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Cosa non ha funzionato nella 3A di The Witcher

Per quanto, in generale, possa essere una serie di grande successo e piuttosto amata per i suoi protagonisti e per il mondo di ambientazione, The Witcher è un prodotto che ha da sempre avuto dei grossi problemi. Se già, infatti, qualcuno lamentava una scarsa comprensibilità per quanto riguarda la gestione di storyline e filone narrativi nella prima stagione, nonché un eccessivo discostarsi dal materiale cartaceo dell’autore polacco Andrzej Sapkowski, questi problemi non sono venuti meno con le seguenti stagioni. Dopo aver visionato la prima parte di The Witcher 3, sbarcata su Netflix nella giornata di giovedì 29 giugno, che si concluderà poi sul finire del prossimo mese, abbiamo scovato non poche criticità che ci hanno particolarmente deluso e che hanno reso meno piacevole la visione. Sia chiaro, con questo non vogliamo dire che questi primi episodi della terza stagione di The Witcher siano stati un completo disastro, ma, al netto di un paio di buoni episodi e dei soliti punti a favore della narrazione, non riusciamo davvero a perdonare alla produzione alcuni pesanti scivoloni.

Ma proviamo ad andare più nel dettaglio.

Attenzione: il seguente articolo contiene numerosissimi spoiler di The Witcher 3: siete avvisati.

La scarsa fedeltà rispetto ai libri

Geralt, Ciri e Yennefer (640×360)

Nonostante le dichiarazioni della showrunner della serie circa una maggiore attinenza alle trame della saga cartacea da parte di questa terza stagione, i fan più accaniti della saga di Geralt di Rivia saranno concordi: questa prima parte di The Witcher 3, pur rispettando quelli che sono i principali snodi dei romanzi, non si è dimostrata una trasposizione fedele. A causa degli strascichi derivanti dalla seconda stagione, che ha davvero poco a che fare con la storia originale, molte situazioni e caratterizzazioni dei personaggi paiono diverse e, soprattutto, poco convincenti. Certo, trattandosi di una trasposizione, il pubblico non doveva aspettarsi una riproposizione paro paro delle pagine scritte da Sapkowski, tuttavia, il distacco tra ciò che viene inventato ex novo dalla sceneggiatura e ciò che invece rispetta il materiale di base è davvero abissale.

Se, infatti, un volersi distaccare dal canone per raccontare storie nuove e diverse non è di per sé condannabile in quanto diritto di libertà creativa degli autori della serie, tale prassi diventa contestabile se il risultato finale si dimostra inferiore rispetto al materiale originale, soprattutto se si pensa ai buoni risultati ottenuti quando la sceneggiatura rimane più fedele. Esempio di ciò è la quinta puntata, interessante sia per scelte registiche che per buoni dialoghi: pur con qualche variazione sul tema, infatti, il ballo che dà il via al Conclave di Thanned ben ripropone il clima di tensione e di intrigo dei libri. Altra nota dolente è rappresentata dai personaggi inventati dalla serie che, nella maggior parte dei casi, non colpiscono: esempio lampante di ciò è il personaggio di Gallatin (Robbie Amell), introdotto per incrementare il minutaggio ma pienamente dimenticabile e poco utile ai fini di trama.

Se pensiamo che, molto probabilmente, Henry Cavill abbia deciso di staccarsi dal progetto per lo scarso rispetto nei confronti dei libri ci viene voglia di metterci le mani nei capelli!

Le troppe e confuse sottotrame di The Witcher 3

The Witcher 3
Philippa e Dijkstra (640×360)

Quando si racconta una storia corale, il rischio è quello di finire per perdere la bussola ed esagerare caricando di informazioni in maniera massiva lo spettatore. Ciò accade anche in questa prima parte di The Witcher 3 dove la comprensibilità dell’opera e dello sviluppo della trama viene spesso sacrificato per introdurre una molteplicità di sottotrame, di cui parecchie anche poco interessanti, come lo strano rapporto dietro a Philippa e Dijkstra, le vicende dietro alla leadership degli elfi, l’inutile sottotrama legata al personaggio di Fringilla, la rivalità tra Ranuncolo e un gruppo di bardi. Queste sottotrame, infatti, oltre a non essere particolarmente utili ai fini narrativi, finiscono per appesantire gli episodi, soprattutto quelli centrali, caricandoci di una mole di nomi e dettagli che lo spettatore rischia di dimenticare in pochissimo tempo. A differenze di serie come Game of Thrones in cui, nonostante il vastissimo numero di storyline e di ambientazioni, ogni personaggio riusciva in qualche modo a risultare indimenticabile grazie a un’ottima caratterizzazione, molti dei personaggi secondari proposti dalla serie risultano dimenticabili come le azioni da essi svolte.

