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Shantaram 1×10 -La prigionia del cuore e delle sbarre

Il decimo episodio di Shantaram non ci ha concesso neanche un secondo di respiro. Una puntata intensa che ha lasciato emergere tutto il peggio di Lin Ford. La serie tv targata Apple Tv Plus ha portato in scena un altro appassionante episodio. Le vicende traggono ispirazione dal libro omonimo di Gregory David Roberts, e la ciliegina sulla torta è la presenza di Charlie Hunnam, il tanto amato e controverso Jax Teller di Sons of Anarchy, nei panni del protagonista.

La scorsa volta ci eravamo lasciati con le carte coperte: i segreti, celati per così tanto tempo, marcivano nei personaggi e annerivano le loro storie in Shantaram.

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Nel decimo episodio, avvicinandoci al finale di stagione, queste carte vengono finalmente scoperte e le conseguenze catastrofiche si presentano puntuali come un conto troppo salato al termine di una cena non soddisfacente.

In questa puntata comprendiamo che tutti gli esseri umani hanno un limite invalicabile. C’è sempre qualcosa capace di farci perdere il senno e il lume della ragione. Per Lin Ford questo qualcosa è il tradimento, il sentirsi con le spalle al muro incastrato dalla cattiveria di qualcun altro. Come il battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altro lato del mondo, anche il concatenarsi di eventi avversi risulta devastante per il personaggio interpretato da Charlie Hunnam.

D’improvviso davanti a lui non c’è più nulla se non il nero dell’ira. Nella tasca del pantalone conserva la speranza di libertà di Lisa e Modena, nelle orecchie ha i consigli di Didier, davanti agli occhi ha le suppliche di Prabu. Ma niente di tutto ciò riesce a fermare la furia cieca della sua sete di vendetta. Neanche lui sa bene cosa sia disposto a fare, non riesce a entrare in contatto con se stesso e con i suoi pensieri.

Immediatamente la serenità che la fuga in India gli aveva regalato è come svanita.

Anche i colori di Bombay diventano semplici strade da attraversare per mettere Maurizio con le spalle al muro. Quando ci riesce, però, il mondo gli crolla nuovamente addosso. Come un fulmine a ciel sereno la bellezza della sua nuova vita in India diventa un velo di illusione.

Per il personaggio di Charlie Hunnam la verità è più dolorosa delle torture subite in prigione. La frusta sulla schiena non fa mai lo stesso rumore di un cuore che va in frantumi. Lin Ford non ha più nulla da perdere, e più nulla per cui combattere.

Ogni uomo ha i suoi lati di luce e i suoi lati di oscurità, Lin Ford è il villain di se stesso e questo episodio di Shantaram ne è la dimostrazione.

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Come Dorian Gray conserva in soffitta la parte più spregevole della sua anima, nascondendosi dietro il volto giovane e bello di un ragazzo, anche il personaggio di Charlie Hunnam sembra fare lo stesso. Il paramedico alla ricerca della redenzione che devolve la sua vita per curare i malati più poveri di Bombay, diventa un uomo fuori di senno, disposto ad demolire chiunque si trovi sulla sua via.

In fondo sappiamo che Lin se la prende con se stesso e con la sua ingenuità. Karla gli aveva detto di non credere nell’amore e di non credere nella sua persona, ma Lin si è lasciato trascinare dalla corrente della felicità. La donna affascinante e bellissima che ha rubato il suo cuore si rivela l’ennesimo burattinaio. Il personaggio di Charlie Hunnam si sente umiliato e manovrato come la pallina all’interno di un filipper troppo più grande di lui.

Karla, da parte sua, alza bandiera bianca e lascia cadere tutti i muri che aveva costruito davanti a sè nelle scorse puntate di Shantaram.

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Per la donna innamorarsi non è mai stato così semplice. A interporsi tra lei e il suo cuore non c’era una scia leggera di felice libertà, come nel caso di Lin Ford. Le trame intricate e illusorie di Bombay lei le conosceva già, ne era parte integrante. Come un serpente Karla ha passato la sua vita a strisciare nell’ombra, mediando tutto ciò che non poteva essere mediato e chiudendo gli occhi su ogni tipo di illecita transazione. Ma ora non ce la fa più.

Anche i castelli con le mura più alte talvolta devono aprire i cancelli di ingresso, ed è quello che ha fatto Karla. Le ferite del passato sulla sua pelle sono diventate cicatrici, lei non ha dimenticato la loro presenza, anche se talvolta serve una luce molto forte per definirne i confini.

Ma questa volta Karla decide di vivere, affrontare le contraddizioni di se stessa e rischiare tutto per un folle gesto d’amore. Proprio lei, che si credeva incapace di amare, si rivela al di sopra di qualsiasi altro personaggio sotto questo punto di vista.

Nel silenzio immola se stessa e tutto ciò per cui aveva lavorato. Nel silenzio, ancora una volta, accoglie la valanga di rabbia che Lin le scarica addosso. La parte peggiore del tutto, è che Karla crede di meritarlo. L’immagine di se stessa che vede riflessa nello specchio non ha nulla di bello o affascinante. Come Medusa trasforma in pietra tutto ciò che guarda, Karla pensa di inaridire ogni terreno su cui poggia i piedi.

Ma Shantaram ci ha ormai abituati al concetto che nel mondo non esiste bianco e non esiste nero, ma mille sfumature intermedie.

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Karla è l’emblema della solitudine e dell’indipendenza. Le sue azioni sono sempre state dirette verso un individualismo quasi estremo. La sua bella casa, il suo ricco armadio e la libertà di poter andare al Reynaldo’s e sedersi al tavolo con gli uomini, sono elementi a cui si è troppo abituata. Il suo concetto di libertà è sempre stato questo, senza necessità di redenzione.

L’incontro con Lin Ford, in fuga da un diverso concetto di prigionia, cambia la sua prospettiva sul mondo. Improvvisamente si sente sporca, provando il senso impellente di lavare via quel marciume dalla sua pelle. Con Karla comprendiamo che, a volte, ci vuole più coraggio a liberarsi dalla prigionia del nostro stesso cuore, che dalla prigionia delle sbarre.