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Il film della settimana: The Wrestler

Tutti abbiamo vissuto quella spiacevole situazione raccontata brillantemente da Zerocalcare in Strappare lungo i bordi: chi non è mai stato ore a scorrere i film sulle piatteforme streaming e non trovare niente da vedere pur avendo a disposizione “tutto l’audiovisivo del mondo” e pensando “è possibile che son tutti film de m*rda”? Certo, la roba bella magari l’abbiamo già vista, altra siamo in ritardo e altra ancora la teniamo per il momento giusto – se arriverà. Vogliamo evitare, però, di finire nella fantascienza polacca del ‘900 in lingua originale, andare a letto frustrati con la nostra coscienza sottoforma di Armadillo che ci costringe a interrogarci su noi stessi dicendo: “Dai su, se su ottomila film non te ne va bene manco uno, forse sei te che non vai bene”. Proprio per questo nasce la seguente rubrica settimanale, in onda ogni lunedì e rivolta sia a chi la pellicola in questione non l’ha mai vista, sia a chi l’ha già visionata e vuole saperne di più: infatti, nella prima breve parte vi consigliamo un film; nella seconda invece ve lo recensiamo, analizziamo o ci concentreremo su un aspetto particolare. E questa settimana abbiamo scelto The Wrestler.

PRIMA PARTE: Perché, dunque, vedere The Wrestler? Ecco la risposta senza spoiler

Disponibile su Timvision, Sky e NOW (a noleggio su Apple e Chili), The Wrestler è incentrato su Randy “The Ram” Robinson, lottatore professionista molto famoso negli anni ’80. Venti anni dopo continua a esibirsi nelle palestre dei licei, vivendo solo per l’adrenalina del match e per l’acclamazione del pubblico, dato che da tempo ha interrotto i contatti con la figlia Stephanie e ha distrutto il loro rapporto. Durante un incontro, però, verrà colto da un infarto e il dottore gli intima di smetterla con gli steroidi e di porre fine al suo tempo nel wrestling, o potrebbe rimetterci la vita. Allora, prova a vivere al di fuori di quel mondo e tenta non solo di riallacciare i rapporti con Stephanie ma anche di intessere una relazione stabile con la non più giovanissima spogliarellista Cassidy. Ma riuscirà a resistere al richiamo del ring? Specie se l’incontro previsto è con l’avversario di una vita, ovvero The Ayatollah?

Darren Aronofsky dirige senza fronzoli e con un piglio documentaristico un film il cui obiettivo, chiaro fin da subito, è quello di farci immedesimare con Randy. E lo fa alla grande, riuscendo ad arrivare a picchi di intensità emotiva elevatissimi e non cadendo mai nel patetico o nel morboso. Randy è un personaggio estremamente umano, immerso in un dramma che, nonostante sia collocato in uno specifico contesto, risulta universale, perché tutti noi possiamo essere Randy e aver bisogno di qualcuno che, nella difficoltà, ci tenda una mano e ci aiuti a rialzarci. Lo dimostra anche il suo interprete, quel Mickey Rourke che è passato attraverso lo stesso percorso di fama, caduta e redenzione di Randy, regalandoci una performance genuina, rabbiosa, toccante, stupefacente e guadagnandosi una meritatissima nomination agli Oscar.

Potente, intenso, a tratti crudo, semplicemente autentico, The Wrestler arriva dritto al nostro cuore riflettendo sulla nostra condizione, sulle nostre debolezze, sulle difficoltà che possiamo incontrare sul nostro cammino e su come reagiamo. Un piccolo gioiellino assolutamente da vedere su Sky e NOW, vincitore a Venezia e incentrato su quel commovente e umano Randy che sarà analizzato nella seconda parte del nostro pezzo.

SECONDA PARTE: L’analisi di Randy, l’umanissimo protagonista di The Wrestler (con spoiler)

The Wrestler
Mickey Rourke nel film su Sky e NOW

La prima cosa che viene da domandarsi una volta finito The Wrestler è dove finisce Randy Robinson e inizia Mickey Rourke. Perché poche volte nella storia del cinema personaggio e interprete sono stati così simili, tanto da fondersi in un tutt’uno per creare un’opera quasi autobiografica. Ed è anche per questo che, donando anima e corpo a quest’uomo, riesce a trasmettere con forza e sensibilità le battaglie e i sentimenti di Randy, arrivando dritto al nostro cuore in quella che molti ritengono essere la miglior interpretazione della sua carriera. Infatti, l’attore ebbe un iniziale e immediato successo sia di critica che di pubblico negli anni ’80, per poi cadere nel tunnel dell’oblio, delle dipendenze, degli incontri illegali di boxe e della chirurgia estetica esagerata. Sprecando così un grandissimo talento. Il suo è un volto pieno di cicatrici, eppure pronto a rinascere nuovamente. Proprio come il suo Randy, leggenda del wrestling anni ’80 ormai ridotto a opaco ricordo di un glorioso passato, che combatte in incontri di terza categoria mentre lotta con problemi economici e vive in una squallida roulotte.

Per comprendere chi è davvero Randy “The Ram” Robinson bisogna partire proprio dalla sua ragione di vita: il wrestling.

L’uomo, infatti, presenta caratteristiche – e tragedie – di molti atleti di questa disciplina: citiamo Randy Savage e Hulk Hogan (il cui loro incontro per il titolo mondiale riecheggia in quello tra i giovani Randy e The Ayatollah, se non altro perché avvengono entrambi a inizio aprile 1989); Jake “The Snake” Roberts per l’assunzione di droghe e il rapporto travagliato con la figlia; Shawn Michaels per il ritiro forzato e l’abuso di farmaci; infine, Chris Benoit per quella mossa finale in cui si lancia dalla terza corda, colpendo con la testa l’avversario ma causandosi così diverse commozioni cerebrali che portarono alla tragedia. La ricerca dei dettagli e dell’autenticità di quel mondo non si limita solo a questo, tanto che il lottatore Roddy Piper rimase commosso vedendo The Wrestler perché finalmente poteva vedere la sua storia, quella dei suoi colleghi e la drammatica vita di alcuni di loro narrata come si deve.

