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La classifica dei 5 migliori personaggi di Maccio Capatonda

Reduce da Lol – Chi ride è fuori di Prime Video, dove ci ha deliziato con qualche urlo a caso e tanti maronn’ (qui le Pagelle finali del comedy show del momento), è arrivato un altro momento solenne per Maccio Capatonda, all’anagrafe Marcello Macchia: la classifica. Per omaggiarlo, abbiamo stilato una classifica senza capo né coda dei 5 migliori personaggi partoriti dalla sua inconfondibile immaginazione. Dagli esordi avvenuti nelle paludi demenziali dei Mai Dire…, con la Gialappa’s Band, alle parodie a suon di pleonasmi, che hanno segnato un capitolo di comicità italiana, sono tanti i figli legittimi del suo genio fecondo. Un caleidoscopio delirante di personaggi che apparentemente sembrano al di là dei confini della realtà, ma che altro non sono che specchio esasperato della realtà stessa. Dall’acume del Dott. Pino Medici a Piero Peluria; dal saggio Ippolito Germer, da cui chiaramente Luciano Onder ha tratto ispirazione per il format Medicina33, a soggetti indimenticabili come Il Disturbatore o Jim Massew, “l’uomo più in forma del mondo”, quanto a personaggi deliranti, il bagaglio di Marcello Macchia abbonda. Tuttavia nella Top 5 non possiamo metterli tutti. Proprio come avevamo fatto ne la classifica delle migliori Serie Tv di Maccio Capatonda, vi riproponiamo una corsa sfrenata al primo posto senza troppi criteri, perché va bene così. Una gara sanguinaria dove a contendersi il podio saranno le sue creature più micidiali e più freak. Creature che ormai vivono di vita propria, che sopra le altre rappresentano l’emblema della comicità surreale dell’ideatore di tormentoni dello spessore de La Febbra e Sono potenteeeee. Personaggi scomodi, portatori di scomode verità.

Ecco quindi un’altra classifica delirante dei 5 personaggi più deliranti creati da Maccio Capatonda.

5. Mario

Partiamo da uno dei personaggi più recenti nati dall’immaginazione di Maccio Capatonda. Mario, da cui prende il nome la prima e omonima serie tv del 2013 andata in onda su MTV, è un giornalista televisivo costretto a fare i conti con situazioni surreali e ridicole. Marcello Macchia ha saputo distinguersi nel panorama comico italiano per il suo linguaggio inconfondibile. Un lessico che gioca con i significati reconditi di termini ed espressioni di uso comune che però vengono riproposti in contesti differenti, con un effetto che spiazza lo spettatore. Mario si piazza al 5° posto perché tra tutti i personaggi ideati dal comico abruzzese è il più ordinario. Al contrario degli altri, infatti, da Jim Massew al cartomante Mirkos, da Milton Gayson al Dottor Medici, Mario è il più credibile. Non solo, ma grazie al formato seriale è anche il più sviluppato e dunque il più umano. Un’umanità che, manco a dirlo, ci confonde ed entra in contrasto con il ventaglio dei personaggi dello show – interpretati da Maccio stesso – che si alternano nell’MTG. Come Oscar Carogna, un cronista d’assalto ispirato al prossimo in classifica: Neri Pupazzo.

4. Neri Pupazzo, il commentatore di Unreal TG

Unreal TG è la parodia (ahinoi molto realistica) di un formato televisivo inaugurato negli anni ’90, la real television. L’esempio più emblematico è appunto quello a cui fa il verso: la trasmissione intitolata Real TV, un docu-reality longevo dove si sono alternati conduttori come Marco Liorni, Daniel Ducruet o Melita Toniolo. Giornalista d’assalto di Unreal TG, Neri Pupazzo se ne va in giro per l’Italia a commentare in compagnia delle ottime tragedie. Le testimonianze sono surreali, ma non si distaccano né per i toni né per i contenuti da quelli della cosiddetta televisione del dolore. Come dimenticare la triste vicenda de Il Mago di Lambrate o La tragedia di capodanno, in cui ha trovato la morte un “ragazzo squisito” di nome Jonny Boscolo.

