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Le 30 citazioni più iconiche di Romanzo Criminale

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Romanzo Criminale

Tra i tanti elementi che hanno portato al successo Romanzo Criminale, va tenuto in considerazione senza dubbio l’aspetto linguistico, capace di articolarsi in dialoghi e citazioni davvero memorabili. La serie tv di Sky, tra le altre cose, è un condensato di frasi a effetto, arricchite da quel dialetto romanesco sempre ben presente e che conferisce una sfumatura unica al racconto. Le citazioni di Romanzo Criminale sono talmente iconiche che molte di loro sono entrate addirittura nel lessico quotidiano, a dimostrazione dello straordinario impatto della serie tratta dal romanzo di Giancarlo De Cataldo sul pubblico.

Oggi, dunque, proviamo a raccogliere le 30 citazioni più iconiche, ripercorrendo tramite questo lavoro alcuni dei momenti più celebri di Romanzo Criminale. Non si tratta di un compito semplice, perché il patrimonio cui attingere è davvero enorme, ma una raccolta del genere è doverosa e necessaria, per omaggiare, ancora una volta, una serie tv storica, capace di riscrivere i canoni della serialità italiana e di rimanere ancora oggi, a più di dieci anni dalla sua conclusione, un prodotto di assoluto riferimento.

La conquista di Roma

1 – Pijamose Roma – La prima, iconica, citazione di Romanzo Criminale è, in fondo, il leitmotiv dell’intero racconto. Tutto nasce da un sogno del Libanese, dal suo grido di conquista della città e questo monito risuona per tutta la narrazione, ritornando anche sotto forma di altre citazioni memorabili.

2 – E mo? S’annamo a pija Roma? Famo domani – Il primo a credere nel folle sogno del Libanese è il Freddo, che dopo l’esecuzione dei fratelli Canizzaro, risponde con calma alla domanda di Fierolocchio, con quel “Famo domani” decisamente iconico.

3 – Roma nun vo’ capi – C’è anche chi, però, al sogno del Libanese non ha creduto, come Satana, che dopo il sequestro del Barone si tira indietro, lanciando un monito che avrebbe risuonato a lungo per i membri della banda.

4 – Più in alto del re de Roma, giusto la morte – Il sogno del Libanese nella prima stagione si realizza, e con quel brivido d’invincibilità il “re di Roma” disegna il suo drammatico destino con una frase sinistramente preveggente.

5 – Semo cresciuti e mo Roma ce va stretta – Ecco un’altra frase che si ricollega alla conquista di Roma, che segna però una prima crepa tra il Libanese, sempre più in delirio d’onnipotenza, e il Freddo, che dall’alto della sua razionalità ha già intuito quale piega prenderà il futuro.

6 – È ora l’ora di ritirarsi, quanno se vince, non quanno se perde… Proprio adesso che semo i padroni de Roma… Mo che semo ancora vivi – Questo è uno scambio di battute tra il Freddo e il Libanese, che esemplifica, ancora una volta, la differenza di lungimiranza tra i due leader.

Il Freddo (640×360)

Le frasi del Freddo

7 – A me me piace Freddo – La genesi, mitica, del Freddo, un momento assolutamente indimenticabile.

8 – Quanno arrivi in cima… poi solo che scenne – Abbiamo visto in precedenza alcuni momenti tra il Freddo e il Libanese che esemplificano una grande differenza di visione tra i due e questa frase racchiude tutta l’intuizione del primo sulla parabola della banda.

9 – Tutti l’agnelli se fanno lupi quanno vedono du quatrini – Un’altra delle frasi iconiche del Freddo, manifesto della sua visione della vita.

10 – E a me nun me va de fa i favori a chi nun me s’è in**lato pe’ na vita, a chi me fa morì de fame e se me ribello me sbatte pure ar gabbio! A me dello Stato nun me ne frega n’ca**o – Questo invece è il grande manifesto politico e ideologico del Freddo, in uno sfogo davvero memorabile.

