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Peggy Olson: riscatto e resilienza

Nelle Serie Tv spesso ci sono personaggi che ispirano sentimenti unidirezionali nei fan: o vengono sempre amati, o sempre odiati. Non è il caso di Peggy Olson. Margaret “Peggy” Olson, personaggio tra i principali di Mad Men, ha ispirato sentimenti molto contrastanti fin dall’inizio. Sentimenti partiti da una certa compassione per la ragazza timida e introversa, relegata al ruolo di segretaria. Compassione per una segretaria parte di una compagnia, società, epoca, in cui una donna, non dotata di particolare talento e ricchezza, non poteva pretendere più del diritto concessole di prendere telefonate per uomini in giacca e cravatta. Il ruolo di Peggy nella vita sembra da subito destinarla a non più di questo, tra sguardi bassi e bocconi amari di parole buttate giù.

La vecchia Peggy

Peggy è l’incudine di un’epoca ancora poco compassionevole nei confronti delle donne anche quando si parla di relazioni.

Così si ritrova sola, in silenzio, a confrontarsi con le conseguenze di una notte di passione con il collega e superiore Pete Campbell. Qui è quasi compatimento quello che suscita Peggy: una ragazza che non è stata più di una piacevole trasgressione per un arrogante Pete, fresco di matrimonio. Così, delusa e silenziosa, accetta che quella relazione non vada avanti.

Con amarezza e resilienza ascolta le battute sessiste dei colleghi, il body shaming (anche da parte delle colleghe), la crescente consapevolezza di far parte di una società, quella americana degli anni ’60 rappresentata in Mad Men, in cui ci si aspetta che una donna sia carina e sorridente, non che esprima idee e creatività. Ma lei vuole di più.

Peggy non accetta di esser trattata con sufficienza perché donna. Peggy non accetta le convenzioni sociali che la vogliono remissiva, dedita per lo più alla ricerca di un uomo che, sposandola, le doni il ruolo che più si presterebbe a una donna “per bene” della sua epoca.

Lei non aspira a diventare un’annoiata casalinga della media borghesia newyorkese, il cui tempo è riempito da figli, sigarette e pettegolezzi con vicine altrettanto annoiate. Peggy rompe convenzioni sociali che nell’epoca di Mad Men come oggi sono difficili da accettare: che una donna possa preferire se stessa a un figlio, che voglia essere una donna in carriera, prima che una madre, e che sia giusto così. Eppure non ce la si aspetterebbe dalla timida Peggy, la voglia di fissarsi un obiettivo tanto ambizioso per l’epoca e inseguirlo a scapito persino del suo ruolo di madre.

Peggy Olson

È qui che lei suscita i primi sentimenti di disapprovazione. Tutto si potrebbe perdonare a una donna, ma non l’”innaturale” rifiuto verso il proprio figlio. Ma poi ci si dimentica di ciò, e si fa il tifo per Peggy, premiata per una creatività che pian piano inizia a essere notata. La segretaria viene promossa, conquista il ruolo di copywriter, fa carriera. Ben presto diventa braccio destro di un Don Draper, suo mentore e artefice della sua carriera, sempre più fiducioso nelle sue doti creative.

Ora  la signorina Olson suscita ammirazione e stima in chi apprezza la sua crescita e la resilienza con cui una vecchia, timida Peggy si trasforma in una rinnovata donna in carriera.

La sua nuova posizione le dà maggiore consapevolezza di sé e fiducia nelle sue doti. Tuttavia le ricorda anche l’intensa resistenza esercitata, verso donne al loro pari, da uomini, pubblicitari, abituati a far da padroni in un ambiente lavorativo all’epoca dominato da uomini. Peggy non ci sta. Realizza quanto talento, impegno e dedizione ancora non bastino per farsi valere.

Mad Men

Alla fine della quinta stagione abbandona la compagnia di Don Draper per la concorrenza. Qui arriva la condanna degli spettatori. Non basta a suscitare in loro clemenza il pensiero della straordinaria crescita professionale di Peggy. Non basta nemmeno l’ingiustizia subita: non essere ascoltata perché donna. Si pone l’accento sull’ingratitudine della Peggy ormai “arrivata”, che “tradisce” chi l’ha scoperta e sostenuta fin dall’inizio.

Non si pensa a quanto ormai Don Draper fosse incapace di aiutarla a crescere ancora. Ci si arrabbia con lei per la sua presunzione, dimenticandosi che a volte chiudersi nella cieca riconoscenza impedisce di spiccare il volo, e diventare qualcuno lontano da chi ci ha creati. Eppure, ci sarebbe da ammirare la resilienza con cui Peggy attraversa in Mad Men un percorso di crescita emotiva e professionale con una tenacia che non tutti avrebbero avuto.

Peggy affronta il rifiuto, il rischio di uno scandalo, la mancata maternità, la disapprovazione feroce di una famiglia ultracattolica che vede in lei solo una donna irresponsabile.

La sua famiglia condanna la donna in carriera che ha dato in adozione suo figlio, che non si è sposata, che si avvicina alla cultura beat, all’attivismo e a chi lo pratica. C’è un nuovo brio in lei. Il silenzio e la resiliente rigidità di un tempo, hanno lasciato spazio a una nuova forza: la voglia di rischiare. Peggy viene amata e detestata per esser diventata l’unica padrona di una carriera che all’epoca non era per tutte. Viene spesso condannata per non essere pienamente soddisfatta neanche quando sembra avere tutto. Suscita sentimenti disparati e complessi. Tuttavia, quel che resta alla fine, è l’ammirazione per una resilienza emotiva che ha reso una segretaria bruttina e introversa, una donna incredibile. Una donna capace di dire:

No, Grazie, da ora in poi sarò artefice del mio successo, o fallimento. Qualunque sia il risultato, voglio fabbricarlo io!”.

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