Il format, ovviamente, non si prende gioco della tragedia in sé, ma parodizza proprio quei giornalisti che come degli sciacalli si scagliano su di essa. Tra iperboli e parole di senso compiuto innestate tra loro per sortire un effetto stridente, come: “questa tragedia ha dell’inverocrimine”, Neri Pupazzo è uno degli esempi più riusciti del lavoro di Maccio Capatonda. Un artista che ha dato vita a personaggi grotteschi e improbabili attraverso i quali ha forgiato un lessico proprio, ricco di giochi di parole iperbolici ormai entrati nell’immaginario collettivo. Il cronista di Unreal TG nasce all’interno di All Music, nel programma intitolato All Music Show, tra il 2005 e il 2006. Poi riappare negli sketch di Ma anche no di La7 e torna anche, sotto mentite spoglie, come Oscar Carogna in Mario. Impossibile non riconoscerlo anche in una versione più esasperata ed esasperante: Jerry Polemica, un’evoluzione tragicomica del cronista di Unreal Tg che, per questo, lo precede in classifica.

3. Jerry Polemica

Le inchieste di Jerry Polemica, il reporter alla continua ricerca di (inutili) polemiche sui temi più scottanti dell’attualità segna un capitolo di storia del non-giornalismo italiano. Un personaggio estremo, ma che non si discosta molto da certi cronisti sempre in cerca dello scoop. Le domande di Jerry, dopo tutto, non sono tanto dissimili da quelle che si ascoltano in una certa televisione. Le sue inchieste riescono a montare un caso dal nulla. Jerry polemizza inutilmente e scava là dove non c’è nulla da scavare.

Se il trailer ha consacrato Maccio Capatonda alla fama imperitura, le parodia delle docu-inchieste d’assalto alla Michael Moore non sono da meno. Apparso per la prima volta nel 2009 nella trasmissione Rai presentata da Camila Raznovich, Tatami, appunto con Le inchieste di Jerry Polemica, il personaggio di Marcello Macchia è diventato un’icona della parodia telegiornalista. Ha frantumato uno stile molto in voga in quel momento e rappresentato ancora oggi dai reportage de Le Iene o dalle inchieste pseudo-satiriche di Striscia La Notizia. Con l’iconico cappello da baseball rosso – Micheal Moore docet – gli occhiali e la giacca di pelle marrone, i suoi servizi ospitano soggetti atipici che riflettono, proprio come Jerry, tutte le ipocrisie sociali.

Ma che cosa si cela dietro questo crollo della trasgressione? La diffusione del bene? Le multinazionali della fede? I Tokio Hotel? NO! C’è soltanto la svalutazione del vizio.

Una gara all’ultimo pleonasmo tra i personaggi di Maccio Capatonda: chi si aggiudicherà il podio di miglior personaggio?

2. Padre Maronno

Alla posizione numero 2 dei personaggi più micidiali partoriti dalla mente di Maccio Capatonda troviamo l’altissimo e sublime Padre Maronno. Un santo rivoluzionario che purtroppo ci ha onorato della sua presenza beata per un pugno di brevissimi, ma efficacissimi sketch. Apparso per la prima volta in Mai Dire…, le sue sante parole risuonano ancora nei nostri cuori:

Mamma, pare che sono santo.

Padre Maronno, l‘uomo a cui appiopparono la santità, è la punta di diamante della grande fiction televisiva italiana. Una perla che ci invidiano dall’estero e addirittura la stessa Rai che, senza ombra di dubbio, ha tratto ispirazione dalla storia di devozione del santo per caso. Come dimenticare quel momento in cui la tonaca cadde dal balcone? Padre Maronno, “redimici” con le tue grandi verità, come “La Luce”, “L’Albero” e “Il Giallo”.

