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Lookism vuol dire cambiamento

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Lookism, la serie anime Netflix!!

Gli stereotipi di bellezza ci sono entrati nella testa fino a ubriacarci di superficialità. Lo stordimento da apparenza è diventato parte integrante di quel substrato culturale che si ferma al primo impatto, alle sensazioni del primo sguardo, senza voler fare lo sforzo di andare oltre. Una cultura e un approccio difficili da estirpare. Hanno preso possesso delle nostre vite, del modo di relazionarci con gli altri, del nostro modo di essere, a volte anche in maniera inconsapevole. L’esteriorità è un valore che ha assunto un ruolo preponderante nella società moderna, senza distinzioni di latitudine. La bellezza che colpisce l’occhio, l’ordine e l’armonia, l’avvenenza, il fascino, sono metri di giudizio che influiscono sulla percezione degli individui, sulla prima idea che intimamente ci facciamo di loro. Il disordine, il caos, le cose fuori posto, disturbano lo sguardo. Non lo irretiscono, ma lo distolgono, lo allontanano. La simmetria perfetta degli edifici splendenti delle metropoli della Corea del Sud è esaltata dalla luce del giorno, dai colori tenui che ne accompagnano lo skyline. I sobborghi più umili, le bancarelle abbandonate sul ciglio della strada, le case vecchie e arroccate, si stagliano invece sulla scena tra le ombre della notte, nel buio, costringendo gli occhi a serrarsi per apprezzarne i dettagli. In Lookism il tratto grafico traduce in immagini, in sensazioni, un paradosso della società moderna che ovunque, in Corea del Sud come in Occidente, tende a privilegiare il bell’aspetto rispetto a qualità intrinseche che al primo sguardo sfuggono.

Lookism

Lookism è la storia di un teenager sovrappeso che ha problemi a integrarsi con i suoi compagni.

La serie è ambientata in Corea del Sud ed è tratta dal webtoon del fumettista Park Tae-jun. Netflix ha prodotto gli otto episodi della prima stagione che, salvo sorprese e annunci dell’ultima ora, dovrebbe essere anche l’unica. È un titolo che si eclissa nella sterminata offerta del catalogo, tra gli anime asiatici. Meno famoso di altri prodotti made in Corea, Lookism tratta una tematica delicata con un tono piuttosto aggressivo e con uno stile pieno di simboli e immagini. Abituati a un certo tipo di canone estetico anche quando si tratta di webtoon e fumetti, Lookism sceglie di assegnare il ruolo di protagonista a un liceale poco avvenente, con i capelli in disordine, il carattere difficile, la stazza fisica di un personaggio goffo e una miriade di problemi personali. Non è il bello a occupare lo schermo, bensì il modesto, lo sgradevole. Park Hyung Suk vive con sua madre, sulla quale scarica tutta la frustrazione della sua vita difficile, è un ragazzo in sovrappeso che fatica a trovare un posto in società. A scuola non ha amici, i compagni lo prendono costantemente in giro, i bulletti lo perseguitano torturandolo sia fisicamente che psicologicamente. Park Hyung Suk ha una voce stupenda e la passione per la moda, ma qualsiasi entusiasmo per un percorso nuovo da intraprendere viene stroncato dal duro scontro con la realtà, nella quale non riesce a ricavarsi spazio, sempre ghettizzato da ragazzi più affascinanti e prestanti di lui. Un bel giorno, il teenager decide di allontanarsi da casa per iniziare una vita nuova in un quartiere diverso e con compagni diversi. Nonostante le aspettative e i buoni propositi però, le cose per Park Hyung Suk non cambiano. I bulletti della scuola continuano a perseguitarlo. Cambiano solo i volti dei suoi aguzzini, non le intenzioni. Non succede sempre così: il bullo non diventa sempre buono e imbranato.

Lookism riesce ad essere persino spregevole su questo aspetto.

