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La mia Firenze, attraverso i film e le serie tv

Rimango sempre abbagliata dalla tua bellezza, o mia Firenze. Ogni volta che ti vedo, è come fosse la prima volta e quell’emozione si può chiamare solo in un modo: amore. Anche adesso, mentre nella mia camera digito queste parole, riesco a visualizzare così bene quelle vie che tante volte ho percorso, camminando a passo lento per non perdermi nemmeno uno dei tuoi incredibili particolari. Ma oggi facciamo un viaggio diverso, sperando che i lettori vogliano seguirci; così che ti conoscano in maniera inusuale, ovvero attraverso i film e serie tv che hai accolto tra le tue mura. Sebbene non potremo inserirli tutti, per nostro sommo dispiacere.

Immagino l’inizio di questo meraviglioso percorso alla stazione Santa Maria Novella, dove Hannibal Lecter e Bedelia Du Maurier prendono il treno per Parigi al binario 5, mentre Jack Crawford e Rinaldo Pazzi parlano animatamente in un’altra sala. Ma soprattutto, lì ebbe luogo la zingarata più famosa della trilogia di Amici Miei. Sì, abbiamo tutti capito qual è, giusto? È la scena dove quei cinque bischeri schiaffeggiano i passeggeri che si sporgono dai finestrini. Amici Miei… uno dei film più amati dai fiorentini, perché incarna la nostra ironia graffiante e il nostro spirito sempre scherzoso, che non si abbatte di fronte a niente. Basti pensare a Perozzi che, dopo l’alluvione del ’66 rappresentata nel secondo capitolo, non ci pensa un secondo a commentare al “Ma che si fa oggi?” con “Lo sci d’acqua!”.

Perché noi siamo così a Firenze, prendiamo sempre la vita con un sorriso.

Certo che è stata dura vederti in ginocchio, coperta dall’acqua e dal fango, anche se non ho vissuto l’alluvione. Mi si stringe il cuore al solo pensiero, al solo trovare quelle targhe per la città che ricordano una cicatrice mai chiusa, al solo vedere La meglio gioventù. Infatti, nell’affresco che racconta circa quarant’anni di storia italiana, Marco Tullio Giordana rende Nicola uno di quegli “angeli del fango” accorsi da ogni parte del mondo per riportarti al tuo splendore. Mostra come ti sei rialzata, come sia andato tutto bene. E sì, sto chiaramente piangendo. Per te, Firenze; per la commozione di tutta questa solidarietà.

Firenze

Giordana fa tappa anche nella Santo Spirito degli anni 80; la stessa piazza in cui è stato girato il funerale di Perozzi in Amici Miei. Perché la trilogia svela la te autentica, meno turistica. E pagheremmo oro per sederci ancora al Bar Necchi, lì dove Mascetti attuò la prima zingarata! Per non parlare di quando Perozzi fece il girotondo in auto in Santa Croce (ovvero, la piazza del Calcio Storico); proprio quella in cui lo scrittore Stendhal provò quella sensazione di smarrimento e vertigine di fronte a cotanta bellezza in spazi limitati. Sai che questa sindrome, chiamata ovviamente Stendhal, porta anche il tuo nome? Non potrebbe essere diversamente. E non sto a dirti che il thriller psicologico di Dario Argento, con protagonista sua figlia Asia nei panni di una detective in cerca di un killer e intitolato appunto La Sindrome di Stendhal, è ambientato nelle tue vie. Del resto, la poliziotta sviene davanti ai capolavori degli Uffizi; lì al cui esterno Hannibal e Will si ricongiungono in TV.

Ma sto correndo troppo; vedi che mi succede, Firenze, quando parlo di te? Siamo ancora in via de Cerretani, in procinto di arrivare in Piazza Duomo. Ho già il cuore in gola, perché so che stupendo spettacolo mi troverò davanti. Riesco a immaginarmi perfettamente quella tua cupola maestosa, così come fecero Brunelleschi e Cosimo nella serie tv dei Medici. Fu grazie a loro e, soprattutto, a Lorenzo che artisti come Botticelli, Michelangelo e Leonardo prosperarono; che tu, Firenze, diventasti quella che tutti amano. I Medici e Leonardo, attraversandoti in lungo e in largo, ci fanno fare un tuffo nelle tue origini rinascimentali; mentre Da Vinci’s Demons ti colora di esoterismo e magia. 

