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The Chair è una serie tv intelligente che non si applica – La nostra recensione

Sandra Oh è tornata alla ribalta con una nuova Serie Tv firmata Netflix. Dopo le sue più che acclamate esperienze in colossi come Grey’s Anatomy e Killing Eve, l’attrice si rende protagonista di una storia semplice, decisamente meno contorta ma con tanti spunti di riflessione. The Chair è, a tutti gli effetti, quasi sicuramente una serie che è destinata a ricoprire i posti dell’ultima fila, a non fare il grande salto. Rimarrà probabilmente in silenzio e di questo non deve incolpare altro che se stessa, ve lo diciamo fin da subito. Le carte in regola per sorprenderci c’erano e – va ammesso – alcune di queste le ha sapute giocare bene, ma ci sono delle crepe troppo profonde che vanificano tutto quello che di bello c’è stato.

The Chair

Durante le sei puntate di The Chair veniamo capovolti in una storia che presenta all’apparenza degli spunti drammatici che vengono smorzati con del sano e godibile umorismo che si dimostra essere una carta vincente, un ottimo compromesso per quello che è il divario tra il politicamente corretto e il politicamente scorretto. Nello specifico, le differenze sociali, il razzismo, l’omofobia, il femminismo, le questione familiari e le differenze di culture si rendono a tutti gli effetti protagoniste di The Chair, e lo fanno senza mai cadere nei cliché, nella pesantezza ma neanche nella superficialità. Vengono trattate umanamente con un modo spontaneo, reale, che non gli toglie alcuna importanza, anzi, gliela restituisce. Ed è così che la serie inizia un viaggio all’interno di un dipartimento di una facoltà universitaria di provincia in cui – per la prima volta – nella vesti di direttrice vediamo una donna non bianca. Fin da subito comprendiamo che quello che abbiamo di fronte è un prodotto inclusivo che mira a non dividere gli argomenti in compartimenti stagni, ma li unisce in una sola grande storia, in unico filo che li lega in una sola realtà.

Tra i personaggi spicca immediatamente Joan Hambling, un’insegnante del dipartimento dai metodi non convenzionali. Il suo umorismo, la sua ironia sulla sua età avanzata, i suoi modi rudi: tutto riesce a suonare impeccabilmente riuscendo a interessare il pubblico alla sua storia che, purtroppo, non viene mai raccontata. Il suo è, infatti, un personaggio secondario che intravediamo ma non viviamo del tutto. I due personaggi principali, invece, Bill e Ji-Yoon Kim sono i due fili che muovono la storia. Se da una parte Ji-Yoon deve affrontare le difficoltà da direttrice, dall’altra Bill ne deve affrontare altre di più preoccupanti: un video che lo ritrae scherzare sul nazismo durante una lezione è diventato virale, e questo gli causerà non pochi problemi professionali.

The Chair

Ed è proprio partendo da loro che la storia dimostra di avere delle pecche non poco superficiali. The Chair è una Serie Tv estremamente breve, stiamo parlando di sei puntate da 30 minuti massimo. Fatta questa premessa, qualcuno sa effettivamente spiegare come mai il tempo sembra moltiplicarsi durante la visione? Noi un’idea ce la siamo fatti, e vi avvisiamo: se avete amato la serie, quello che stiamo per dirvi non vi piacerà.

The Chair è intelligente, ma non si applica. Le sue argomentazioni sono valide, il suo modo di affrontarle anche, ma gli sviluppi della storia sono una vera e propria piaga all’interno della serie. I fatti succedono molto lentamente, e la verità è che nell’effettivo – in ogni puntata – sono forse pochi i minuti che servono davvero ai fini della storia, perché l’impressione è che si faccia di tutto per allungare il brodo. Ed è con questo spirito che sentiamo di star girando a vuoto dentro una storia che non si capisce quando farà il proprio salto, dato che sono solo sei puntate. Purtroppo, nonostante le note positive che gli abbiamo riconosciuto, il coinvolgimento non è un punto di forza della serie che riesce a render lente sei puntate da trenta minuti. Non è una cosa semplice da far accadere, eppure succede. Se una serie, che di base vorrebbe anche cercare di essere leggera, non riesce a intrattenerti allora c’è un chiaro problema di sceneggiatura. Zoppica, si perde negli abissi di una storia semplice a causa dei troppi momenti vuoti, momenti in cui non succede assolutamente niente. Finché son pochi e fanno da cornice vanno bene, ma quando occupano la maggior parte del tempo diventano un grande problema.

In conclusione si, abbiamo apprezzato le intenzioni e l’intelligenza con cui The Chair si è esposta, ma il suo modo di raccontare la storia non ci ha convinti a tal punto da farci immaginare questo prodotto – che poteva essere un vero e proprio gioiellino – nel dimenticatoio, accanto a quelle serie che avrebbero potuto imparare qualcosa da lei, e che invece si ritroveranno a essere sue compagne nella cella dei rimpianti seriali.

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