Il bullismo è un tema che viene sviscerato senza alcuna edulcorazione. Non ci sono momenti di tregua, accenni di cambiamento. I ragazzi atletici, belli e forti se la prendono con quelli fisicamente più deboli e psicologicamente più fragili. C’è una sudditanza mentale che non riesce ad essere estirpata: Park Hyung Suk è quello che la società definirebbe un perdente e come tale viene trattato, senza sconti. Da questo punto di vista, Lookism è quasi esagerata. Le botte che il protagonista prende nei bagni della scuola o mentre è di ritorno a casa, diventano fastidiose anche solo a guardarle. Un fastidio fisico coglie lo spettatore sulla sedia, al punto da spingerlo quasi a interrompere la visione. La schiettezza con cui parla questa serie lascia talvolta sbalorditi. Lookism presenta però una via d’uscita dall’incubo del bullismo e della discriminazione. L’espediente trovato dal suo autore è quello dello sdoppiamento del personaggio principale: Park Hyung Suk diventa due versioni di se stesso, che si scambiano ogni volta che si addormenta. Così, quando torna a casa e si mette a letto, il ragazzotto in sovrappeso si risveglia la mattina dopo nel corpo di un liceale con gli addominali scolpiti, il ciuffo sbarazzino, lo sguardo ammaliante e tutto il fascino dei vincenti, di coloro che sanno come farsi largo nella società grazie al proprio physical appeal.

Da questo momento in poi, le cose per il protagonista sembrano cambiare.

Lookism

La versione affascinante di Park Hyung Suk è in grado di respingere i pugni dei bulletti, di farsi degli amici, di stuzzicare l’interesse delle coetanee, di incutere rispetto nei compagni. Così quello che va a scuola di giorno è il Park Hyung Suk bello, mentre quello che lavora di notte in un supermarket della zona, lontano dalle luci e dalla folla, è il Park Hyung Suk brutto, quello che nessuno sembra volere come amico. La gentilezza, in Lookism, è una concessione che si acquista con qualche dote esteriore in più. A nessuno interessa invece scavare a fondo nell’animo di un ragazzo in sovrappeso e con tanti casini per la testa. Il termine “lookism”, con cui in inglese si traduce il titolo originale della serie, fa riferimento a un tipo di discriminazione dovuta all’aspetto fisico. In maniera letterale, la parola andrebbe tradotta con “aspettismo” e fa riferimento a un atteggiamento culturale che diamo ormai per scontato, per assodato. Chi viene discriminato per motivi di razza o di religione può godere di coperture legali, esistono delle leggi, negli Stati più civilizzati, che tutelano le persone emarginate per queste ragioni. Le vittime di lookismo non hanno invece protezioni legali, ma tutti gli studi sociologici dimostrano come le persone fisicamente meno attraenti hanno meno amici e minori possibilità di inserirsi in un contesto sociale. Il valore dell’apparenza ha dei risvolti immediati sulla vita delle persone e questa serie tv ha il merito di avervi acceso su i riflettori, raccontando un disagio di cui forse si parla ancora troppo poco.

Questo webtoon è un percorso di maturazione che cerca di scardinare alcuni luoghi comuni per approdare a un cambiamento.

Solo che il cambiamento non è un punto di arrivo, ma di partenza. Il finale – aperto al punto da far supporre che, presto o tardi, potremmo avere una seconda stagione – sembra suggerire l’idea che a volte, per ottenere risultati brillanti, non serve lavorare su se stessi, ma solo accettare le proprie fragilità, consapevoli che ognuno ha le sue e che condividerle, piuttosto che nasconderle, può essere un vantaggio. Essere due versioni di se stessi, la bella e la brutta, può stimolare il processo di cambiamento che parte da dentro, che tocca corde molto più profonde di quelle superficialmente legate all’apparenza e ai valori estetici di una persona. Ma è la versione migliore di sé che aiuta a cambiare la peggiore o viceversa? E si può ambire alla felicità solo se si lascia a riposare la parte più goffa e ingombrante di se stessi? Sono alcune delle domande con cui ci lascia Lookism, che è un titolo che gli appassionati di anime e webtoon possono recuperare in qualsiasi momento su Netflix.