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#VenerdiVintage – Ti sblocco un ricordo: Sampei

I cassetti della memoria si riempiono man mano che gli anni passano. Ci sono cose belle, cose brutte o cose che semplicemente sono lì perché è giusto che ci siano. Aprire i cassetti della memoria e trovarvi i ricordi della nostra infanzia è ritrovare un mondo che credevamo perduto per sempre. Tutto ciò che è necessario fare è chiudere gli occhi e guardarci dentro. Questo è anche lo scopo della nostra rubrica: Ti sblocco un ricordo. Vogliamo portarvi indietro nel tempo, vogliamo entrare nella vostra mente e visitarla insieme a voi. Vogliamo aiutarvi ad aprire cassetti della memoria che non ricordavate di avere, nel grande armadio della vostra vita seriale (come abbiamo fatto con Lupin III). Chiudete gli occhi quindi e iniziate a immaginare, non prima però di aver letto la parolina magica che sbloccherà il vostro ricordo, il titolo della serie tv di cui oggi vi vogliamo parlare. Questo cartone animato, questo anime, ha fatto innamorare centinaia di ragazzini, italiani e non, a uno sport che fino ad allora era considerato marginale e di poco conto: la pesca. E se parliamo di canne, mulinelli e pesci enormi possiamo raccontarvi solo un cartone, inimitabile, che è Sampei.

L’anime sbarca in Giappone nel 1980 offrendo ben 109 episodi e a tempo record viene proposto anche nei piccoli schermi dello stivale italico. Il primato della messa in onda spetta a Rete4 che lo propone nel 1982 ma il successo è tale che perfino una rete come Videomusic lo proporrà negli anni ’90 mentre Europa 7, sul finire del decennio, ne farà uno degli assi portanti della sua programmazione, proponendolo con più repliche. Grazie a questa ciclicità, intere generazioni di quarantenni, trentenni e i ventenni un po’ più attempati, hanno seguito, conosciuto e sono diventati appassionati delle avventure con, consentitecelo, il vero ragazzo col cappello di paglia. C’era un tempo in cui sognavamo di pescare carpe blu, pesci dragone, sperlani. Il merito è del giovane pescatore Sampei, uno degli anime più peculiari del panorama nipponico. Difficile immaginare che i bambini italiani degli anni ’80 e successivamente quelli degli anni ’90 si sarebbero letteralmente innamorati di questo «pescatore dalle grandi orecchie a sventola» eppure il successo è stato letteralmente incredibile.

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Sampei: la storia del ragazzo pescatore

Sampei è un fumetto giapponese creato da Takao Yaguchi nel 1973, il creatore ci ha purtroppo abbandonato l’anno scorso per un male incurabile al pancreas. La Nippon Animation nel 1980 realizza la serie televisiva, composta da 109 episodi, che viene trasmessa in Italia a partire dal 1982 (qui parliamo di un altro anime che ha segnato quegli anni). La trama di Sampei è piuttosto semplice e facile da seguire. Tratta dei viaggi di un tredicenne giapponese, Sampei Mihira, estremamente appassionato alla pesca. Il ragazzo vive con suo nonno nel Giappone di provincia, lontano dalle metropoli futuristiche, dove la tradizione lascia un segno più forte sulla modernità. Secondo il topos narrativo dei giovani protagonisti manga/anime del secondo Dopoguerra, Sampei è rigorosamente orfano. Il giovane trova una sua identità, il suo riscatto, nell’attività che risulta quasi una sorta di virtù, nonché un vero e proprio stile di vita: la pesca.

Le sue avventure lo porteranno negli angoli più remoti del Giappone, fino ad arrivare a viaggiare anche nel resto del mondo. Il suo scopo è molto semplice: diventare il più bravo pescatore del globo terrestre. Per questa ragione fa di tutto per acquisire nuove tecniche da persone più esperte, o addirittura è lui stesso a inventarle ed evolverle. Sfida pesci leggendari, visita luoghi suggestivi e soprattutto fa moltissime esperienze di vita in compagnia dei suoi amici. A seguirlo nelle sue peripezie c’è anche il suo maestro Pyoshin Ayukawa, il quale gli fa da mentore e consigliere. La sua influenza sul ragazzo è molto importante e gioca un ruolo chiave non solo nell’apprendimento legato alla pesca, ma anche alla crescita umana del protagonista. L’obbiettivo finale di Sampei è migliorarsi a tal punto da poter finalmente pescare il mitico Takitaro, un pesce leggendario che ha la fama di essere imprendibile.

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La triste attualità del messaggio di Sampei

Ciò che tuttavia affascina di Sanpei è come le mini storie narrate in ogni episodio non siano soltanto un racconto di una battuta di pesca, ma bensì un’analisi della vita rurale nipponica e un inno alla bellezza e alla forza della natura stessa, il tutto decorato con momenti ilari e ironici. Dal punto di vista umano gli insegnamenti racchiusi in quest’opera sono davvero tanti. Le sfide che affronta il giovane pescatore sono impegnative e non sempre riesce a vincerle o ad avere la meglio sugli avversari. Ciò insegna allo spettatore il valore della sconfitta, l’umiltà e il continuo impegno necessario per raggiungere un traguardo. Una narrazione, quella di Sampei, che vive seguendo il filone del romanzo pedagogico, inteso anche come strumento educativo per lo spettatore. Tutti noi veniamo catechizzati e sensibilizzati attraverso con gli occhi sinceri e ingenui del protagonista grazie a digressioni, commenti, parentesi narrative che si adattano perfettamente alla trama.

Il messaggio che Sampei tenta di mandare a ognuno di noi è che l’uomo deve riconsiderare il suo posto nell’ambiente e trovare un suo equilibrio, pena la rottura di quell’armonia che dai tempi antichi permette la sopravvivenza di tutti. Un bilanciamento che nel mondo bucolico e spensierato, nella tipica contrapposizione con quello metropolitano e cannibale, è inteso come una sorta di bilancia degli Dei, che vede nelle leggi naturali un ordine divino, prestabilito e ai limiti del sacro. Paradigmatica è in tal senso la figura del nonno Ippei, che, portavoce delle antiche tradizioni giapponesi, shintoiste e buddiste, veglia e consiglia tutti sull’importanza di tale sacro equilibrio. E tutto questo oggi, a distanza di 40 anni dall’uscita del cartone, ci risulta tristemente familiare e drammaticamente attuale. I fotogrammi di foreste in fiamme, di animali in via d’estinzione, di pesci che si nutrono di microplastiche sono impressi nella nostra mente. Un monito che ci spinge a cambiare drasticamente il nostro stile di vita, ispirandoci a quella semplicità di cui Sampei si fa testimone. Non buttiamo via il nostro pianeta.

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