Geralt, personaggio secondario

Geralt e Ranuncolo (640×360)

Questa criticità, risalente in parte alla seconda stagione, riemerge prepotentemente anche in questa prima parte di The Witcher 3: l’idea secondo cui, colui che, almeno idealmente, dovrebbe essere il protagonista della serie finisca molto spesso per rivestire il ruolo di personaggio secondario. Il minutaggio dedicato al nostro amato witcher è infatti piuttosto risicato tra il secondo e il quarto episodio, elemento che infastidisce abbastanza, soprattutto se si pensa che, solitamente, le scene che lo coinvolgono finiscono per essere tra le migliori di tutta la serie. Questo vale non solo per le sequenze di combattimento, quasi sempre molto efficaci, ma anche e soprattutto per quelle di dialogo e di riflessione che Geralt ha con i suoi interlocutori. Nel secondo episodio, infatti, il personaggio sembra quasi sparire: una volta arrivato al castello dove spera di scovare il mandante di Rience, il witcher scompare quasi del tutto, salvo ritornare poi solo in una scena di combattimento e in una in cui si confronta con la falsa Cirilla. Ben poco se si pensa che la durata media per episodio si assesta sui 50-60 minuti.

Tell, don’t show

The Witcher 3

Una delle regole somme per chi si occupa di sceneggiatura è “Show, don’t tell” (Mostra, non dire), principio secondo cui, a differenza di quanto avviene per i libri, gli autori di film e di serie tv devono far sì che le informazioni in mano allo spettatore siano rese note dalle scene mostrate a schermo più che da racconti e spiegazioni fornite dai personaggi. Una pratica detta O’ dimo, se volessimo fare nostra un’espressione coniata dalla quarta stagione di Boris. Ebbene, a causa di ciò, all’interno di The Witcher 3 ci siamo in più occasioni ritrovati spaesati: spesso, infatti, i personaggi alludono all’importanza di rapporti mai mostrati prima su schermo, come quello tra Gallatin e Cahir, che ritroviamo libero senza poi grandi chiarimenti dopo il finale della seconda stagione che lo vedeva in carcere. Questo problema torna, inoltre, nei dialoghi che Philippa ha con una sua sottoposta che le racconta delle riunioni segrete culminate con la morte della regina di Redania che non riusciamo pienamente a comprendere. Insomma, tanta, tanta confusione data da una sceneggiatura superficiale e molto spesso poco chiara.

Costumi non sempre adatti

Yennefer
Yennefer (640×360)

I costumi della serie hanno da sempre riscontrato delle controversie: a partire dalle armature nilfgardiane tanto criticate nel corso della prima stagione, la serie ha di quando in quando dimostrato una scarsa aderenza a quella che dovrebbe essere l’ambientazione. Ciò è arrivato però al suo apice in questa terza stagione, soprattutto per quanto riguardo l’abbigliamento che talvolta Yennefer si trova ad indossare e che ha suscitato la creatività degli spettatori, tra meme e battute sarcastiche. La camicia indossata dalla maga nel corso di un paio di puntate sembra infatti essere uscita da negozi moderni. Non parliamo poi degli abiti indossati da Geralt e Yennefer durante il ballo della quinta puntata, troppo contemporanei per risultare credibile e in linea con le atmosfere fantasy del resto della serie: anche se i colori rispettano la descrizione dei libri, a guastare è la scelta di materiali e stili. Un vero peccato.

Alcuni personaggi troppo macchiettistici

The Witcher 3
Re Vizimir di Redania

Arriviamo ora a quella che forse in tanti considereranno una minuzia, ma che comunque ci ha dato un certo fastidio. All’interno di un contesto serio e a tratti drammatico, seppur velato da battute, all’interno di questa prima parte di The Witcher 3 ci sono alcuni personaggi che seppur terziari portano alla narrazione delle sfumature trash di cui avremmo fatto volentieri a meno: in particolare, a fare una magra figura è il re di Redania Vizimir. La nota di ridicolo che aleggia sul personaggio è davvero eccessiva e, oltre a non far ridere minimamente lo spettatore, in più occasioni smorza talmente tanto la tensione da rovinare l’atmosfera. Stessa cosa si può dire della compagnia di bardi rivale di Ranuncolo.

Speriamo tanto che i nostri dubbi e perplessità di fronte a questa prima parte possano essere in parti sanati dall’uscita della seconda parte di The Witcher 3, disponibile su Netflix dal 28 luglio.

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