Aronofsky comprende appieno quel meccanismo di finzione e verità del wrestling, uno sport-spettacolo non propriamente finto (perché le mosse le fanno e le subiscono sul serio) ma predeterminato, che diviene reale nel momento in cui colpisce l’immaginazione del suo pubblico. In fondo, in un certo senso funziona così anche il cinema. Ecco che, allora, scrive questa lettera di sangue e amore attraverso le mani, il corpo e lo sguardo di Randy, diretto quasi come fosse un veterano di guerra; un uomo che deve mantenere l’immagine da duro, mentre il suo corpo si sta deteriorando e dentro è in balia di una fragilità emotiva totalizzante.

Mickey Rourke nel film su Sky e NOW

Randy ha dedicato la sua intera esistenza al wrestling, mettendo da parte ogni altra cosa, compresi gli affetti, compresa sua figlia. Quella fama che ha guadagnato, però, è andata persa nel tempo, con lui che, per soddisfare il suo narcisismo e il suo desiderio di gloria, continua comunque a esibirsi. Difficile vivere senza l’adrenalina dello show, i brividi del match e l’acclamazione dei fan che, come una musica, lo accompagnano durante i suoi incontri al grido di:

“RAM RAM RAM RAM RAM RAM”

In lui c’è questa pulsione di morte che diviene il tramite con cui ottiene l’adorazione del pubblico. Essa lo porta ad azioni di autolesionismo e ad esaltare la violenza dello spettacolo, perché per piacere ai fan e per far continuare lo show è disposto a ferirsi e a ferire. Solo quello conta. Finché non è costretto al ritiro. Eppure, nella sua testa è ancora quel giovane e forte wrestler che spaccava tutto a suon di rock and roll e che ancora vive sotto i riflettori. Il vuoto che prova dentro di lui è quasi insopportabile, sentendo di aver perso tutto. Tenta di vivere in una realtà che ha rifiutato per tanto tempo, instaurando una relazione con la sua controparte femminile in The Wrestler, ovvero la spogliarellista non più tanto giovane Cassidy, e tentando di riallacciare i rapporti con la figlia. E sembra riuscirci per un po’, regalandoci anche quella struggente e spensierata scena del ballo con Stephanie in una sala vuota, intrisa di un passato condiviso e di una felicità che, nonostante solo lui la ricordi, riesce a unirli per l’ultima volta, in un nuovo requiem for a dream e nel desiderio racchiuso in un pianto inconsolabile di non essere odiati.

Riallacciandoci all’emotivamente intenso (e che, personalmente, non rivedrò mai più) Requiem for a Dream, altra opera di Aronofsky, si vede come quasi tutti i suoi protagonisti affrontino parabole similari. Harry e Marion del già citato film o Nina de Il cigno nero (ma anche Charlie di The Whale) vogliono cambiare, cercando il perdono e quella pace che non pare mai alla loro portata. Che desiderino la perfezione, un rapporto umano, una famiglia o la fama di un talk show, nessuno li raggiungerà. Venendo colpiti da un dramma che non li farà mai più rialzare.

The Wrestler
Mickey Rourke nel film su Sky e NOW

Randy, infatti, è stato sradicato dal suo scoglio e, buttato nel mondo reale, senza più steroidi, calzamaglie, incontri estremi o meches bionde, soccombe a quella vita in cui la stima delle persone non è il risultato di una bella esibizione sul ring, ma va conquistata passo dopo passo. Ma chi è abituato a distruggere tutto ed è incapace di amare altro al di fuori, in questo caso, del wrestling, sarà davvero capace di cambiare? Per Randy, la risposta è putroppo negativa. Il rifiuto di Cassidy lo porta a ubriacarsi, a drogarsi e a dimenticarsi di vedere Stephanie che, stavolta, lo taglia definitivamente dalla sua vita; al lavoro viene riconosciuto da un fan e si sente così umiliato da colpire con un pugno l’affettatrice, ferendosi, spaventando i clienti e venendo licenziato.

Senza più nulla da perdere, allora, torna nell’unico luogo in cui sa di non essere ferito, dato che al mondo al di fuori del wrestling non gli interessa niente di The Ram. Perché è così che lui vuole essere ricordato; perché la sua vita è una lotta, sia fisica che psicologica, sia sul ring che nella vita, e non può rinunciare a quella più importante di tutte e all’avversario più imbattibile di sempre: la morte.

E allora, con The Ayatollah steso in terra, sale su quella terza corda, senza esitazione alcuna in The Wrestler, nonostante la sofferenza.

Il suo cuore batte per l’eccitazione, per la fatica, per l’epicità del momento, che potrebbe essere l’ultimo. Che penserà in quell’istante? Al salto col vento tra i capelli mentre i fan lo acclamano? Alla sensazione di immortalità che dà quel volo? O al dolore che sentirà una volta atterrato, facendo uno sforzo che non doveva fare? Non lo sapremo mai, la dissolvenza in nero ce lo impedisce. Ma prima, Randy guarda la folla in delirio, prende un respiro e salta. Spiccando un volo liberatorio nell’unico possibile epilogo di quella vita vissuta, come dice lui stesso, come una candela che brucia da tutti e due i lati.

Il film della scorsa settimana: …E ora parliamo di Kevin