamo scritto è che senza l’aiuto della mappa del Jonas Adulto, il Jonas Ragazzo non riesce ad orientarsi nella caverna.

Ariadne

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Concludiamo con un mito correlato alla caverna e al labirinto.

Ariadne è uno spettacolo teatrale rappresentato per la prima volta nel 1912 con musiche del noto Richard Strauss e il libretto di Hugo von Hofmannsthal. Nella serie tv, una compagnia di attori decide di rappresentare il mito di Arianna a Nasso dove la ragazza, salvata dall’eroe Teseo nel labirinto, viene lasciata sull’isola in questione incinta del loro figlio Demofonte. L’opera viene messa in scena nella serie sia nel mondo di Jonas che in quello di Eva, dove Martha interpreta sempre lo stesso ruolo: quello di Arianna.

Il filo di colore rosso utilizzato dalla ragazza non è un semplice riferimento al mito, ma allude al nastro che collega tutti gli eventi della trama, andando a costruire una groviglio che non si può districare. Per rompere il ciclo, Jonas/Teseo deve entrare nel fondo del labirinto/la grotta di Winden con l’aiuto del filo e sconfiggere il mostro/tempo. Anche in questo caso gli autori hanno voluto lasciarci l’indizio sul finale della serie tv, anticipando attraverso la pièce l’epilogo di stagione (qui un focus).

Ho imparato che niente cambia, tutto resta uguale. L’arcolaio ruota, giro dopo giro, un destino tessuto insieme al prossimo. Un filo rosso come il sangue che intreccia tutte le azioni. I nodi non si possono sciogliere, si possono tagliare. Prendi questo, ti guiderà. Devi arrivare al centro, lui è lì, metà uomo e metà bestia. Sii lesto e sicuro, colpiscilo al cuore.

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