E se poi te ne penti?

Dopo aver guarito dei passanti in estasi, Padre Maronno ha compiuto però un ultimo atto di generosità ed è evoluto “per un errore della costumista” nell’Ispettore Catiponda prima e nell’Ispettore Santo Maroponda dopo. Il santo per sbaglio è, senza troppe riflessioni, una riuscitissima, ma nemmeno tanto sottile parodia del bisogno umano di idolatrare. Una tendenza che troppo spesso viene alimentata da un’ingenuità facilona. Ma come ogni santo che si rispetti, sono bastate poche apparizioni per imprimersi nell’immaginario collettivo. Nel trailer, ossia il formato in cui Maccio Capatonda dà il meglio di sé, appaiono anche altri personaggi, tra cui il primo della nostra classifica, la cui sfortuna finalmente lo premia.

1. Mariottide: il migliore peggior personaggio di Maccio Capadonda

Mariottide combatte con la sfortuna e per questo oggi, qui, lo premiamo. Gli è sempre andata male, ma a volte gli è andata perfino peggio. Il primo posto dunque va al personaggio più iconico di Maccio Capatonda, la quintessenza della sua comicità tanto demenziale quanto satirica. Una maschera originale e tragicomica che non vedevamo dai tempi di Totò. Una promessa mancata della musica neomelodica, la cui vita è tristemente triste. Come un antidepressivo, pensare alle sciagure e ai suoi maledetti incidenti può addirittura riportare alla normalità i nostri livelli di buonumore. Mariottide ha esordito sul piccolo schermo in Mai dire lunedì, nel 2007. Ha proseguito la sua vita sciagurata in Casa Mariottide, la trasmissione radiofonica de Lo Zoo di 105 ed è tornato protagonista di una omonima serie tv nel 2016. Una sitcom di 20 puntate dove condivide le scene con il figlio Fernandello (Herbert Ballerina), Ivo Avido, che interpreta Crusca, e la guest star d’eccezione: Nino Frassica, nelle vesti di Lele Mosina. Ovviamente ogni riferimento a fatti e a personaggi reali non è puramente casuale. Il mal de vivre, che attanaglia l’essere umano dai tempi di Baudelaire, viene compresso così in versi lamentosi e inascoltabili. Lo strazio di chi sa di essere destinato al successo che, per fortuna, non raggiungerà mai. Il mondo non sarà mai pronto per il genio di Mariottide, divenuto ormai un’icona di infelicità nel panorama pop italiano.

Questi erano i 5 personaggi più micidiali e più scomodi di Maccio Capatonda.

Dagli esordi col mitico Divano Scomodo del 2004 al primo trailer, La Febbra, Maccio Capatonda ha dato voce, corpo e anima a dei personaggi demenziali che in tanti, ma fulminei sketch, analizzano chirurgicamente gli stilemi e i linguaggi comunicativi dei più disparati format televisivi. Abbracciando il trash, tanto caro ai programmi tv da lui parodiati, se n’è impossessato, incorporandolo nel suo processo creativo. Ha messo a nudo, e dunque in ridicolo, il mezzo catodico stesso in un’operazione comica che sfuma nella satira sociale più rarefatta. Una comicità stratificata, che viaggia su diversi livelli di lettura, il cui primo strato può trarre in inganno e far storcere i nasini del pubblico più snob.

Il linguaggio di Maccio Capatonda, che vi piaccia o no, è senza dubbio unico, inconfondibile e inimitabile. È caratterizzato da giochi semantici e da un lessico indipendente, da riferimenti meta-televisivi a citazioni stratificate che hanno assunto ormai vita propria. Avvolti da un non sense esasperato, nascondono però dei messaggi di denuncia sociale che decontestualizzati perdono valore. Una complessa impalcatura comica che dunque acquista senso solo grazie al suo creatore, senza il quale tutto suonerebbe solo come una sfilza di battute incomprensibili.

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