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The Curse 1×04 – La Recensione: ricchi e maledetti

“Where we’re from, you don’t mess with curses” “Where’s that?” “Minnesota” 

– Asher e Abshir

Penso che gran parte della filosofia di The Curse si possa riassumere in questo semplice scambio di battute dove la superstizione e l’assurdo vanno a braccetto in uno strano balletto difficile da guardare troppo a lungo. La miniserie targata Paramount+ ci regala uno dei suoi episodi più efficaci e potenti visti finora. E siamo solo a metà strada. Ogni personaggio è assolutamente detestabile, eccezion fatta per Abshir (Barkhad Abdi), padre coscienzioso che ha capito fin troppo bene la gente bianca che gli sta porgendo affabile la mano, e Dougie. Quest’ultimo è passato dall’essere il regista approfittatore a un altro miserabile attore della tragedia della vita. Dougie con le sue insicurezze, i suoi traumi e la sua sincera paura per l’ignoto rappresenta una fievole parvenza di verità in un calderone di bugie. Se negli scorsi episodi avremmo voluto prendere Asher a schiaffoni sul muso, stavolta sentiamo che il povero Dougie avrebbe solo bisogno di un abbraccio e di una buona dose di terapia.

Nel quarto episodio di The Curse, la storyline di Dougie fa un notevole passo in avanti promettendoci silenziosamente che potremmo aspettarcene delle belle.

Dougie si risveglia nella sua macchina con la scritta “sotto il grande albero” sulla mano. Cosa significa? Che tipo di mistero apre? E così, anche se apparentemente potrebbe sembrare che il “mistero” di Dougie si risolva in fretta, in verità il finale ci saluta su una nota ben più sinistra. Durante la puntata si scopre che ha bullizzato alcuni ragazzi minorenni per dargli le loro auto chiave per evitare che guidassero in stato di ebbrezza pensando poi bene di seppellire le loro chiavi non sotto l’albero più grande – come ha scritto lui stesso sulla sua mano – ma sotto uno più sottile e magrolino. Una caccia al tesoro che aggiunge un po’ di terrore alla Lynch a una serie tv che potrebbe sembrare una comedy ma che in verità è davvero molto di più.

The Curse
The Curse (640×480)

Mentre Dougie è impegnato a rinvenire un vaso antico nella migliore interpretazione di Alberto Angela versione Wish, i nostri protagonisti continuano nella loro opera di distruzione e autodistruzione. Lo show è entrato finalmente in produzione! Yuppy! Peccato per che a Española le cose non vadano affatto bene e che il piccolo paradiso, costruito da Whitney una eco house alla volta, stia pian piano implodendo. La gentrificazione è reale e Asher e Whitney la reggono come un vessillo sui loro cavalli apocalittici mentre la povera gente di Española vorrebbe soltanto vivere una vita normale nelle loro case normali con le loro famiglie normali. Insomma, Vic è solo uno dei tanti sintomi di un malessere che sta dilagando nella comunità e che sono stati i due novelli sposi a portare.

Ogni volta che questi due cercano di fare del bene, si rendono conto di non riuscire a mettere davvero da parte i propri pregiudizi finendo per venir fuori anche in maniera piuttosto imbarazzante. L’unico motivo per cui Whitney si interessa al caso di Vic è perché mette in cattiva luce le sue eco house. Allo stesso modo, l’unica ragione per cui Asher porta del cibo ad Abshir e alle ragazzine è perché è totalmente terrorizzato da Nala e dalla sua maledizione, in cui crede ciecamente come un bambino che creda a Babbo Natale. Sono così presi da se stessi, dai loro obiettivi ma soprattutto dal loro status da non rendersi conto di come proprio questo condizioni il loro modo di esporsi nel mondo.

Ricchi bianchi privilegiati che si muovono come elefanti in una cristalleria, dove a essere ridotti in frantumi sono le speranze e la dignità delle minoranze attorno a loro.

The Curse
The Curse (640×337)

Asher e Whitney non sono però i cattivi della storia, non nel senso stretto del termine almeno. Impossibile ritenerli un reale pericolo anche se magari lo sono perché i sentimenti predominanti che emerge dopo ogni singolo episodio della miniserie prodotta da Paramount+ sono imbarazzo e pietà per la loro miserabile esistenza. Non siamo di fronte a deprecabili villain ma a due vigliacchi che non sono in gradi di prendere delle decisioni o di imporsi in alcun modo, nemmeno se fosse in senso negativo. Whitney persiste nella sua disperata crociata di essere amata da tutti. Asher si iscrive persino a un corso di commedia aziendale (?) per dimostrare agli altri di non avere alcun senso dell’umorismo.

Le situazioni tragicomiche che lo vedono protagonista sono innumerevoli e ognuna peggiore dell’altra. Quando crediamo di aver visto tutto, The Curse ci dimostra che non abbiamo ancora visto niente. Ma una domanda sorge spontanea mentre Asher tenta in ogni modo di conquistare la benevolenza di Nala: la maledizione si è esaurita? Tutto ciò che rimane è un piatto di pasta senza pollo o è solo l’inizio della fine? Effettivamente niente nello show fa presagire che la maledizione possa avere un seguito e la stessa Nala ha chiarito la sua natura ma la negatività di Asher è una calamita per altra negatività. L’unico a non averlo capito è solo lui.

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