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La vita di chi inventa le storie: Ryan Murphy

Non è facile scegliere di fare della scrittura la propria vita. Personalmente penso che il lavoro che più somiglia a quello dello scrittore è la prostituta. La prostituta perché vende il suo corpo e lo da in pasto a centinaia di persone in cambio di soldi. Lo scrittore vende la sua anima e la dà in pasto a milioni di persone. Lo sceneggiatore poi, in pratica la consegna al diavolo, e parlo delle case di produzione.

Ma c’è sempre qualche sceneggiatore che, nella sua vita, ha avuto il coraggio di combattere le sue battaglie. Di rispondere al produttore di turno: “io non credo in quello che mi vuoi far scrivere, lasciami scrivere ciò in cui credo“. Ryan Murphy è questo e basta vedere le sue battaglie e i suoi traguardi per capirlo. Partito da outsider, è considerato a oggi un rivoluzionario nel panorama delle Serie Tv Americane. Ma che cosa ha fatto Ryan Murphy per cambiare le cose?

Per chi non ne sia al corrente, stiamo parlando del creatore di Nip/Tuck, di Glee, di American Horror Story, American Crime Story… Feud. Una cosa che trovo in comune tra queste Serie Tv, tutte diverse tra di loro, è la complessità di fondo. Non sono mai banali, trattano tutte le tematiche più scomode che si possa pensare senza mai però essere di cattivo gusto. Ma, più di ogni altra cosa, parlano di rapporti umani autentici. Che siano conflitti, amori, alleanze, sono sempre trattati in modo estremamente onesto e privo di tecnicismi.

Niente viene mostrato come vorresti vedere, ma come è nella brutale realtà.

E per ogni storia che ha scritto Murphy ha dovuto lottare e ha dimostrato di avere una certa scorza. Mi ha colpito un suo aneddoto, che spiega molto chiaramente il tipo di approccio che il mondo delle produzioni televisive ha avuto nei suoi confronti: “Ero in una riunione con un produttore per uno script e quando mi sono presentato ha iniziato a scimmiottare la mia voce e gesticolare in modo femminile con le mani, cosa che non faccio. […] Sono rimasto ammutolito, e lui ha continuato a essere molto crudele con me. Ero addolorato, non l’ho mai capito, ma fin dall’inizio della mia carriera ho sentito su di me l’omofobia e i “no”. Ricordo uno dei miei primi agenti essere licenziato perché gay. Succedeva a metà degli anni ’90, immagina.”

Feud

Chiunque altro si sarebbe offeso e si sarebbe detto “ma che ci sto a fare io qui?” per poi magari andarsene. Ma Ryan Murphy ha preferito rimanere su quella sedia. Perché aveva capito che il problema non era che un produttore stava deridendo lui perché omosessuale. In quel momento, la vita gli stava mostrando che battaglia avrebbe dovuto combattere lui con la sua unica arma, ossia la scrittura. Non doveva alzarsi e andarsene, ma lavorare sodo e combattere per poter dire a tutti il mondo che si sbagliava, che c’era dell’ignoranza sull’omosessualità, che era il momento di mettere al centro la tematica LGBT. E di farlo con un occhio nuovo.

Decine di volte i produttori gli hanno scritto note in cui gli chiedevano di modificare un personaggio perché “troppo gay, il pubblico si offenderebbe”. E se oggi la tematica è ormai sdoganata, se nella golden age delle Serie Tv nessun produttore si sognerebbe di scrivere una nota del genere, è solo perché dagli anni 90 a oggi Ryan Murphy ha lottato e ha insistito.

E una volta superato questo scoglio, Murphy ha proseguito affrontando tutte le tematiche su cui si era titubanti e sulle quali le produzioni ponevano censura.

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Questo la dice lunga sul mestiere della scrittura. Non è importante raccontare l’immenso, ma è importante scrivere storie e personaggi vicini al proprio mondo. Quando si prende la penna in mano, la prima cosa da fare è una scelta, quella di essere sinceri. E di avere il coraggio di rispondere al produttoreNo, quello che mi vuoi far fare non è vero, non è autentico, non è vivo. Se vuoi che questa cosa funzioni, dobbiamo essere onesti. Dobbiamo dire come sentiamo che stanno veramente le cose. Non dobbiamo dare al pubblico quello che pensiamo gli piaccia, ma quello che sentiamo come autentico. Questo è il mestiere dello scrittore“.

Viene da sé che la vita di chi scrive non potrà essere una cosa tranquilla. Se stai veramente facendo questa vita, ogni parola che scriverai sarà motivo di guerra.

Ryan Murphy ha avuto il coraggio di combatterla tutta la vita.

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