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5 profonde differenze tra la prima e la quarta stagione di Boris

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Una delle novità più attese di questo autunno era sicuramente l’uscita di Boris 4, il ritorno dell’amatissima fuoriserie italiana a più di dieci anni di distanza dalla terza stagione e dal film che, all’epoca, aveva steso un velo conclusivo sulla produzione Fox. Disney Plus ci ha invece regalato il ritorno di René Ferretti e della sua improbabile troupe, stavolta non alle prese con l’ennesima stagione de Gli occhi del cuore, ma coinvolta in un ambizioso progetto internazionale legato alla vita di Gesù. La vicenda, come prevedibile, è tutta da ridere.

Boris 4 rende omaggio all’intera produzione, ma non si limita a citare e ripresentare vecchi schemi, bensì ne propone altri e la sua riuscita sta anche nell’essere una versione aggiornata della serie, con le sue peculiarità e le sue particolarità. La nuova stagione di Boris si muove sul filo tra il rispetto del passato e l’innovazione, trova il giusto equilibrio e ci regala tantissimi nuovi momenti, non mancando però di celebrare quelli del passato.

Non era un’operazione semplice, eppure con la sua solita saggezza, la serie uscita su Disney Plus ce l’ha fatta. Così, dopo aver visto Boris 4 possiamo sicuramente cullarci nei ricordi delle memorabili prime tre stagioni, ma anche goderci tutta una serie di novità introdotte, che hanno dato risalto alla serie nel suo complesso. A tal proposito, andiamo alla scoperta delle 5 profonde differenze che intercorrono tra la prima stagione prodotta da Fox e la quarta distribuita quest’anno da Disney Plus.

ATTENZIONE: L’articolo da questo momento in poi contiene SPOILER su Boris 4 e sulle precedenti stagioni della serie

1. La trama di Boris 4

Quando nell’ormai lontano 2007 Fox lanciò la prima stagione di Boris, questa si presentava come un prodotto molto particolare, pronto a sovvertire gli schemi della serialità italiana che avevamo visto sino ad allora. Nella sua prima stagione, quindi, la serie ci ha portato sul set de Gli occhi del cuore e in chiave fortemente parodistica ha decostruito l’intero mondo della televisione, puntando più su trame verticali, che in ogni singolo episodio si occupavano di un determinato aspetto o di una particolare vicenda, che sulla complessiva trama orizzontale.

Nella prima stagione, dunque, l’azione procede più episodio per episodio, con la trama orizzontale, molto sfumata, che riguardava in generale la cancellazione o meno de Gli occhi del cuore, ma poco altro. In Boris 4 invece vediamo una trama orizzontale molto più sviluppata, con tutte le implicazioni del lavoro con la piattaforma e con la realizzazione illegale del film. Quest’attenzione alla trama è un cambiamento già visibile con la stagione 3 della serie, ma ancora più evidente ora col revival di Disney Plus, che ai tanti momenti sul set affianca anche una storia di sfondo molto importante.

Alessandro e René Ferretti in Boris 4 (640×340)

2. Il ruolo di Alessandro

Nella quarta stagione di Boris ritroviamo tutti i personaggi più o meno nei ruoli che hanno occupato nella serie. Alcuni sono cresciuti, ci sono stati cambiamenti importanti nelle loro vite, sia personali che professionali, ma una volta tornati sul set riprendono il ruolo che hanno sempre rivestito. Tutti tranne uno: Alessandro, che in Boris 4 torna con una prospettiva totalmente ribaltata.

Nel primissimo episodio della serie lo abbiamo conosciuto come lo stagista sfruttato, poi piano piano lo abbiamo visto muovere i primi passi, crescere, anche guadagnare finalmente, ma rimanendo sempre in un ruolo secondario nella troupe. In Boris 4 invece lo ritroviamo come supervisore del set per conto della potentissima piattaforma chiamata a produrre la nuova serie di René Ferretti. Un bell’avanzamento di carriera per Alessandro, che ha iniziato come stagista “schiavo” e da ultima ruota del carro è diventato una delle figure fondamentali del set.

3. Lo sceneggiatore fantasma

Rispetto alla prima stagione i tre sceneggiatori, interpretati da Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo e Andrea Sartoretti, parodie a loro volte degli scrittori reali della serie, ovvero Mattia Torre, Luca Vendruscolo e Giacomo Ciarrapico, sono molto più presenti in Boris 4. La grande differenza, però, riguarda la mancanza di uno dei tre, sia fuori che dentro la serie. Questa quarta stagione è stata scritta, infatti, solo dagli ultimi due, perché Mattia Torre è venuto a mancare nel 2019. All’interno della serie, dunque, Valerio Aprea appare come un fantasma, che possono vedere solo gli altri due sceneggiatori. Un grande omaggio all’amico scomparso, a cui l’intera quarta stagione di Boris è dedicata. Uno di quei dettagli che sottolineano quanta purezza e passione ci siano dietro la realizzazione di questa pietra miliare della serialità italiana.

Boris 4
Corinna Negri e Stanis La Rochelle in Boris 4 (640×340)

4. La coppia che scoppia

Uno dei cambiamenti maggiori rispetto alla prima stagione è senza dubbio la coppia, molto improbabile bisogna dire, formata da Stanis La Rochelle e Corinna Negri. Le due star de Gli occhi del cuore a distanza di tanti anni dalla condivisione del set si sono sposate e insieme hanno continuato a muoversi nel mondo della televisione, senza evidentemente troppa fortuna. Così, in Boris 4 troviamo i due alla ricerca di soluzione per centrare i propri obiettivi: un rientro sul piano economico Corinna, l’affermazione come star mondiale Stanis. Chiaramente, le loro dinamiche consegnano esiti puntualmente fallimentari.

Nel suo nuovo ruolo, inoltre, assistiamo alla scissione di Stanis, tra l’attore e il produttore. È un elemento parecchio grottesco, perché il personaggio interpretato da Pietro Sermonti considera i suoi due lati come esseri distinti, tanto da tenere nascoste delle cose allo Stanis produttore e da inscenare dei dialoghi tra questo e lo Stanis attore. Alla fine, a modo loro, Stanis e Corinna funzionano, sono una coppia talmente improbabile che finisce per incastrarsi alla perfezione.

5. La produzione in Boris 4

Infine, un altro grande cambiamento che osserviamo nella nuova stagione è l’oggetto della produzione. Passiamo da una fiction troppo italiana, per dirla alla Stanis, come Gli occhi del cuore, alla produzione di una serie internazionale, con tutti i cambiamenti che ciò comporta. René Ferretti deve stare attento infatti a molti fattori collaterali, dall’inclusione alla realizzazione di una trama teen e così via. Il lavoro sul set, quindi, in teoria dovrebbe essere molto diverso, ma con la sgangherata troupe rischia di diventare sulla falsariga de Gli occhi del cuore, tanto che Stanis cerca di trasformarla in Gli occhi del cuore sacro di Gesù.

Alla fine, però, René Ferretti riesce a realizzare il suo capolavoro e raggiunge quella qualità costantemente accantonata nella prima stagione. Al di là del risultato finale, comunque, la produzione con la piattaforma introduce tutta una serie di nuovi aspetti che nella prima stagione non ci sono e che vengono, puntualmente, ironicamente sottolineati in Boris 4.