11 – Soleri me ce chiamano solo le guardie, per tutti l’altri so er Freddo – Abbiamo aperto questa sezione sulla genesi del Freddo, chiudiamo con una frase che racchiude la definitiva accettazione della personalità del criminale.

ll Bufalo

12 – Stavo col Libanese – Il Bufalo è un’altra grande fonte di citazioni, la più iconica è sicuramente quella che apre Romanzo Criminale, e che racchiude l’essenza stessa del personaggio

13 – A legge sarò lento, ma a sgamà l’infami so na spada – Un’altra delle massime indimenticabili del Bufalo, molto più descrittiva del personaggio di quanto possa sembrare.

14 – E mo che hai sonato…Canta – Il Bufalo ci ha regalato anche una delle frasi più gettonate dai romani nel traffico, e posso assicurarvi che a Roma si passa davvero tanto tempo nel traffico.

Il Libanese e il Dandi, due anime di Romanzo Criminale

15 – È finito er tempo der perdono, mo è’r tempo der giudizio – Questa frase dal sapore biblico rende decisamente in maniera nitida la cifra dell’esaltazione del Libanese, che dall’alto della sua conquista di Roma è arrivato a sentirsi letteralmente una divinità.

16 – Io scusa non lo chiedo manco a Dio in persona – Il Libanese e il Dandi, in fondo sono molto più simili di quanto si pensi, e questa frase del secondo, collegata a quella precedente del primo, ne è una dimostrazione.

17 – Le donne vere se comprano, non so’ come quelle de carta – Tutta l’essenza del Dandi in una frase, che fotografa al meglio l’educazione sentimentale del protagonista di Romanzo Criminale.

18 – È mejo fasse guarda le spalle dai traditori nati che da un falso amico – Anche questa frase del Libanese occupa un ruolo importante nella mitica di romanzo Criminale e in fondo tornerà di grande attualità, dopo la sua morte, in relazione ai rapporti tra il Dandi e il Freddo.

19 – Pe’ certi topi le fogne nun so mai troppo fonde – Altra frase del Libanese dal sapore tremendamente predittivo, considerando che la fine della Banda sarà causata dalle confessioni del Sorcio.

20 – Noi l’ordini a Roma non li pijamo, li damo – A proposito del complesso divino del Libanese.

21 – Mà… mà so io, apri, te devo parlà! Pe na vorta sarai contenta de me mà. T’ho dato retta, me so rimesso apposto, mà…Davero! St’artri l’ho messi tutti in riga, tutti sotto ar Libanese! E la casa mà… La casa la devi vedè, è na reggia degna de te, della regina de Roma. Nun te dovrai più vergognà de me. Mà apri sta ca**o de porta! Daje mà! – Il monologo finale del Libanese. Semplicemente da brividi.

Romanzo Criminale
L’iconica scena del matrimonio di Scrocchiazeppi (640×360)

Le ultime frasi iconiche di Romanzo Criminale

22 – A Scrocchiazeppi e al matrimonio più bello de tutta Roma – C’è una scena più iconica in Romanzo Criminale?

23 – Co’ tanti saluti da parte del Libano – La frase del Freddo che suggella la morte del Terribile, a incorniciare, come dicevamo sopra, uno dei passaggi più iconici dell’intera serie di Sky.

24 – Quello che l’omini uniscono, li sordi dividono – A proposito del Terribile, un personaggio spesso sottovalutato, ma dalla portata enorme e in questa frase, ad esempio, si legge tutta la parabola della Banda dopo la morte del Libanese.

25 – Nun so se so I tramonti che me piacciono, o a vede sta città tinta de rosso – Ancora il personaggio di Marco Giallini, dà vita a questa metafora tra la bellezza e la crudeltà di Roma, due poli fondamentali in Romanzo Criminale.

26 – Un infame non è mai libero – Una sorta di testamento emotivo del Freddo, in un dialogo con Scialoja.

27 – Commissà, pija un quaderno bello grosso e n’po’ de matite che c’ho n’sacco de roba da raccontà – Con queste parole del Sorcio ha inizio la fine della Banda.

28 – La libertà è come l’amore: un’illusione, ed è un lusso che non voglio permettermi – La citazione più iconica di Patrizia, estremamente descrittiva del personaggio.

29 – Sta banda nun se scioje co’ un par de vaffan**lo – Ruggero Buffoni e la tempra della Banda della Magliana.

30 – Al Libanese che ci ha levati tutti dalla strada per mostracce er paradiso – L’essenza stessa di Romanzo Criminale.