Ma qualcosa mi riporta al presente. Anzi, non proprio.

Perché muovendosi in Piazza Duomo, sembra di scorgere Berlino e Il Professore che parlano e camminano assieme. Con il primo che, innamoratosi di te, racconta la sua visione del mondo e spiega il piano che la Banda dovrà portare a termine. Così come si sente il suono dei tacchi di Bedelia, sempre più intenso, per poi allontanarsi e recarsi in Piazza della Repubblica, quella con la giostra, e verso la via del Lusso, la Tornabuoni. Ed è proprio passeggiando attorno alla chiesa di Santa Maria del Fiore, in una delle location più romantiche in assoluto, che il Gilbert di John Malkovich corteggia l’Isabel di Nicole Kidman in Ritratto di Signora di Jane Campion. Per chi non lo sapesse, racconta la storia dell’americana Isabel che, dopo aver ricevuto una cospicua eredità, si reca nella Firenze di fine 800.

Ed è sempre quel tuo maestoso scenario che la Lucy di Helena Bohnam Carter vorrebbe ammirare dalla Pensione Bertolini – oggi diventata Hotel degli Orafi – perché, ricordiamocelo, a Firenze:

 “È ben triste che tu debba avere una camera senza vista”.

La veduta che si apre da quella finestra è una delle più incantevoli, di quelle che fanno sognare chiunque e che ci ricorda cos’è la vera bellezza. James Ivory ti guarda con occhi rapiti, romantici, mentre mostra in Camera con Vista ciò che tutto il mondo ci invidia. Lucy visita la Basilica di Santa Croce, ammirando le tombe di Michelangelo, Machiavelli, Rossini, Galileo, Foscolo e il monumento di Dante; sviene in Piazza della Signoria, assistendo a un omicidio e, soccorsa da George, viene portata nella stupenda Loggia dei Lanzi. Piazza della Signoria, gli Uffizi, ma anche il Duomo e altre tue zone sono rappresentate nella cartolina che ti dedica Franco Zeffirelli nel suo Un tè con Mussolini. Raccontando la vita di un gruppo di signore inglesi prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, il regista inserisce tanti suoi ricordi personali, rendendolo toccante, nostalgico, semi-autobiografico.

Una lettera d’amore come quella che sto tentando di scriverti, senza la pretesa di raggiungere tali sublimi livelli.

Quasi dimenticavo: Camera con Vista tocca anche la tua Piazza Santissima Annunziata; quella progettata da Brunelleschi e con lo Spedale degli Innocenti che tante volte è stata attraversata da Elena Greco ne L’amica geniale. Lei si sposa a Palazzo Vecchio; vive nel bellissimo ed elegante Palazzo Budini Gattai; visita il Museo Stibbert con un giardino idilliaco e un versatilissimo patrimonio artistico; passeggia per Orsammichele in centro, passando dalla chiesa delle Arti; va a trovare un amico nell’ufficio affacciato su Santa Croce – che fortuna immensa che ha!

Firenze

Ma, Firenze, non sei solo comicità, storia e romanticismo. Sei anche azione, adrenalina e mistero.

6 Underground mi ha fatto prendere un coccolone, perché vederti distrutta, anche se per finta, è semplicemente terribile. Meglio lasciar stare le macchine e correre, come Robert Langford che in Inferno deve risolvere un mistero legato alla Divina Commedia. Il film sarà quel che sarà, ma quanto è eccitante vederti sul grande schermo! Robert e Sienna, nella loro corsa, passano per i tuoi spettacolari giardini di Boboli (immortalati anche ne Il giovane favoloso, assieme alla Biblioteca Nazionale, Pitti e i Lungarni). Si nascondono nella Grotta del Buontalenti, emblema del manierismo che ha ispirato i giardini delle corti europee per secoli. Arrivano poi a Palazzo Pitti, passando per il Corridoio Vasariano – lo stesso usato dai protagonisti del capolavoro di Rossellini Paisà, in una corsa disperata per sfuggire dai tedeschi. Sarà proprio un dipinto del Vasari nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a svelare una chiave del mistero in Inferno.

