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Serie TV - Hall of Series » Mad Men » A Pete Campbell non va mai bene niente

A Pete Campbell non va mai bene niente

Mad Men è una serie tv che a distanza di anni è ancora meritevole di analisi.

Scritta in maniera magistrale, offre un caleidoscopio di personaggi vividi e intensi, che dicono moltissimo delle professioni e dell’umanità dell’epoca. Non tutti sono propriamente gradevoli e per questo risultano più veri che mai. La sottoscritta ha particolarmente odiato Pete sin dalle sue primissime battute, rivolte alla nuova arrivata Peggy Olson :

“Da dove vieni? Da una comunità Amish?” – “Hai due gambe, faccele vedere! Con le gonne più corte assomiglieresti a una donna”

Diciamolo: Pete non si presenta benissimo. Si atteggia da pallone gonfiato e, nonostante sia uno degli ultimi arrivati, è ansioso di fare carriera o meglio, di diventare Donald Draper. Tuttavia, dietro la facciata da sbruffone, c’è un uomo estremamente scontento della sua vita. Non gli è andata male in realtà: di ottima famiglia, sposa una donna anche più ricca di lui e, grazie all’influenza del padre, entra in una prestigiosa agenzia pubblicitaria. E direi che sopratutto ci rimane quando Don vorrebbe solo liberarsene.

Apparentemente non gli manca nulla. O forse, l’unica cosa che possiede, è il suo senso di insoddisfazione perenne. Insomma, chi è davvero Pete Campbell?

Mi faccia parlare con il manager.

Del negozio?

Della Repubblica dei Vestiti!

mad men

Appare evidente che, da bravo arrogante, è molto insicuro di sé. Sente che deve dare alla sua vita un impatto significativo, e ci prova in diversi modi. Vede in Don un’ispirazione, e non ce ne stupiamo. Donald Draper incarna l’ideale dell’uomo perfetto negli anni ’50, oltreché essere un grande pubblicitario. Affascinante, carismatico, dongiovanni e dotato di grande senso per gli affari, il personaggio di Don è stato costruito dagli sceneggiatori di Mad Men prendendo il meglio dai più famosi Advertising Men dell’epoca come Reeves, Lasker e Ogilvy.

Inizialmente vediamo Pete comportarsi in maniera amichevole con lui. Lo tratta alla pari, anche se non potrebbe, perché è il trattamento che vorrebbe ricevere dal capo. Vuole imitarlo, emularlo, superarlo: ma l’unico risultato che ottiene è lo scontro. Pete, almeno nelle prime stagioni, agli occhi di Don – e ai nostri – non è che un ragazzino viziato che non ha mai lavorato duramente per ottenere qualcosa. Perciò, nella scena in cui tutto questo disprezzo viene riversato sul povero malcapitato e viene licenziato in tronco, non possiamo che sentirci soddisfatti di cotanta meritocrazia.

Immaturo, egoista, petulante e turbolento. Il genere di collega con cui non vorresti mai avere a che fare.

Pete, da bravo componente della squadra dei Mad Men, è affamato di riconoscimenti in maniera malsana e ossessiva, e per questo sempre in cerca di prove da superare. Soffre di solitudine, la mancanza di un contatto umano e profondo esattamente come Roger Sterling. Di certo non ama intensamente Trudy, sua moglie, che tradisce con Peggy a pochi giorni del matrimonio. Non ha una luce verde da seguire che gli indichi una via, ma trabocca di ambizione. Lo vediamo affannarsi, di stagione in stagione, nel tentativo di rafforzare la sua identità di uomo e di account. Tuttavia è proprio grazie alla costante ricerca dell’affermazione del sé che, pian piano, raggiunge grandi risultati. Dotato di un grande intuito, lo stesso che usa per captare i nuovi trend del mercato e i potenziali clienti, riuscirà a dimostrare il proprio valore e a calmare i suoi grandi tumulti interni.

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Pete, nel corso della serie, subisce una vera e propria evoluzione, una delle poche cose che lo accomuna a Peggy Olson. Ma rispetto alla copywriter – mai davvero dimenticata – il cambiamento è più graduale e certamente meno trionfante. Sebbene il rapporto con i colleghi migliori nelle ultime stagioni, fino a guadagnarsi il rispetto e la riconoscenza di Don, Pete continuerà a sentire un sottile senso di frustrazione generale. Anche se invecchiato e un poco più saggio e riflessivo, non può fare a meno di un lato portante del suo carattere che è l’inquietudine. Perché Pete è sopratutto un grande lavoratore, uno stakanovista che non vede riconosciuti i propri sforzi e forse, sotto questa luce, il suo essere incontentabile ci appare meno irritante.

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