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The Curse 1×05 – La Recensione: tutti bravi con i pregiudizi degli altri

The Curse è arrivato a metà della sua corsa. Con il quinto episodio, infatti, lo show è entrato nella seconda metà della sua narrazione e, allo stesso tempo, a un punto di svolta nella storia dei coniugi Siegel. Forse. Perché definire in maniera chiara la direzione che questa miniserie sta in qualche modo cercando di intraprendere non è semplice, nemmeno agli occhi di uno spettatore più esterno. Uno di quelli che è cresciuto a pane e Memento, per dirne una. Eppure The Curse è un complicatissimo ed estenuante cubo di Rubick in cui ogni singola faccia sembra uguale alla precedente senza possibilità di soluzione. La maledizione è stata rivelata prima di quanto ci saremmo aspettati andando contro qualsiasi legge non scritta della sceneggiatura e piazzando così il colpo di scena praticamente all’inizio della storia. E adesso? Perché, giustamente, è la domanda che ci siamo posti un po’ tutti.

Le esistenze di Asher e Whitney proseguono indolenti, come se la maledizione, a conti fatti, esistesse solo nel titolo The Curse.

Sempre più filosofica e moraleggiante, la serie tv non si sforza neppure più di strizzare l’occhio allo spettatore nel tentativo di fargli intuire i suoi molteplici sottotesti. Adesso lo show tira dritto per la sua strada, fregandosene altamente di chi viaggia insieme a lui. Una scelta singolare quanto coraggiosa, in tempi in cui l’approvazione di massa decreta la vita o la morte delle serie tv contemporanee. A Nathan Fielder tutto questo non è mai importato e la storia che viene raccontata, puntata dopo puntata, è la rappresentazione perfetta del repellente da “fenomeno mediatico”. Tra chi lo adora e chi lo detesta, The Curse ha decisamente polarizzato l’attenzione pubblica. Chapeau! Ed è qui che il meccanismo si inceppa. Pur non volendo essere una hit serie, la creatura di Fielder è finita con il diventarlo, tanto che in America non si fa altro che parlare della miniserie di Showtime (canale via cavo che ha fatto anche tanti buchi nel’acqua).

The Curse
The Curse (640×360)

Personaggi detestabili, situazioni grottesche, pregiudizi, classismo e buonismo borghese da orticaria. The Curse ha tutti gli elementi necessari e anche di più per essere la serie tv più disprezzata della storia ma non è così. Non possiamo fare a meno di bearci delle disgrazie degli altri, in una qualche subdola maniera che ci permette così di ridare dignità alla nostra vita, soddisfatti della nostra quotidianità non poi così malaccio. Si tratta della stessa, malsana voglia che ci assale di fronte a un ricco catalogo di documentari sui serial killer, quel soffermarci dieci minuti buoni davanti a un incidente stradale o la curiosità maligna per lo scandalo di questo o quell’influencer. Così The Curse ci apre una finestrella sulla vita di due persone qualunque, dalla vita apparentemente perfetta e felicemente sposati. L’esistenza dei coniugi Siegel, tuttavia, è finta come le eco house che vogliono disperatamente vendere, centrali in questo quinto episodio.

Una missione di vita per la nostra Whitney alias Don Chisciotte di Española e per il suo fidato Sancio Panza che (ohi ohi) inizia a mettere l’autorità della moglie in discussione. La puntata si apre sullo spot che Dougie sta girando insieme a una coppia multietnica per promuovere l’eco house di Whitney. Uno spot importantissimo, sembrerebbe, per dare ufficialmente inizio alle riprese del programma. Vai allora di domande e curiosità, la vostra Whitney dal cuore d’oro sarà ben felice di rispondere a tutto. Per esempio: come diavolo si fa ad abbassare la temperatura della casa? Beh, gentile ospite la temperatura si abbassa ogni 7 ore dopo aver aperto porte o finestre. Gentile ospite ho detto forse qualcosa di male? Prima di andare via contrito saresti così gentile da firmare una petizione per una comunità che potrebbe potenzialmente venirti poi a sfrattare da un giorno all’altro? No? Va bene come non detto.

Quella di Whitney è la peggior recita di scuola elementare che avrete mai il dispiacere di vedere. Fa quasi male al cuore osservarla muoversi in giro per la scena con quel sorriso fintissimo e l’inchino sempre pronto e servile.

The Curse
The Curse (640×427)

Così come Don Chisciotte agita la lancia contro i mulini al vento, così Whitney tenta di farsi benvolere da tutto e tutti costringendo le persone e persino se stessa a essere ciò che non sono. Controllata, fredda e accondiscendente, la nostra protagonista mostra finalmente il proprio lato più umano quando l’unica cosa persona davvero adatta alla sua eco house è anche l’unica persona che aveva prematuramente scartato.

Whitney è talmente tanto concentrata nel trovare la famiglia Mulino Bianco, come pubblicità ambulante per il suo programma, da non rendersi conto di sbagliare in pieno. Di fronte all’evidenza dei fatti, però, che le vengono messi di fronte da Asher sotto forma di candidato patriottico e dedito alla beneficienza, Whitney non può che capitolare silenziosamente. Non può di certo darla vinta ad Asher così opta per la cara vecchia strategia dell’atteggiamento passivo-aggressivo. Altro comportamento associabile ai partecipanti di una recita delle elementari. Piena di pregiudizi e del spasmodico desiderio di veder realizzata la sua visione, osserviamo Whitney mentre si rende sempre più ridicola: dal lasciare i dati della sua carta di credito a una completa sconosciuta al guardare sognante un visitatore che crede di essere ad America Idol. Un episodio che mette al centro la performance di Emma Stone, sempre più espressiva e camaleontica. Così cringe da far paura.

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