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#VenerdìVintage – Ti sblocco un ricordo: Heidi

I cassetti della memoria si riempiono man mano che gli anni passano. Ci sono cose belle, cose brutte o cose che semplicemente sono lì perché è giusto che ci siano. Aprire i cassetti della memoria e trovarvi i ricordi della nostra infanzia è ritrovare un mondo che credevamo perduto per sempre. Tutto ciò che è necessario fare è chiudere gli occhi e guardarci dentro. Questo è anche lo scopo della nostra rubrica: Ti sblocco un ricordo. Vogliamo portarvi indietro nel tempo, vogliamo entrare nella vostra mente e visitarla insieme a voi. Vogliamo aiutarvi ad aprire cassetti della memoria che non ricordavate di avere, nel grande armadio della vostra vita seriale (come abbiamo fatto con Lupin III e Sampei). Chiudete gli occhi quindi e iniziate a immaginare, non prima però di aver letto la parolina magica che sbloccherà il vostro ricordo, il titolo della serie tv di cui oggi vi vogliamo parlare. Prima di rivelarvelo però, continuate a immaginare una canzoncina che racconta di una piccola bambina, che corre in mezzo ai prati e che viene salutata dalle caprette che vivono nelle montagne. Sì, avete capito bene, oggi vogliamo sbloccarvi un ricordo dolce come il miele delle api e caldo come il latte appena munto. Oggi parliamo di Heidi.

Risulta davvero difficile trovare qualcuno che non conosca il famoso personaggio di Heidi grazie alla celebre canzone di Gitti ed Erika, che ha accompagnato la serie televisiva giapponese realizzata dal maestro dell’animazione Hayao Miyazaki. L’associazione sorge spontanea tra questa amabile bambina e le verdeggianti montagne svizzere, le caprette, i laghetti alpini, il nonno, la signorina Rottenmeier. L’anime è tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice svizzera Johanna Spyri. Prodotto dallo studio Zuiyo Eizo nel 1974, sbarca nei piccoli schermi dello stivale tricolore nel ’78 e da quel momento non ne esce più. Ancora oggi, nella prima mattina, capita di trovare in qualche rete per bambini la piccola Heidi che corre felice nel prato. Questo è il segno che il cartone animato è entrato nell’immaginario collettivo come una delle pietre miliari del genere.

La trama si concentra su Heidi, rimasta orfana sin da piccola e cresciuta in seguito da sua zia Dete fino all’età di 5 anni; per questioni di lavoro la zia si trasferisce a Francoforte e quindi si vide costretta ad affidare la bambina all’unico suo parente ancora in vita, il nonno. Uomo diffidente e burbero che vive in una casetta di montagna isolato da tutti, e conosciuto come Il vecchio dell’Alpe. Una volta presa con se Heidi, il vecchio non sa che farsene, visto la malavoglia con cui la accettata, ma il carattere solare e l’innocenza della bambina fanno rinascere nel vecchio la voglia di essere nonno, affezionandosi così alla nipote. Difficile non affezionarsi a tutti i personaggi, mirabilmente caratterizzati da modi di parlare, agire e pensare. Le loro personalità sono date dalla cura del regista nel dare colore attraverso piccoli dettagli.

Abbiamo la protagonista che con il suo carattere solare porta felicità ovunque e poi Peter, ragazzo di 12 anni che porta al pascolo le capre e che fa subito amicizia con Heidi. I due passeranno molto tempo insieme e Peter le insegnerà alcuni trucchetti per vivere bene in montagna, condizionando la sua immagine di montanara. Il nonno di Heidi invece ritrova la voglia di essere nonno grazie alla bambina, inoltre da delle dritte anche a Peter, e questo è un aspetto dell’anime che sottolinea il rapporto magnifico che c’è tra un nonno e nipoti. Il comparto tecnico è ben realizzato, soprattutto per quegli anni che una grafica come quella di Heidi era qualitativamente encomiabile. In pochi sapranno che niente di meno che il maestro Hayao Miyazaki ha partecipato ai disegni, precisamente su scene e il layout. I paesaggi e tutti i disegni in secondo piano offrono scorci tanto semplici quanto incredibilmente emozionali e emozionanti, che immergono gli spettatori, grandi e piccini, nel contesto ambientale in cui si svolgono le vicende. Le scenografie sono quindi risaltate da uno splendido gusto per la fotografia e grandi animazioni rarissime per quel periodo storico.

Heidi tratta temi sociali molto importanti come l’enorme problema dell’analfabetismo, diffusissimo nei paesi montanari di quei tempi, la grande piaga degli orfani, problematica molto presente negli anni in cui è ambientato il cartone animato, e infine il mai sconfitto sfruttamento minorile. Altro importante elemento dell’anime è il rovesciamento. Nelle classiche fiabe conosciamo per esempio la storia di Cenerentola che, infelice della sua condizione di povertà, si riscatta e ottiene la felicità quando sposa il principe, diventa principessa e inizia una vita nel lusso. In Heidi tutto questo non avviene. La vita sulle Alpi appare dura, faticosa e sfocia spesso in situazioni degradanti. A essa è ovviamente contrapposta la vita di Clara a Francoforte: grandi case, domestici, cibo a volontà, tanti vestiti e giocattoli.

Eppure paradossalmente sono Heidi e Peter a essere felici, liberi di correre in grandi spazi aperti, in un luogo fresco, mangiare cibi sani, fare ciò che si vuole. Questa libertà è contrapposta alla prigionia di città. Prigionia intesa non solo in senso fisico, visto che Heidi e Clara non possono mai uscire di casa, ma prigionia nel seguire dovute regole, avere tale atteggiamento. In sostanza Heidi è un dramma storico dalle finalità educative, che celebra uno stile di vita umile, sano e spontaneo, comunitario e armonioso con la natura, distante dalla rigida etichetta e severità della vita benestante delle grandi città. Temi quanto mai attuali in una società, come quella di oggi, frenetica e troppo distaccata da quelle piccole grandi cose che contano forse poco, ma mai niente.

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