Ma ti ricordi, poi, quando ospitasti uno dei grandi registi italiani, oserei dire il più grande? Già, perché proprio vicino a Pitti, c’è quel Teatro Goldoni in cui Alberto Sordi recita il suo spettacolo di varietà ne I vitelloni di Fellini. La storia incontra altra storia, chi brividi!

Ma sto divagando: torniamo a Inferno, che si concede una visita anche al Battistero in Piazza Duomo. Robert, poi, all’inizio, si sveglia in un appartamento presso Ponte Vecchio. Sì, sono già lì, ma quanta strada abbiamo fatto? Abbiamo ormai passato la Loggia del Mercato Nuovo con la Fontana del Porcellino, che compare nel film di Hannibal, assieme a numerosissime altre location già nomiate, tranne il Palazzo Capponi, curato proprio dal serial killer cannibale. Lì sei oscura, tenebrosa, avvolta da fumi minacciosi e forse non ti viene resa giustizia a dovere; ma la tua bellezza e la tua cultura riesce sempre a emergere. Sei una spettatrice silenziosa, un diverso aspetto della crudeltà di Hannibal; d’altronde lo stesso Harris inserisce tra le sue pagine quel mostro che ti ha terrorizzata tra il 1968 e il 1986.

Ed è sempre magico camminare su questo romanticissimo ponte, che compare di sfuggita nell’opera prima di Massimo Troisi, Ricomincio da tre. Come uno splendido miraggio. Quasi mi incanto nel guardarlo, mentre raggiungo San Niccolò, passando per i Lungarni, ascoltando il tuo suono. Ma quanti film li hanno scelti come location? Tantissimi, ne sono rimasta davvero sorpresa: Amici Miei; Le ragazze di San Frediano, ovvero la trasposizione di un romanzo simbolo della fiorentinità autentica, sia sul piccolo che sul grande schermo; lo struggente Incompreso di Comencini; Camera con Vista. E lo aspettavamo tutti, perché non posso non menzionare Leonardo Pieraccioni, dato che nelle sue pellicole non sei lo sfondo, ma la protagonista. Soprattutto nei Laureati; indimenticabile è la scena della fuga dal ristorante nei pressi di Lungarno Corsini. E che dire della camminata di Levante e Caterina nel Ciclone, che tocca vari punti, tra cui, appunto, i Lungarni.

Ed è sempre nel quartiere San Niccolò che Elena, Pietro, le bambine e Nino Sarratore pranzano allegramente ne L’amica geniale, cercando poi di sfuggire alla tua estrema calura estiva a pochi passi dalla medievale Porta San Miniato. E sarà poco distante, in Via di Belvedere da cui si intravedono le tue mura, Firenze, che Nino porterà Elena un giorno.

Eccomi arrivata in cima, dopo aver salito i gradini che portano a Piazzale Michelangelo. E la fatica ne vale tutta, perché lo spettacolo è mozzafiato. Non si può spiegare a parole e, di nuovo, mi commuovo solo a pensarci. Lì arrivano anche Berlino e il Professore; pure Jack Crawford, dopo aver incontrato Will al suggestivo Palazzo Medici Riccardi e aver gettato le ceneri di sua moglie nell’Arno da Ponte Santa Trinita, così che tu, Firenze, possa costudirla per sempre; lì dove sorge, a pochi passi, la bellissima chiesa di San Miniato a Monte, importantissima nel film Obsession – Complesso di colpa di De Palma, che si rifà a Vertigo di Hitchock. Ma è il momento di fermarsi un attimo e ammirare tutti quei luoghi che abbiamo visto dal basso. E ne scorgo un altro, permettetemi questa digressione da tifosa quale sono: è quel Franchi che ha ospitato campioni come Batistuta e Baggio. Ma perché gli sto nominando? Beh, ci sono dei film dedicati proprio a loro.

E se mi giro dall’altro lato, si vede il tanto amato caffè sulle rive dell’Arno – che non è sul fiume ovviamente – in cui Alfred ogni anno si sedeva e ordinava un Fernet Branca; lo stesso in cui nota il suo amato Bruce Wayne, felice e libero in compagnia di Selina Kayle, ne Il Cavaliere Oscuro – il ritorno.

La vista, però, è decisamente migliore davanti. E mentre la mia mente è fissa a te, è il momento di salutare e ringraziare chi ci ha seguito in questo insolito ma emozionante viaggio, sperando che sia piaciuto tanto quanto a me.